LOVE IS THE ANSWER - ff Clex da PG a NC-17, La vera storia di Smallville con avventura e amore in chiave Clex.

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Lexangy
view post Posted on 1/8/2009, 19:41




Sicuramente, a questo punto, sapete tutti che io nasco come Clexer, nel panorama delle coppie smallvilliane. :ihih:
Sono anche Clois e Lexana, perchè nella realtà sono quelle che mi piacciono di più, ma ho sempre creduto che l'ossessione di Lex per Clark, nascesse dall'enorme vuoto e bisogno di amore che il miliardario porta dentro di sè, e che a mio avviso, solo Clark potrebbe colmare, perchè in grado di amarlo come nessuno potrebbe. :sisi:

Questa fanfiction è la versione originale e non censurata di Giallo, Rosso e Blu.
Quando la scrissi non potevo postarla su SV italia con le scene esplicite che intendevo realizzare, così le eliminai e in versione PG fu un successo su quel forum, calcolando che aveva tantissime visite e molti commenti, anche da parti vi vari ragazzi.
Ora ho deciso di metterla sul mio forum nella forma che amo di più, cioè NC-17, e anche senza spoiler di protezione, xkè è una storia molto romantica, e le vere scene "hard" sono solo 2.

Il nuovo titolo che ho scelto rispecchia la filosofia della fiction.

La storia è anche molto divertente, oltre che tenera, perchè c'è molta azione, e l'entrata in scena di altri supereroi.

E' spoiler fino alla 7a stagione. Prende avvio dalla 5a puntata della 7a serie, e rivisita in chiave Clex tutto il telefilm di SV.
Ma la cosa bella è quello che succede dopo!! provare per credere. :ahah:

Sò che molto probabilmente non la leggerà nessuno, ma dopo averla postata su Smallville Italia, su Michael Rosenbaum Italia e Clana's Dream, non poteva mancare sul mio forum!! E' la cosa più bella che ho scritto!! :D

Un grazie anticipato a chi forse la leggerà anche qui...anche se non lascierà commenti!!
(su SV italia la lessero anche 4 uomini, e questo fu il complimento più bello!)


UN GRAZIE GIGANTE A TUTTI QUELLI CHE MI HANNO AIUTATO, IN PARTICOLARE GREG E CHIARA.

scusate, non posso dimenticare i miei amici gay : Antonio ed Alessandro, che si amano nella vita come qui Clark e Lex, e Marcel. Loro sono stati i primi lettori e promotori di questa fanfic...sxo vi piaccia come è piaciuta a loro!


TITOLO: LOVE IS THE ANSWER

AUTRICE: Lexangy

COPPIA: CLex (Clark + Lex), altri personaggi: Bruce Wayne, Kara Kent, Chloe Sullivan.

SPOILER : FINO ALLA 5a PUNTATA "ACTION" DELLA 7a STAGIONE.

PUBBLICO: Da PG a NC-17. I capitoli 6 e 18 sono NC-17, in alcuni altri ci sono linguaggio e situazioni R.

SOMMARIO: Lex e Clark si innamorano piano piano e vivono una relazione segreta. Ma lo sprofondare di Lex verso la sua parte oscura li porta ad allontanarsi, finchè, salvato da Kara, Lex capisce che gli è stata offerta una nuova possibilità e comprende che l'unica cosa che conta nella sua vita è Clark.
Decide così di riconquistarlo, e metterà a repentaglio anche la sua vita, nel tentantivo di salvare proprio Kara, insieme a Clark e Bruce Wayne, aka Batman.

DISCLAIMER: I personaggi di Clark e Lex non sono di mia proprietà, purtroppo. Se lo fossero, produrrei un telefilm intitolato "Clexville", in cui loro due si amano felici e vivono l'uno per l'altro.
^_^




Prologo


Lex era disteso sul divano in pelle della sua biblioteca, in quella casa così fredda, che ora neanche più la presenza di Lana rendeva vivibile.
Solo, abbandonato, sconfitto. Giaceva quasi senza peso, con gli occhi chiusi.
La sua mente ripercorreva tutti i fatti della sua vita, mostrandogli chiaro e tondo quello che ormai aveva compreso da un po’.
C’era un’unica cosa che era rimasta costante nella sua vita. Un unico sentimento, un’unica ossessione.
Si sentiva l’essere più solo del mondo.
E c’era un’unica soluzione al suo dolore. Una soluzione che lui stesso aveva contribuito a lasciarsi scappare.
Non riusciva a darsi pace e i suoi pensieri lo assalivano ripetendogli sempre le stesse cose.

Basta. Basta, Lex.
Avveleni e distruggi ogni cosa che tocchi.
La tua vita non ha più senso.
Hai passato l’ultimo anno e mezzo a cercare di dimenticarlo… annientarlo… capire cosa ti nasconde da sempre…e cosa hai ottenuto?
E’ sempre peggio. Lo ami ancora di più.
Cosa credevi di fare, rubandogli la donna?… sei stato solo capace di avvelenare anche lei e farla soffrire.
Proprio lei, Lana. L’unico essere che ami oltre te stesso.

Già. Con tutto me stesso. Eppure non l'ho mai amata PIU’ di me stesso…
Devi arrenderti, Lex. Ha vinto lui. Vince sempre lui. E tu, devi piegarti…


La fronte sudata, la vestaglia di seta viola aperta e stropicciata, il braccio destro abbandonato all’infuori nel vuoto, la testa reclinata di lato, la guancia sinistra bagnata.
Aprì gli occhi, ma non riusciva a vedere bene, perché le lacrime glielo impedivano, sentiva solo sul suo petto il peso del quarto bicchiere di cognac che teneva con l’altra mano…un peso che si sommava a quello che portava più in profondità. Sempre nel suo petto.

La verità era questa. Aveva cercato di sommergere dentro di sé quei sentimenti, ma non ci era potuto riuscire. Li portava dentro da più di 6 anni ormai, e Clark continuava ad essere l’ossessione della sua vita.
Clark.
Ora lo sapeva. Ora sapeva che non era solo ossessione…era l’Amore.

Ora che aveva di nuovo visto la morte in faccia così da vicino, in un modo così simile a quello in cui la vide per la prima volta su quel ponte anni prima.

La diga era esplosa, e lui era sprofondato senza scampo…gli ultimi attimi prima di credere di morire spesi a ripercorrere la sua vita, con lo squarciante dolore di sapere che forse Lana era morta, sicuramente per colpa sua.
E il trapanante tormento di sapere che non avrebbe più potuto rivedere Clark, né dirgli quanto lo amasse in realtà.
Poi una luce, una donna bellissima era apparsa sott’acqua, come un angelo, e l’aveva tratto in salvo, a riva, e…forse aveva sognato, ma quella donna aveva volato…era scomparsa in un attimo e librandosi in cielo.
Solo dopo, l’aveva ritrovata, e scoperto che era sua cugina.
La cugina di Clark, l’amore della sua vita.

Finì di bere il drink, provò ad alzarsi dal divano…la testa girava, ma era quello che voleva…stordirsi, non pensare, dormire.
L’indomani doveva prendere delle decisioni troppo importanti, aveva bisogno di riposare, e non sapeva se ce l’avesse fatta, ora che lo aveva rivisto, che avevano riparlato, che per un attimo lo aveva sentito meno lontano.

Lasciò la biblioteca poco fermo sulle gambe, salendo le scale aggrappato al corrimano per non cadere.
Guardò nella stanza col letto a baldacchino, dove aveva dormito e fatto l’amore con Lana negli ultimi mesi, la donna più bella e migliore che avesse mai conosciuto…del resto non poteva essere altrimenti, se Clark l’amava.
Dolcissimi ricordi lo assalirono, rivide i suoi occhi quando lei gli disse del bambino…il bambino…-che mostro sei Lex?-pensò di se stesso, poi risentì la sua risata cristallina, il suo profumo, le sue mani sulla sua schiena…se ne era andata e non l’avrebbe mai più avuta, stava quasi impazzendo, e sarebbe successo, se le sue spie non l’avessero ritrovata a Shangai.
Nei brevi attimi in cui avevano parlato, aveva capito che tutto era perduto, che lei provava schifo per lui e che non avrebbe mai potuto dargli ancora quell’amore puro che lo aveva fatto innamorare..…era difficile vivere senza di lei…ma del resto, aveva ormai capito che era però impossibile vivere senza di LUI.

E tuttavia continuò lungo il corridoio…non dormiva ormai più in quella camera, una delle decine del suo castello, ma aveva ripreso a dormire nella sua vecchia stanza, quella con il letto enorme a 2 piazze e mezzo, fatto arrivare dalla Svezia…quella dove aveva amato Clark tante volte e dove tante volte Clark aveva amato lui.
Si lanciò contro il materasso, raggomitolandosi subito su se stesso e urlando forte il nome dell’unico essere che amava davvero sulla terra.

Quei giorni erano stati confusi e veloci.
Lana era riapparsa, piena di odio verso di lui…ma come biasimarla?
La verità era che se lei fosse morta Clark non glielo avrebbe mai perdonato e non ci sarebbero state MAI più speranze. Se lei fosse morta davvero, questo avrebbe causato a Clark una sofferenza enorme, e questo era ancora più insopportabile per lui…

Lex era stato contentissimo di sapere che fosse viva e non gli importava aver appreso dei soldi che lei gli aveva sottratto scappando. Si era dimostrata astuta e brillante, esattamente come lui le aveva insegnato ad essere, un po’ perché la amava, e non aveva avuto paura a mostrarle una bella fetta del suo lato oscuro. Ma c’era qualcosa dentro di lui che sapeva che quello non era l’unico motivo.

Renderla più simile a lui l’avrebbe anche resa meno attraente agli occhi di Clark, e forse pensare che anche un essere perfetto come Lana avesse dei lati oscuri, avrebbe permesso a Clark di scusare maggiormente i suoi, ricordando che forse quello che aveva più bisogno di amore per camminare sulla retta via, non era Lana, ma Lex stesso. Lex aveva ancora disperatamente bisogno di amore.
Quello che suo padre non gli aveva mai dato, quello che sua madre non aveva potuto, quello che Lana aveva provato a dargli, ma che non bastava per cancellare quello per Clark.
Lana non capiva quanto vicini invece potessero essere loro due. Entrambi perdutamente innamorati dello stesso uomo e che entrambi non potevano avere. Entrambi avevano provato a trovare l’uno nell’altro un sostituto di Clark, ma non era possibile.
E Clark alla fine aveva scelto lei, una cosa che a Lex non poteva proprio andare giù.
Solo Dio sapeva quanto Lex amasse Lana…
Anche se c’erano stati dei momenti, in cui il pensiero di aver fatto questo dispetto a Clark, avergliela portata via, gli annebbiava il cervello con sottile piacere.
Ma si era innamorato lentamente di lei da quando ne era innamorato Clark, come di riflesso, perché tutto ciò che Clark amava o apprezzava, alla fine piaceva anche a lui, come se questo li rendesse più uniti.
E Lana era meravigliosa. Non aveva colpa se Clark l’aveva preferita a lui.
Così Lex, non potendo avere Clark, decise che avrebbe avuto lei.
Probabilmente perché Clark non doveva essere di nessun altro se non suo, sicuramente perché si era innamorato di Lana quasi quanto di Cark.

In quei giorni Lex stava provando a carpire informazioni su Kara Kent. La cugina del suo vecchio amico misteriosamente apparsa, e incredibilmente somigliante alla donna che aveva visto al fiume.
Lex non poteva credere che un altro membro della famiglia Kent lo avesse salvato da una morte sommersa; questa non poteva essere una coincidenza e ora tutto tornava nella sua mente.
Zod, i mutanti da meteoriti, il fantasma che aveva preso il corpo di Clark…ed ora Kara…tutto nella sua testa girava, un po’ per l’alcool, un po’ perché sembrava mettersi a posto da solo.

Aveva trovato quella ragazza, e le aveva fatto capire come le sue intenzioni fossero pacifiche.
Tutto quello che aveva voluto nella sua vita era che Clark si fidasse di lui. Come poteva avergli detto sempre di amarlo sopra ogni cosa e poi non raccontargli tutta la verità? Questa fatto lo aveva sempre ferito e col tempo era diventato un tarlo che si insinuava tra di loro, finchè gli unici momenti in cui non ci pensava era quando facevano l’amore.
Ma ormai quei tempi erano lontani, e l’ultima volta che aveva amato fisicamente Clark era stato dopo che lui l’aveva salvato (come tutte le volte che sempre lo salvava) dal doppione che era uscito dal suo corpo col nome di Alexander e che lo aveva rinchiuso con una maschera in faccia.

Ricordava la disperata dolcezza di Clark nel fare l’amore: il suo sguardo non abbandonava mai quello di Lex, mentre spingeva lentamente dentro di lui e gli sussurrava di non sapere cosa mai avesse fatto, se Alexander lo avesse ucciso.
Lex in quei momenti si sentiva amato e protetto, come mai nessuno lo aveva fatto sentire. Ma era sempre così con Clark, e SOLO con lui.
Ricordava, come se fosse ieri, che alla fine si erano abbracciati stretti stretti, guardandosi negli occhi senza parlare per molti minuti, gli occhi di Clark velati solo un poco dalle lacrime, mentre i suoi persi erano nel pensiero di cosa sarebbe stata la sua vita senza quell’uomo, prima suo amico, poi suo batticuore, poi suo amante. Alla fine si erano addormentati, Lex respirando sul collo di Clark, Clark con le braccia intorno alla schiena di Lex.

Poi piano, piano era cominciata la discesa verso il loro allontanamento.

Quando aveva incontrato Kara, Lex le aveva detto che poteva fidarsi, che il suo segreto sarebbe stato al sicuro con lui, che l’avrebbe protetta, così come avrebbe protetto qualcuno a lui molto caro a suo tempo. Se glielo avesse permesso. Clark non si era fidato.
La cosa che lo uccideva è che Clark lo avesse detto a quel Pete Ross, e sicuramente anche Chloe conosceva il suo segreto, ormai lo aveva capito.
Era per questo che aveva cominciato ad odiarla fino a fare degli esperimenti su di lei? Forse anche Lana ormai sapeva la verità, anzi sicuramente.
Tutti. Tutti, tranne lui, pensava.
Bhè, del resto, visto che Zod lo aveva scelto per riprodursi e visto quello che aveva fatto negli ultimi tempi, poteva dargli torto?
Probabilmente, proprio perché Clark conosceva così bene la sua anima, aveva capito di non potersi fidare al 100%.

“Ormai mi odia… Mi odierà per sempre per quello che ho fatto. A lui, a Lana, a Chloe…mi detesta e stava per uccidermi alla diga, lo so. Forse avrebbe fatto meglio a farlo. Non voglio più vivere così…Niente ha più senso ormai.”

Pensò subito alla pistola che teneva nel cassetto del comodino…serviva per difenderlo da qualche potenziale pericolo. Ma non c’era pericolo più grande per il mondo che lui stesso…forse poteva farla finita presto…niente più dolore, niente più disastri, niente più pazzie.

Aprì il cassetto…afferrò l’arma… ma nel tirarla via un pezzo di carta ripiegato in due cadde in terra. Lo riconobbe subito, e una morsa di spilli gli strinse il cuore.
Era il biglietto che Clark gli aveva scritto il giorno del suo matrimonio con Desireè Atkins.
Era la prima volta che Clark gli aveva rivelato i suoi sentimenti così apertamente, sebbene si fossero già dichiarati amore reciproco l’anno prima. Ma quella donna lo aveva completamente soggiogato e Clark lo aveva capito prima di tutti, perché sapeva che Lex non poteva sposare una donna che conosceva da così poco, quando in realtà era innamorato di lui.
Lo aprì con una fitta al petto e lesse.

“So che credi di desiderare questa donna vicino a te per la vita, Lex, e io ti auguro tutto il bene, ma devi sempre ricordare che l’unica persona che ti sarà sempre davvero vicino sarò io. Perché io ti amo, e ti amerò in silenzio, accanto a te, dietro di te, nell’ombra, ma sempre più di ogni altro.
Sarai sempre e solo tu, Lex, l’unico punto fermo della mia vita. Clark.”


Lui ci aveva creduto. Le lacrime scesero calde dai suoi occhi. La bocca distorta in una smorfia di dolore e la mano incapace di tenere il peso della pistola che cadde a terra.
La guardò attraverso il pianto…era un segno. Clark gli stava in qualche modo dicendo di non farlo, lo stava salvando ancora una volta.
Doveva ascoltarlo.
Poi i fumi dell’alcool svanirono per alcuni istanti e ricordò altri fatti degli ultimi giorni.

Quando quel dottor Knox aveva cercato di ucciderlo, Clark lo aveva salvato di nuovo, lo aveva portato subito all’ospedale. Gli aveva detto che gli era costato molto salvarlo e dover uccidere qualcuno per fare questo, ma lo aveva comunque fatto, e Clark non faceva mai davvero male a nessuno. Forse c’era una microscopica speranza su cui lavorare.
Gli sguardi che si erano scambiati…Lex aveva cercato di trasmettergli più che poteva, nonostante il dolore alla fronte per la botta presa. Clark lo aveva guardato in modo imprecisato, non era più capace di vedere quello che vedeva in lui una volta, ma non stava godendo per la sua sofferenza. Questo era già qualcosa.

Avevano addirittura semi-collaborato insieme per scovare quel pazzo dell’immortale, prima che potesse fare del male ad altri. Clark era così angosciato nel rintracciarlo, sapeva chi avesse nelle sue mire, Chloe, la sua migliore amica. Fatto sta, che avevano ragionato insieme, solo per pochi minuti, ma Lex aveva sentito la tensione cadere un pochettino.
Il suo cuore stava rimbalzando nel suo petto così forte per l’emozione, che aveva paura che Clark potesse vedere tremare la sua camicia.

E poi, la fitta più grande di felicità.
Clark si era recato da lui per avere informazioni sulla storia di Warrior Angel, perché c’era un folle che aveva deciso di fare giustizia alla continuity del fumetto a modo suo. E Clark si era fidato! Sì, gli aveva chiesto una specie di “consulenza”.
Ora, non si chiede una cosa del genere ad una persona che ti fa totalmente schifo, che non stimi per nulla.
La speranza aveva accesso una nuova piccola lucina dentro di lui.

Lex gli aveva lanciato altri messaggi subliminali, dicendogli che quando si è decisi a salvare il mondo, si è anche destinati a rimanere soli…quello che voleva dirgli era che forse doveva anche pensare a salvare un po’ se stesso, e che se gli avesse rivelato il suo segreto non sarebbe stato più solo.
Ormai era solo questione di tempo. Dentro di sé aveva già delle risposte, si era fatto un’idea del segreto di Clark, voleva solo delle conferme. Come quelle che aveva chiesto a quel fan pazzoide di Warrior Angel che era finito a Belle Reve. Eppure sembrava che anche quel tipo volesse proteggere Clark da lui….Perchè? Perché nessuno capiva che se avesse saputo una cosa così grande, questo lo avrebbe trasformato in meglio? Che sentirsi importante e amato da poter sapere una cosa del genere lo avrebbe reso un uomo migliore?

Ma ormai aveva deciso.
L’indomani avrebbe parlato con Clark. Gli avrebbe spiegato ogni cosa, si sarebbe messo a nudo, totalmente, come non aveva mai fatto, e gli avrebbe anche parlato del rapimento di Kara.

Forse Clark sarebbe stato scettico sui suoi sentimenti e sulle sue intenzioni, ma non poteva ignorare quello che stava accadendo

Lex si tolse la vestaglia, indossava solo i pantaloni di un vecchio pigiama grigio in cotone felpato che gli aveva regalato Clark. Tirò via le coperte con calma nella semi-oscurità delle sue finestre del 16° secolo, e si infilò nel letto enorme.
La testa girava ancora, ma c’era una soffusa dolce malinconia che lo aveva agguantato dopo aver letto quel biglietto di quasi 6 anni prima. Cercò di non pensare e di addormentarsi. Gli occhi azzurri continuavano ad essere umidi. Il petto continuava a far male per i respiri convulsi. Ma senza neanche rendersene conto, si addormentò. Finalmente.


1. Nemesi

Clark si sentiva davvero bene.
Una cugina di cui non sospettava neanche l’esistenza era apparsa dal nulla, e gli aveva portato alcune notizie del suo mondo originario, la sua casa, sua madre, suo padre.
Era testarda e i battibecchi tra loro erano frequenti, ma sentiva già di volerle bene. Per la prima volta aveva vicino a sé una persona che poteva capire i suoi problemi, che sapesse fare quello che sapeva fare lui, con cui non sentirsi l’unico figlio di una civiltà perduta per sempre…un orfano interplanetario senza più origini.
Era successo già con Raya, l’assistente di suo padre imprigionata nella zona fantasma. Ma era durato troppo poco ed ora, anzi, questa ragazza aveva bisogno del suo supporto e della sua esperienza per fare la mano a questa nuova realtà.

Poi c’era Lana.
Lana era la donna che amava da sempre, e anche con lei, non si spiegava ancora perché, non era stato capace di aprirsi per tutti quegli anni. Si sentiva così sciocco. Lei era tornata da lui e non riusciva davvero a capire come avesse fatto a pensare che lei non lo avrebbe capito.
Come aveva fatto a pensare che LE PERSONE che lo amavano non avessero potuto capirlo?

Chloe lo amava, lo aveva amato nei due modi in cui si può amare una persona, e lo aveva capito. Pete lo aveva capito…perché Lana non avrebbe dovuto? O LEX.

C’era qualcosa che gli sfuggiva…ripensò a quando erano rimasti imprigionati sotto quelle condotte, pochi mesi prima, quando Lex stava ultimando il progetto Ares.



Quando Lionel gli aveva detto di cercare di salvare suo figlio, Clark si era sentito combattuto tra la soddisfazione che Lex avesse quel che meritava e il terrore di non rivederlo mai più.
Quando furono da soli lì sotto, i loro sguardi sottintendevano tante cose, troppe tutte insieme e troppe da riordinare.
Lex, come sempre era stato tra loro due, era quello più lucido nei momenti drammatici e pensò subito a come poter uscire da quella situazione. Poi parlarono di come Lex avesse quasi bisogno di credere che Clark non fosse umano, anche se in quel momento lo stava vedendo sanguinare. Lex forse gli stava dicendo che avrebbe voluto solo più fiducia e che forse si era costruito un’ossessione per distogliersi dal dolore di non fare parte del segreto di Clark Kent.
Ma Clark ormai non si fidava più davvero. Non fece parola del suo segreto, ma disse che comunque le cose non sarebbero state diverse, perchè Lex non era mai soddisfatto, non si accontentava mai e voleva sempre di più. In ogni cosa. In quel momento, dalla conoscenza di persone con abilità, e ancora prima dal loro amore, che rendeva troppo totalitario, quasi soffocante, distorto dal suo egoismo di volere Clark solo per sé.
“Non esiste grigio per te, vero Clark? O bianco o nero…” disse Lex. “ Ma hai cercato di vedere la mia umanità, prima di dire che non ce l’ho?”
Clark pensò ai baci e ai momenti che avevano avuto. E a tutto il male che aveva fatto poi Lex.
“Si, ho provato a crederci, e guarda dove siamo..” il rimpianto lo stava assalendo.
Vedendosi lì sotto, con Clark ferito, Lex pensò che quella poteva essere la loro fine. Una fine uniti, anche se nel dolore.
Ma poi Clark cominciò ad inveire su di lui, dicendogli che Lana non lo amava, che Lex non si fidava di lei, quasi godendo nel tormentarlo, e cercando in qualche modo di fare dei paralleli con la storia di loro due.
Lex si sentì di nuovo ferito; perché Clark voleva dimostrargli che anche Lana lo stava abbandonando come aveva già fatto lui?
Lo riteneva ormai davvero così immeritevole di essere amato?
Ma Clark era convinto che fosse stato Lex a forzarla per farsi sposare. Né lui né Lex sapevano del piano di Lionel.
E per un momento, ignaro di ciò, Lex si illuse che forse Lana aveva davvero scelto lui alla fine. Si illuse di aver vinto almeno una volta sul suo bellissimo amico, e di avere ora l’amore che Clark non voleva più dargli, proprio dalla persona che invece Clark amava adesso. Che ironia!
Poi Lex disse di come aveva sofferto il giorno del matrimonio, sperando che l’amore della sua vita non lo avesse abbandonato all’altare, ma chiaramente facendo riferimento a come lo aveva abbandonato Clark.
Clark lo guardò. Sapeva che era bravo a recitare, ma non era del tutto sicuro che lo stesse facendo.
“Siamo mai stati davvero amici Lex?” gli chiese.
“Non lo so, non posso fare il confronto con nessuno...tu sei stato l’unico amico che ho avuto.” Lex rispose sincero.
Nessuno dei due riusciva ad usare un’altra parola per definire la loro relazione, ora che erano più che mai distanti da quello che erano stati l’uno per l’altro.
Ma quel giorno tremendo andarono avanti insieme, salvandosi a vicenda. Forse spinti solo dal comune senso del dovere, anche se Lex non ne possedeva più uno, o forse spinti dal desiderio di salvare una persona da una tragedia, anche se Clark sapeva che quella tragedia era stata generata proprio da colui che stava salvando. O forse chissà perché.



Quel giorno gli era sembrato di rivedere negli occhi di Lex qualcosa di quello che avevano condiviso. Tanto da domandarsi se forse Lex non sarebbe stato un uomo diverso, se lui gli avesse rivelato il suo segreto. In quell’occasione Lex avrebbe potuto ucciderlo e far sembrare tutto colpa dell’esplosione…in fondo era quello che voleva, no? Eliminarlo dalla terra, in modo da poter avere Lana tutta per sé. Ma non lo fece. Anzi, Clark aveva sentito il corpo di Lex fremere in uno strano modo, mentre lo tirava su per aiutarlo a camminare. Ma non poteva essere. Erano successe così tante cose…l’amore che Lex aveva per lui era diventato un’ossessione malata, una proiezione del suo egoismo, dal momento che la tempra dei Luthor aveva ufficialmente preso possesso di lui.
Adesso Clark sapeva che Lex provava solo odio per lui.
Cosa lo aveva ridotto così? Era davvero forse stato lui la causa scatenante? Lana era incappata in quella tortura forse a causa sua?
Ricacciò profondamente indietro nella sua mente QUEL pensiero….ormai era troppo tardi, non si poteva tornare indietro, a loro due come erano da ragazzi…forse aveva agito bene in quel caso a non dire niente, o forse la verità avrebbe fatto la differenza…non poteva saperlo, non lo avrebbe saputo mai.

Cercò di non colpevolizzarsi e tornò coi pensieri a Lana.
Averla vicina, amarla, sapere che niente li avrebbe più separati lo faceva sentire come se fosse capace di volare! Come sapeva fare Kara! Oh, quanto avrebbe desiderato poterlo fare e portare Lana con lui nel cielo, stretti ed emozionati, a guardare il mondo dall’alto della finestra dell’amore.
Avevano sofferto troppo, quante volte l’aveva allontanata, finchè aveva rischiato di perderla per sempre, perché con quella carogna di Lex, la vita della ragazza era precipitata in un baratro.

LEX. Lex, Lex, Lex……perchè quell’uomo doveva sempre risucchiare tutto e tutti nella sua sfera?
Perché nessuno riusciva a resistergli, anche quando rappresentava il male?

Tutto quello che aveva sempre desiderato era in quella fattoria con Lana : una vita semplice, come quella dei suoi genitori, una casa piena d’amore e la possibilità di aiutare gli altri, magari anche seguendo Oliver Queen e l’altra banda di matti amici in qualche rischiosa avventura, ma sapendo di tornare a casa e poter amare qualcuno che stava lì solo per lui.
Lui voleva questo. Una vita piena di amore da dare e ricevere.
Chi non vuole davvero questo?
Tutti. Pensò. Tutti. Anche Lex. No. Lui voleva solo l’annientamento di chi non la pensasse come lui. Lui non era più capace di amare. Non più.

Eppure, nonostante Lana fosse lì con lui, contenta ed innamorata, lui a volte la sentiva lontana.
Era tornata da poco, ed aveva passato delle situazioni dolorose e pazzesche, probabilmente l’avevano segnata troppo in profondità. Forse le serviva solo del tempo per guarire da quello che gli aveva fatto Lex. Per guarire da lui. Perché da lui bisognava guarire. Clark lo sapeva bene.
Ma se quegli avvenimenti l’avessero cambiata troppo? E per sempre? A Clark non interessava, lui sarebbe sempre stato lì per lei.

Passarono alcuni giorni. Clark aveva dato l’autorizzazione ad una produzione cinematografica di girare nella sua fattoria alcune esterne. Cercavano un posto adatto dove poter pagare anche meno tasse governative, Smallville sembrava l’ideale e quando aveva saputo che il film era su Warrior Angel, Clark si era subito candidato. Ma alla fine aveva dovuto sventare un tentato omicidio organizzato da un fan folle che lavorava all’interno della crew.
In quell’occasione aveva rivisto Lex. E per la prima volta non aveva tagliato la tensione con il coltello. Era stato sereno nell’affrontarlo. Quasi sollevato.
Ormai non poteva fare più del male a Lana. Non l’aveva più rivista da quel giorno alla diga. Così le aveva detto lei e lui non aveva nessuna intenzione di parlare della sua Lana con Lex.
Il miliardario gli aveva però fatto un discorso molto strano, ma profondo. Parlava di come gli eroi si ritrovino ad essere soli. Come nel fumetto di Warrior Angel.
Quell’incontro lo lasciò un po’ turbato, ma quando capì che Lana stava rischiando la vita a causa di quel folle che aveva anche scoperto la sua vera identità, Clark era corso. Aveva salvato la sua donna da una morte certa e aveva ringraziato Dio che lei fosse ancora lì vicino a lui sana e salva.

Adesso aveva un nuovo piccolo problema.
Aveva discusso con Kara a causa di Martian Manhunter e lei si era infuriata scappando via, e non dicendo a nessuno dove andasse.
Clark non sapeva neanche da che parte cercarla, Kara poteva volare e poteva essere arrivata ovunque. Sapeva che non era una dolce fanciulla indifesa, e che pochi sarebbero stati i pericoli per lei, in giro. Ma ormai era una settimana che mancava, e cominciava a preoccuparsi, poiché sapeva anche quanto fosse impulsiva….era appena entrata nella sua vita : doveva assolutamente ritrovarla.





2. La verità

Il telefono squillò.
Clark prese la cornetta. “Casa Kent, chi parla?”
“Clark, sono io.”
Il viscoso sangue kryptoniano si ghiacciò.
“Clark, mi senti?....non riattaccare…per favore.”
“Che vuoi? Come ti salta in mente di chiamare qui?...poteva rispondere Lana.” Clark non sapeva identificare la sensazione che gli stava gonfiando la gola. Quanto tempo, dalle ultime volte che aveva sentito la voce di Lex nella cornetta di casa sua.
“Non avrei mai risposto se fosse stata lei. Voglio parlare con te. Non con lei. Con lei ho già parlato e mi ha fatto chiaramente capire cosa pensa di me.”
Clark allargò le narici.
“Primo, tu non puoi proprio permetterti di usare con me la parola ‘voglio’.
Secondo, sai perfettamente anche cosa IO penso di te. Con questo ti saluto.”
“CLARK!!!!” Lex urlò disperato.
“Ti scongiuro, devo dirti una cosa importantissima….ascoltami”
“Non voglio parlare con te, Lex. Non mi interessa quello che hai da dirmi. Non mi interessi tu.”
Lex si morse il labbro per la fitta di dolore. Non avrebbe voluto scoprirsi così presto e rivelare subito la parte che avrebbe interessato sicuramente Clark, perché così non poteva sapere se ci fosse stata un minimo di speranza per quello che riguardava loro due. Ma non potè fare altrimenti.
“Clark, si tratta di tua cugina Kara.”
Immediatamente Clark drizzò le orecchie.
“Che cosa le hai fatto, maledetto!!”
“NO! Clark, non le ho fatto nulla! Veramente, ho delle informazioni su di lei che tu devi sapere.”
“ALLORA DIMMELE SUBITO!” urlò l’alieno.
“Non è così semplice. Non posso dirtele al telefono. Dev – Dovresti venire qui da me…”
Clark si fermò a riflettere con occhi corrucciati.
“Se è uno dei tuoi trucchi Lex, questa volta te la faccio pagare definitivamente. Farai un volo così alto, che quando atterrerai perderai l’uso delle gambe.”
Lex sorrise amaramente tra sé e sé.
“Clark….tu non faresti mai una cosa del genere…”
“Oh, ti stupiresti di come certi individui tirino fuori il peggio da me…Sto arrivando.”
Lex riattaccò e cominciò subito a tremare per il nervosismo.

Passarono pochi minuti e la sua guardia lo avvisò.
“C’è il signor Kent, Mister Luthor.”
“Sì, sì, fatelo entrare.” La voce era tremula, stava in piedi seduto con una gamba sulla sua scrivania, per darsi un’aria sicura, ma in realtà sapeva che quello era il suo giorno del giudizio. La sua vita dipendeva da quello che il giovane uomo con i capelli neri avrebbe detto e lui non sapeva da che parte cominciare. Aveva solo un terrore fottuto di sbagliare qualcosa. Prese un enorme respiro e cercò di calmarsi. Clark entrò nel suo studio al castello.
“Allora. Sbrigati.” Disse Clark spietato.
“Clark, devi ascoltarmi” Lex lo guardò con tutto l’amore che provava. Il ragazzo più alto vide l’espressione di quello più basso e rimase allibito. Conosceva quello sguardo…ma non poteva essere quello che pensava lui. Lo prese come un tranello.
Si avvicinò di gran passo a Lex e lo tirò su per la camicia porpora guardandolo ferocemente negli occhi e parlando a denti stretti. Lex trasalì e afferrò gli enormi polsi di Clark.
“Lex, ti giuro che ti faccio sputare tutto con la forza, se non PARLI IMMEDIATAMENTE!!” finì la frase urlando.
“Clark, ti prego, voglio solo parlarti, ti dirò tutto quello che vuoi sapere…ti prego, calmati” cercò di cacciare indietro le lacrime, ma cominciarono a velargli gli occhi.
Clark era sconcertato. Di nuovo quello sguardo. Sentì il petto avvampargli e si staccò da Lex.
“Clark. Ho delle informazioni riguardo tua cugina, ma non sono l’unica cosa che devo dirti.”
Il miliardario cercò di controllarsi. “Ti posso assicurare che non ti farei perdere tempo prezioso per lei, se non sapessi che devono arrivarmi altri dati più esaurienti su di lei. Appena li avrò, sarai il primo ad esserne avvisato. Anzi, spero che tu stia qui con me, quando arriveranno. Però ho bisogno di spiegarti prima. Puoi lasciarmi parlare? Ti scongiuro.”
“Bhè, vedi di spiegarti velocemente e arriva al dunque, Lex.” Lo guardava con sospetto.
Lex prese fiato. “Non credo che sarà veloce, Clark. Vuoi sederti?”
Clark si girò per guardare meglio Lex in faccia. “NO. Parla.”
Lex tremava leggermente e i suoi occhi stavano per sciogliersi, le sopracciglia abbassate in una smorfia di sconforto. Chiuse gli occhi e prese coraggio.
“Io ti amo ancora, Clark. Ancora più di prima. Da sempre. Per sempre. Sto morendo di questo.”

Un silenzio irreale squarciò la stanza. Clark sentì come se qualcuno gli avesse trapassato la testa con una spada. Le orecchie ronzavano, il cuore batteva impazzito, le tempie pulsavano, le gambe sembravano farinose.
“C-che hai detto, Lex? Che-cosa hai detto?”
Lex lo guardava impietrito passando da un occhio verde all’altro…incapace di parlare, pensare, fare qualunque cosa…
“Lex…CHE COSA HAI DETTO?!?” La voce di Clark si fece disperata ed infuriata insieme. Aggrottò le sopracciglia in un’espressione di dolore, le vene gli uscivano sulla fronte, arricciò la bocca e strinse con forza le mandibole.
“Clark, per favore…non ti arrabbiare. Per la prima volta nella mia vita sto cercando di essere davvero sincero con te. Lo so che non puoi credermi, ma non voglio nasconderti più nulla di me. Tutto il male che sono capace di fare già lo conosci, non potrei fare di peggio di ciò che ho gia fatto.
Mentre non posso fare una cosa migliore di questa. Poi potrai anche uccidermi, Clark. La mia vita non vale niente senza di te, e non voglio viverla così.”
Lex avanzò lentamente verso Clark, alcune piccole lacrime avevano cominciato a scendere.
Ma Clark si tirò più indietro, con gli occhi spalancati e tremando da cima a piedi.
“N-No. Non è vero. Tu sei impazzito, Lex. Non ti ascolti quando parli…dici cose senza senso…tu hai sedotto Lana, hai fatto uccidere delle persone…tu non puoi amarmi…tu non sai amare..” Mentre parlava Clark faceva di no con la testa lentamente, incredulo per quello che stava vivendo.
Lex concluse che aveva già deciso di morire, se non poteva stare con Clark, e perciò non aveva nulla da perdere nello spiegarsi il più disperatamente possibile.
Si avventò contro Clark e lo prese per le spalle.
“CLARK NON HO MAI SMESSO DI AMARTI!!” urlò.
“Tutto il rancore che provavo, l’odio, venivano dal fatto che tu mi avevi rifiutato, Clark! Avevi deciso di stare con lei! Mi avevi lasciato! Ero pazzo, pazzo di gelosia! Tutto quello che volevo era che tu ti fidassi di me, che mi dicessi tutto, come si fa con chi si ama come ci amavamo noi!”
Lex allentò la presa sulle spalle di Clark, abbassando la voce, continuando a fissarlo.
Clark tremava mentre i suoi occhi erano diventati ancora più grandi del solito.
“Clark, mi sembrava di impazzire senza di te! Anche Lana soffriva perché tu non eri sincero con lei….così ci siamo avvicinati… lo sai che le ho sempre voluto bene. Mi sembrava come se fosse un pezzettino di te, rivedevo alcune tue cose in lei…solo con Lana sono riuscito a trovare un po’ di pace, Clark…ma non mi bastava più, ad un certo punto.”
Lex lasciò andare Clark che lo guardava paralizzato, con la bocca aperta e gli occhi fuori dalle orbite, incapace di credere a cosa stesse succedendo. Il miliardario si scostò un poco, guardando verso il basso, il viso stravolto dal pianto e gli occhi gonfi e rossi. Continuò con tono più calmo, ma sempre disperato.

“Ho cominciato ad avercela con te per tutto. Mi mentivi su cose ovvie ed inverosimili, stavi facendo soffrire Lana come facevi soffrire me, ti prendevi gioco di me riguardo a quella faccenda delle pietre…E’ vero, io ho sempre continuato a fare indagini su di te, ma cerca di capirmi!”
Si voltò per guardarlo di nuovo in viso, parlava convulsamente.
“Volevo solo capire chi eri veramente, proteggerti, amarti liberamente e confessarti tutte le mie paure, le mie distorsioni mentali…ma non potevo fidarmi se tu non ti fidavi.
Ti ho odiato, mi sentivo tradito da te. Il mio più grande amore ed amico, che mi stava tradendo come tutti gli altri…mi hai lasciato solo…e nessuno avrebbe mai più amato una persona vile come me…solo un essere meraviglioso come Lana. So di avere una personalità disturbata, ma come poteva non esserlo?”
Rise istericamente pensando alla sua vita scellerata. Gli eccessi, suo padre, sua madre, Julian, Duncan, il Sommerholt.
“Se tu non potevi essere mio, non dovevi essere di nessun altro…Allora ho deciso di prendermi Lana, forse per toglierla a te, forse perché la amavo davvero, ma soprattutto perché non potevo sopportare che stesse con te al posto mio…ti avrei mai impedito di avere bambini da lei? Di sposarla? Ti chiedevo solo di amarmi Clark…ma tu no, l’irreprensibile Clark Kent non poteva fare questa cosa…o forse semplicemente non mi amavi più…quanto ti odiavo!....Forse ti facevo semplicemente schifo!! …Non lo saprò mai, vero?”

Lex guardava nel vuoto, ora. Gli occhi persi e febbrili privi di luce.
“Senza te a insegnarmi le azioni del cuore, mi sono perso, Clark. Mi-mi dispiace così tanto....Come hai fatto a non capire come mi sentivo? Perché hai voluto solo vedere il Lex che teneva una camera con tutti i tuoi file…o quello che voleva arrivare alle pietre prima di te? Non lo so Clark…ma ormai non mi interessa più. L’odio se n’è andato…mi ha portato solo a distruggere l’unica persona che ho amato quasi quanto te. Mi sento un verme, Clark.”
Sentì il dolore appesantirgli le spalle, mentre calmava il respiro.
“Ho cercato di tenerla con me con l’inganno, perché lo so che con te è impossibile vincere. Hai sempre vinto tu. Tu sei la luce. Quanto lo so bene io, come sia impossibile vincerti…neanche con me stesso sono riuscito a vincere contro di te. Ti amo perdutamente, Clark e sto morendo di dolore da quando l’ho capito…”
L’aveva ammesso. Si sentiva più leggero, più fiero di se stesso. Qualunque cosa ora lo aspettasse, il suo amore sapeva la verità, adesso.
Clark non si era mosso. Aveva chiuso la bocca e lo fissava. Un nodo familiare nello stomaco lo bloccava. Qualcosa che pensava non esistesse più.
“Lex…”
“Ti prego, non dire nulla. Non ho finito. C’è la parte più importante.” Clark inghiottì rumorosamente.
“C-cioè?...”
“Clark, so la verità. L’ho capita. Perché credi che abbia aiutato Milton Fine? Avevo davvero paura di una minaccia aliena. Anche Lana l’aveva…è stata l’altra cosa che ci ha unito. Poi ho fatto due più due con tutto quello che so su di te. Tua cugina Kara mi ha salvato alla diga. E’ stata lei.”
Lex si era portato adesso più vicino a Clark. Parlava come animato da una nuova forza, il viso sembra illuminato, gli occhi gli brillavano di speranza.

“Non devi più nasconderti da me, Clark! Quel fantasma che avrebbe dovuto animare i cloni del mio 33.1…Ho capito perché si è riprodotto solo quando ha preso te. Tutte quelle volte che mi hai salvato…che apparivi e scomparivi magicamente…tutte quelle cose inspiegabili. Tu hai delle facoltà sovrumane…come e meglio dei mutanti. Ma tu non sei un mutante. Tu sei l’originale. Un meraviglioso, originale essere, che nel cuore non è diverso da quelli che ha incontrato su questo pianeta chiamato terra. Tu sei un alieno, Clark.”

Clark soffocò il respiro in gola. Lex parlava come se fosse la cosa più incredibile e naturale del mondo insieme.
“Come si chiama il tuo pianeta? E’ Krypton, forse? Come farneticavo quando Zod mi aveva preso? Perché tu non sei un terrestre, Clark....del resto basta guardarti, per capirlo. Non esistono persone così belle quaggiù.”

Abbozzò un leggero sorriso, tra le lacrime e il rossore.
Clark era impietrito. Quello che stava accadendo era la cosa più sconvolgente che gli fosse capitata, come e più della morte di suo padre, come quando era morta Lana. Lex, sapeva.
Si sentì improvvisamente più leggero, come se si fosse tolto un peso con il quale ancora combatteva, in cuor suo. Un peso che in fondo avrebbe sempre voluto condividere con il giovane uomo senza capelli che aveva di fronte.
Tutte quelle rivelazioni ed emozioni lo lasciarono senza forze, spossato come se avesse lottato contro un mostro della zona fantasma. Ma Lex era un mostro? Oh, fino a 20 minuti prima ne era convinto. Ed ora?
No, non se la sarebbe cavata così. Il dolore, il disgusto, la sfiducia non erano certo passate. Cercò di mettere insieme delle parole di senso compiuto nella tempesta elettrica in atto nel suo cervello. Ed ancora una volta scelse di seguire la sua ragione invece del suo cuore.

“No. Sei del tutto fuori strada. Io non potrei essere più normale…”

“CLARK! Ti supplico, non continuare a mentirmi! Non ce n’è bisogno!!” Lex urlava e sorrideva in maniera isterica.
“Non voglio farti del male, non potrei mai più!! Voglio anzi proteggerti da chi ne ha intenzione. Proteggere te e Kara…Ed ora vengo a lei.”
Clark cambiò espressione. Sapere di Kara era dominante su come si sentiva lui, su come si sentiva Lex. “Allora? Sto aspettando.” Inveì.
“Devi perdonarmi, ma nel momento in cui ho capito che il tuo DNA non è esattamente uguale a quello scoperto da Watson e Crick, ho realizzato che il tuo albero genealogico portasse alla donna che mi aveva salvato alla diga Reeves. Kara. Avevo già pensato di rintracciarla prima di sapere che era collegata a te. Alla fine l’ho incontrata e l’ho fatta monitorare. So che stai di nuovo pensando di uccidermi, per questo, Clark. Ma ti GIURO, lo stavo facendo solo per proteggerla. Voi Kent mi avete cambiato la vita due volte, e stavolta sono cambiato davvero.” Cercò approvazione nello sguardo dello splendido alieno.

“Ora che so tutto, volevo cercare di evitare che qualche altro pazzo squilibrato come me potesse metterla in pericolo. Mettere in pericolo lei, o TE….Ho scelto un TEAM di esperti fidati per quest’operazione. Alla fine però le mie paure si sono rivelate giuste, Clark, ed è stata una fortuna, che l’abbiamo inserita in una procedura di sicurezza.”
Clark non sapeva se strozzarlo o stringergli la mano. Decisamente era l’umano più assurdo che conoscesse. Lex continuò.
“Sappiamo che qualcuno potrebbe averla rapita, perché ha fatto perdere le sue tracce in un grosso magazzino di stoccaggio, di proprietà di una società di copertura, nei dintorni di Gotham City. Stiamo cercando di rintracciare il vero proprietario dello stabile, per capire se effettivamente ci sia una possibile connessione e pericolosità per lei.” Disse Lex.
“Stiamo?” Clark alzò il sopraciglio in gesto interrogativo.
“Si, io e una mia vecchia conoscenza a Gotham. Bruce Wayne. Devi incontrarlo, Clark. Ti sarebbe simpatico. E’ testardo come te.”


3. Clark e Lex

Clark aveva perso quasi la strada di casa, mentre tornava alla fattoria.
Non poteva credere a quello che era successo, né a come si stava sentendo.
C’era davvero una parte di lui che amava ancora Lex? Non lo credeva più possibile, ma allora che cos’era quella calda pressione che gli partiva dalla gola e si faceva più forte nel petto?
E nello stesso tempo sentiva le mani prudergli, come se avesse voluto prendere a pugni qualcosa, o qualcuno.
Lex.
No, pensò, poi lo avrebbe ucciso.

Se n’era andato dal castello in fretta, dopo aver messo in chiaro che aspettava le notizie su Kara.
Nessuna parola riguardo la dichiarazione di Lex. Nessuna parola riguardo ciò che pensava lui.


Rientrò in casa e chiamò Lana. La cercò. Non c’era.
Voleva dirle tutto, ma come avrebbe potuto? Nessuno aveva mai saputo della sua relazione con Lex e gli sembravano passati secoli ormai, che pensava non dovesse più preoccuparsene.
Aveva questo segreto, forse più grande di quello che portava dalla nascita, e nessuno a cui dirlo. Ma Lana avrebbe capito? Forse questo era davvero troppo per lei. O forse stava di nuovo sottovalutando la donna che amava? Si sentì sollevato di non averla trovata in casa.
Aveva bisogno di riflettere, non riusciva a respirare bene, per tutte le emozioni che lottavano dentro di lui.
Andò in bagno, si spogliò meccanicamente, aprì il getto della doccia. Quando il vapore cominciò ad alzarsi, scivolò sotto l’acqua, cercando di far fluire pensieri ed inquietudini.
Fu allora che cominciò a ricordare tutte le cose che aveva sepolto dentro di sé.


Era cominciato tutto su quel ponte. L’istinto naturale di salvare un essere umano lo aveva spinto ad agire senza pensare. Ma quando sentì la vita trapassare dal suo fiato alle labbra di quel giovane uomo disteso, qualcosa lo turbò. Vide due profondi occhi azzurri guardarlo incredulo, un corpo bagnato ed intirizzito che tremava. Provò una fortissima voglia di proteggere quella persona, che sembrava così spaurita.
Nell’istante in cui i loro occhi si agganciarono, Clark capì che nulla sarebbe più stato come prima.
Poi erano diventati amici. Lex era più grande di lui di circa 6 anni, ma Clark non aveva mai avvertito questa differenza. Stava bene con lui, capiva che quel ragazzo aveva un mondo interiore che voleva solo essere rivelato a qualcuno capace di apprezzarlo.
I suoi consigli, la sua esperienza, li sentiva come una guida, a dispetto di quello che suo padre Jonathan pensava di lui. Clark sapeva che c’era una parte buona in Lex, una parte soffocata dall’odio per un padre infame.
Oh, quanto odiava quel Lionel Luthor.
Proprio lo stesso uomo che Jor-el aveva deciso di usare come mentore.
Ma se il suo padre biologico non lo avesse fatto, probabilmente Lionel sarebbe stato il suo più acerrimo nemico. Non aveva mai conosciuto una persona tanto cattiva.
Con quell’esempio in casa era già tanto vedere come Lex riuscisse a controllare i propri istinti feroci e suicidi.

Era bello passare del tempo in sua compagnia.
Lex cercava di non fargli pesare la sua ricchezza, poteva permettersi di portarlo di qua e di là, fargli regali costosi, ma sempre senza dare l’impressione che Clark se ne stesse approfittando.
Anzi, sembrava sempre che Lex si sentisse lui in imbarazzo di voler far parte della serenità e dell’amore della vita di Clark e famiglia.
Questo piaceva molto a Clark. Ma c’era dell’altro. Lex era anche bravo, suo malgrado, a mettersi nei guai, perché purtroppo aveva ereditato un curiosità smodata dal padre. E Clark lo aveva tirato, letteralmente, fuori dai guai, parecchie volte. Ma salvare Lex, non era come salvare altre persone.
Ogni volta che lo abbracciava, che lo toccava, Clark sentiva una connessione nel profondo.

Infatti, quando Tina Greer aveva preso le sue sembianze per rapinare quella banca e lui aveva tentato di fermarlo, aveva percepito che quello non era il corpo di Lex. Non aveva sentito nessuna elettricità.
O come quando lo aveva tenuto sospeso sul pavimento del 3° livello della Luthorcorp, nel momento in cui quell’ex impiegato aveva cominciato ad avere quegli scatti tremendi. Aveva dubitato della sua onestà, ma lo sentì così indifeso e totalmente confidente in lui, che capì che era sincero.
O come quando la figlia della sua domestica si era un po’ troppo ‘invaghita’ di Lex, e lui lo aveva stretto per proteggerlo, in quella stanza al piano superiore del castello…
Ogni volta che entrava in contatto con lui, Clark sentiva l’elettricità drizzargli i capelli e si chiedeva se anche lui provasse questa cosa.

Si chiedeva cosa potesse essere. Cioè, sapeva che esisteva una possibilità che quelle sensazioni non fossero proprio, diciamo, normali. Ma aveva solo 15 anni all’epoca, e doveva già combattere con un sentimento che gli annebbiava la testa : quello per Lana Lang.
Eppure sentiva che non era una cosa a senso unico.
Si rese conto di quanti sguardi ambigui lui e Lex si scambiassero in continuazione, ogni giorno, in ogni situazione. Guardava negli occhi bellissimi di quel ragazzo molto più che in quelli di Lana. Ed ogni volta si emozionava, si sentiva rapito dal mistero, dal fascino, dalla malinconia di quegli occhi.
Finchè un giorno Lex non venne preso dal fratello di una sua ex ragazza, Amanda.
In quell’occasione Clark si era preoccupato davvero troppo per il suo amico: il pensiero di doverlo allontanare da sè, come anche sua madre era arrivata a dirgli…non fece altro che aumentare la sua voglia di stargli vicino per proteggerlo ed aiutarlo a non commettere più errori.
Questo gli fece capire che teneva decisamente troppo a lui.
Ci teneva con la stessa intensità in cui teneva a Lana.
Si sentiva attratto da lui. Quel giorno Clark capì che si era innamorato di Lex.

Quando la sera Lex gli aveva detto che avrebbe fatto qualunque cosa per proteggere i suoi amici e lo aveva guardato in quel modo, Clark si sentì perso. Avrebbe voluto abbracciarlo stretto e dirgli che ci sarebbe sempre stato per lui.

Sotto il getto d’acqua calda, Clark sorrise al pensiero di come erano sempre stati assortiti loro due.
Lex era bello in un modo che solo lui aveva.
Le labbra un po’ imbronciate, gli occhi penetranti ma impenetrabili, l’ovale perfetto del viso. Era terribilmente sensuale e fascinoso, seducente come il peccato. La sua pelle bianca e liscia nascodeva un corpo solido e caldo.
Magro e atletico, con muscoli elastici e definiti, aveva sempre avuto un carattere più sicuro, autoritario, deciso e carismatico, da vero leader. Ma era sempre stato molto romantico e sentimentale, quando si trovavano stretti e nudi o quando avrebbe fatto qualunque cosa Clark gli avesse chiesto.
Clark dall’altro lato era bello in un modo in cui nessuno poteva esserlo.
Forte e rigoglioso come una quercia, era il ritratto della salute. Un corpo muscoloso e magnifico, come quello di una statua di Michelangelo. Il suo viso ispirava amore e fiducia in chiunque, gli enormi occhi verdi si potevano leggere come un libro aperto. Le labbra rosse e carnose contrastavano con la pelle lievemente abbronzata nei campi.
Buono fino quasi all’ingenuità, spesso era insicuro su come comportarsi, ma bloccato solo dalla timidezza e non dalla povertà di idee. Diventava però impulsivo e perdeva il controllo, quando si trattava di Lex. Che fosse litigarci, farci l’amore o seguirlo in qualche impresa, sembrava sempre un fiume in piena, perché non riusciva a frenare le sue sensazioni, quand’era con lui.

A qualche chilometro di distanza, in un’altra stanza da bagno, più grande e lussuosa, sotto un’altra doccia, un altro giovane uomo si stava struggendo agli stessi ricordi. L’acqua passava sulla pelle delicata della sua testa nuda e portava via con sé le lacrime che uscivano dai suoi occhi.

Sperava tanto che l’uomo che amava stesse riflettendo su ciò che gli aveva rivelato, ma mentre sapeva bene che lo avrebbe contattato per aiutare sua cugina, altrettanto temeva di non avere nessuna chance di riaprire il cuore di Clark.

Continuava a pensare alla meravigliosa storia che avevano condiviso.
Si ricordò di quando quel tale, Bob Riskman, aveva preso il controllo su di lui e gli aveva fatto quasi uccidere Clark sparandogli. Fu quella la volta che capì di amare il suo migliore amico.

Lex non ricordava come fossero andate le cose, perché sparito l’effetto di quel freak, svanivano anche i ricordi. Ma era meglio così. Bastava già il racconto di ciò che aveva fatto, per farlo sentire così male che il solo pensiero gli provocava le forze di stomaco.
Aveva sparato a Clark! Il suo unico e grandissimo amico, l’angelo che lo aveva salvato dal fiume, l’unico che sembrava essere interessato a COME fosse in realtà Lex, e non a CHI fosse, o che nome portasse.

La sera di quella giornata corse da lui, nel fienile, per chiedergli infinite volte scusa e fargli capire che non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere. Parlarono a lungo, Clark non se l’era presa per nulla, ma anzi, aveva cercato di rassicurarlo, dicendo che la loro amicizia era forte come prima.
Lex gli disse che, veramente, la loro amicizia sarebbe diventata leggendaria.

Dopo aver visto insieme tramontare il sole, Clark lo aveva abbracciato goffamente, grande e grosso com’era, forte e muscoloso nonostante i suoi 16 anni.
Lex si chiese se quello non fosse il momento giusto per rivelare all’amico come si stava sentendo da quando lo conosceva. Ma quella volta non successe nulla di quanto da lui sperato. Non aveva nessuna intenzione di calcare la mano, anzitutto perché non voleva per nulla al mondo mettere in pericolo la sua amicizia con Clark, e poi perché non capiva quanto Clark non avesse già intuito qualcosa. In fondo, pensava di avere una discreta esperienza, per capire che neanche Clark lo trovava indifferente, visti gli sguardi appassionati che spessissimo si lanciavano.

L’occasione giusta arrivò qualche giorno più tardi, dopo che Lex visse una delle esperienze più brutte della sua vita : essere appeso a testa in giù con una pistola puntata alla testa.
Clark, al solito, era arrivato tempestivamente, facendo in modo che il suo aggressore si distraesse e sbagliasse il colpo che gli aveva sparato. Lui era miracolosamente atterrato su un divano sottostante il punto in cui quell’uomo lo aveva appeso. Poi Clark era corso ad abbracciarlo, e lui non sia era mai sentito più bene e al sicuro.
Ma quello era solo un ragazzino! Come poteva farlo sentire così?
C’era davvero qualcosa di speciale in lui.
Non capiva come faceva Lana Lang a non vederlo, e a continuare a stare con quel Whitney.

La sera lo rivide al Talon, e gli sembrava come se Clark lo stesse evitando. Pensò si trattasse del fatto che era spaventato dal passato losco di Lex, ma in cuor suo sperava che la ragione potesse essere un’altra. Magari quel turbamento che a Lex sembrava di vedere nei giovani occhi verdi, gli occhi più belli e puri che avesse mai visto. Lo stesso turbamento che provava lui.
Dopo la serata, si offrì di accompagnarlo a casa e si fermarono un po’ a parlare nel fienile di Clark. L’odore era acre e dolce assieme, l’aroma della paglia sovrastava tutto, ma dalle cose di Clark proveniva anche un debole e sottile profumo di pulito, un profumo che gli riscaldava il cuore.

Avevano parlato di Lana e Whitney, che avevano visto quella sera, di Chloe, della scuola.
Clark lo aveva sempre guardato con espressione dolce e serena. Lex si sentiva pervaso da un senso di pace, quando era con lui.
Poi Clark fece riferimento a quanto era successo con quello squilibrato.
“Lex, forse non vuoi pensarci più…ma io ho avuto davvero tanta paura per te.”
“Lo so. Clark, mi dispiace di averti fatto preoccupare. Volevo solo tenerti fuori dai guai. Ma non puoi capire quanto ho ringraziato la mia buona stella, quando ti ho visto con me dentro quel vecchio club!” disse sorridendo con ironia e grandissima dolcezza.
“La prossima volta fidati. Parlami. Mi puoi dire qualunque cosa, Lex. Io non ti giudicherò mai. Voglio che tu sia sempre sincero con me. Ci tengo a te.” Clark lo abbracciò.
Lex rimase un po’ titubante nella stretta di quel corpo acerbo ma muscolare, forte e grande ma delicato assieme.
Sentì che era quasi al limite, troppe emozioni tutte in una volta.

“Lex, stai bene? Stai tremando.” gli disse Clark preoccupato, tirandosi un po’ indietro per guardarlo negli occhi. Lex era impallidito. La sua pelle aveva sempre il meraviglioso colore della luna, pensava Clark, ma adesso sembrava davvero una statua di cera.
“E’ che…non mi capita spesso di venire abbracciato con trasporto, come stai facendo tu..”
Clark allentò leggermente la presa, come turbato. Lex lo guardò profondamente prima in un occhio, incredibilmente verde-acqua, poi nell’altro. Clark percepì una languida ondata di calore venire dal viso di Lex, e ricambiò lo sguardo, prima in un occhio, poi in quell’altro. Poi abbassò i suoi occhi sulla bocca di Lex, la piccola cicatrice sul labbro superiore così meravigliosamente imperfetta, su quel viso raffinato. Di nuovo lo guardò negli occhi. Fu allora che Lex non potè più resistere.
“Clark non smettere di stringere! Non lasciarmi andare…non voglio sembrarti patetico, ma non ho mai provato queste sensazioni per un’altra persona che non fosse mia madre, prima d’ora..” disse con il fiato strozzato in gola.
Clark mantenne le braccia intorno alle spalle di Lex, ma tirò un po’ più indietro la testa per guardarlo meglio. “Che tipo di sensazioni Lex?” chiese Clark un po’ preoccupato.
Lex posò la mano destra sul costato di Clark, per chiudere il cerchio di quel contatto, e lo fissò pieno di speranza mentre rispose.
“Non te le saprei descrivere, sono sconosciute per me. Ma tu me le stai insegnando e questo mi rende ogni giorno più sereno e felice di me stesso…Clark, da quando ti conosco ti penso sempre.” Lex fece una pausa allargando di più gli occhi grigi.
“Ho voglia di passare il mio tempo libero con te, di capire come sei, e, anche se ho 6 anni in più, la tua opinione è sempre così importante per me…non lo so, questo non è normale per un Luthor…”
Clark ruppe l’abbraccio, sempre più imbarazzato e le sopracciglia si alzarono in un’espressione confusa, gli occhi cominciarono a sguardare di qua e di là e arrossì terribilmente.
Lex adorava come i suoi zigomi si coloravano sempre di rosso e come si muoveva impacciato quando era in imbarazzo.
“Anche io sto bene con te, Lex, lo sai..” disse alla fine.
“Si, ma per me è diverso Clark. Tu hai tante persone su cui contare, e tutti ti amano, perché sei una persona speciale…io sono solo. Soltanto tu non mi vedi come un pelato arrivista. Io ho soltanto te.” Lex disse l’ultima frase guardando in basso.

Si girò dando le spalle a Clark e si morse il labbro. Non voleva vedere la sua reazione. Non era abituato ad ammettere le sue debolezze, ma di Clark non aveva paura. O forse sì.
Una. La più grande. Che dicendo quello che sentiva di stare per dire, forse avrebbe perso anche lui. Ma Clark lo stupì. Era come se gli stesse lanciando un messaggio.
“Lex, secondo te è normale provare forte affetto per più persone? Voglio dire, come se fosse AMORE?” disse Clark con voce bassa ma ferma.
Lex continuava a stare girato verso la finestra del fienile.
“Non saprei, Clark. Io ho amato solo tre persone nella mia vita, e sono tutte morte. Ma ho capito che intendi…tu fai sempre di tutto per aiutare tutti. Pete, Chloe, Lana, i tuoi compagni…hai la straordinaria capacità di pensare sempre bene del prossimo…Tu sei in grado di provare amore per tutti quanti, Clark.”
“Si, ma non intendevo questo.” Lex sentì la voce di Clark più vicina dietro di lui.
“Insomma, ecco…non so, non ho neanche 16 anni, non ne so molto dei sentimenti, ma mi chiedevo se secondo te si possono amare due persone contemporaneamente…”

Lex non aveva nessuna intenzione di stare ad ascoltare un altro soliloquio su Lana, e a questo punto, pure su Chloe, visto che c’era un’altra tipa in ballo.
Si chiedeva se dicendogli la verità avesse rovinato tutto. Così rispose, sempre girato di spalle:
“Clark, alla tua età potresti essere innamorato anche di molto più che di due ragazze!!”
Lex ripensò a tutte le ragazze con le quali usciva lui al liceo. Ma nessuna di loro era pura come Lana e Chloe.
“Si, ma il problema è proprio questo, Lex. Certo che mi piacciono molto più di due ragazze nella mia scuola, ma…a volte sento…come se non fosse tutto lì…
Voglio dire, è una cosa troppo strana, non so se io sia sbagliato, o che altro…ma a volte…ecco, mi sento attratto da UN ragazzo.”
Lex aggrottò le ciglia. La speranza era forte, ma non voleva permettersi il lusso di illudersi.
La voce di Clark continuò, sempre più vicina dietro di lui.
“Sai, anche Tina Greer si era innamorata di Lana…forse non succede solo a me…Insomma, ecco, con questo…emh…ragazzo…ci sono cose del suo viso che mi affascinano, il suo modo di camminare…come si comporta…E’ come una calamita. Ho pensato che fosse solo un interesse legato al suo carisma, ma a volte è più…quasi come un richiamo…”
Lex sentiva le parole di Clark uscire incerte e timide.
“…sento di poterlo dire solo a te…non sei un mio compagno e non potresti prendermi in giro a scuola …e non mi allontaneresti, se è vero che ci tieni a me come hai detto.” La voce di Clark era uscita a metà tra il pauroso e il confidenziale.
Lex sgranò gli occhi e si girò lentamente. Si guardarono.
“Vuoi dire che non stai parlando di amare contemporaneamente Lana e Chloe?”
Clark aggrottò le sopraciglia come se non capisse cosa stesse dicendo Lex. Poi realizzò.
“Oh, no, Chloe non c’entra. Sai che amo Lana…è la ragazza che mi fa battere il cuore…è così pura, dolcissima.”
“Lo so, Clark, me lo ripeti spesso…” provò una fitta di delusione, ma si avvicinò piano con alcuni passi, il suo viso dritto verso quello di Clark.
“Non è una cosa sbagliata cercare di definire la propria sessualità a 16 anni.” disse Lex guardandolo fisso. “La mia era abbastanza chiara fino a qualche tempo fa…ma le cose cambiano…a volte capita…” Lex era sempre più ansioso.
“Anche a te è successo?” Chiese Clark con una tenerissima espressione di sollievo.
“Sì. Mi è successo. Mi succede.” Lex fece una piccola pausa. Poi continuò.
“Quindi, se ho capito bene, ti attraggono anche i ragazzi. Questo vuoi dirmi?”
Clark abbassò gli occhi mentre una violentissima esplosione di rosso gli colorava le guance.
Non sapeva più dove guardare. Lex lo fissava e lui capì di essersi messo in una situazione che non sapeva gestire.

Finalmente prese coraggio e alzò gli occhi timoso e speranzoso, ma fissi su quelli di Lex.
“No, veramente è SOLO UNO....” sussurrò.
La speranza si fece ancora più forte in Lex, ma cercò di minimizzare la questione, per non agitare Clark.
“Ti ripeto, può succedere, io ho passato molti momenti di confusione… anche recentemente.” Disse il ragazzo calvo.
“Ah sì?…e, e,…ora però lo sai quello che vuoi, n-no?” Ora era Clark che stava tremando.
“Sì.” Lo sguardo di Lex si fece più scuro. Gli occhi sembravano liquidi e sembravano chiamare Clark come il canto di una sirena. Lex si avvicinò pianissimo, sempre di più, lo sguardo che si muoveva velocissimo tra i due occhi di Clark e le sue labbra. In quell’attimo che sembrò eterno, Lex pensò che Clark avesse avuto tutto il tempo di allontanarsi, se avesse voluto.
Lex posò delicatissimamente le sue labbra su quelle di Clark, continuando a guardarlo negli occhi, con un fare deciso, ma in realtà con le tempie che stavano scoppiando e le orecchie color amarena.
Clark strinse le mandibole, alzò un po’ le spalle e spalancò gli occhi, ma non si mosse. Guardò prima dritto negli occhi di Lex e poi tra i loro nasi e le loro labbra. Rimasero così immobili per circa 5 secondi, poi Lex si fece ancora più vicino e i loro petti quasi si toccarono. Abbassò leggermente le palpebre, sempre continuando a fissare Clark e premette di più le sue labbra contro quelle di Clark.
Clark rilassò i muscoli del viso e, sempre fissando Lex negli occhi, protese un poco la sua bocca per ricambiare il bacio.
Poi allontanarono contemporaneamente di pochissimo i loro visi, giusto per guardarsi meglio e capire che entrambi volevano la stessa cosa. Incatenati l’uno dallo sguardo dell’altro, si fecero di nuovo più vicini. Vicinissimi. Lex infilò dolcemente le mani nei capelli di Clark. Clark lo abbracciò in vita. Le loro labbra si unirono di nuovo e questa volta si fusero insieme.
Il sapore della lingua di Clark era qualcosa che Lex non aveva mai provato prima…dolce, intenso e frizzante… gli ricordava la coca cola.
Lex invece sapeva di caffè, di alcool, di spezie stregate, un mix così seducente che Clark si sentiva stordito. Piccoli dolci rumori venivano dalle loro gole.

Clark si staccò per primo. Lex era rimasto con il mento un po’ in avanti e le labbra protese. Aprì gli occhi. “Non smettere…ti prego…” sospirò.
“Lex, che stiamo facendo? N-non posso, non possiamo…che significa?”
“Significa che è successo, Clark. Significa che lo vogliamo…significa che IO lo voglio....Tu no?”
“Lex…Lex, non lo so…Dio, sì che lo voglio…” Clark era in preda al panico. “…io però…non capisco…voglio anche Lana…io tengo a te come a lei…io… mi sento così confuso…che significa, che sono gay? NON E’ COSI’ !!”
“Clark, credo di essere stato a letto con più donne di quanto tu mai potrai!...Neanche io sono gay! Mi piaci TU!”
“Vuoi dire che sono io il tuo *momento di confusione*?…Oddio, non sto capendo niente…Lex, non posso, è sbagliato…non si fa..”
“Clark, non esiste giusto o sbagliato…Ti ho detto che ho avuto dei momenti di confusione, sì,…anche io in passato sono stato attratto da altri ragazzi, e neanche io avevo mai capito cosa fosse. Le donne mi piacevano tanto. Finchè non mi sono risvegliato da quell’incidente con te che mi facevi la respirazione artificiale. Qualcosa ha fatto subito clic nel mio cervello, Clark. Da allora me lo chiedo e ora l’ho capito. Non sono gay…forse sono bisessuale…non mi interessa…quello che so, è che nessuno adesso mi fa provare quello che provo per te…”
Si guardarono. “Vuoi dire che provi qualcosa per me?…Che mi ami?” Clark fece la domanda come se gli facesse paura farla.
“Sono un Luthor, Clark. Non lo so se i Luthor amano…ma sì, probabilmente è quello che più gli si avvicina.”
La risposta deluse leggermente Clark e Lex se ne accorse. Gli si fece più vicino e gli toccò l’avambraccio.
“Mi pare ovvio che sei la persona più importante per me. O no?” disse Lex.
Clark lo fissò.

“Lex, ultimamente penso a te più di quanto non pensi a Lana…Voglio dire, lei sta con Whitney, e forse io non avrò mai una chance, ma non è questo…Tengo tantissimo alla nostra amicizia e non potrei mai più stare senza di te…ma ho paura di quello che sento, Lex.”
I suoi occhi si fecero più penetranti “…ho paura che tu possa prenderti gioco di me…o che magari un giorno Lana sia disponibile e io sia costretto a fare una scelta…e non saprei mai scegliere tra te e lei…o forse ho solo paura di innamorarmi…o forse lo sono già…” Clark guardò di nuovo in basso. Le sue guance si colorarono di rosso.
“Clark…andiamo piano…per me è straordinario già solo il fatto di poter fare questo discorso con te, senza essere cacciato via…tu sei così giovane e per legge io potrei anche finire in galera, se mai succedesse qualcosa di più…” Lex sorrideva.
“Qualcosa di più? Oddio, tu vuoi dire, noi che…” Pensieri nuovi, ma molto piacevoli, si fecero strada per la prima volta nella mente di Clark. “Oh, mamma, pensi che potrà mai succedere?”
Clark non aveva mai pensato a fare del sesso con Lex. Non aveva mai davvero pensato a immagini reali di sesso. Non aveva mai pensato ai particolari di un atto d’accoppiamento. Non con Lana. Non con Chloe. Non senza kryptonite rossa.
Ma ora le vedeva con Lex. Immaginava sé e Lex. E la cosa lo eccitava da morire.

Lex vide quello sguardo. Vide il desiderio, la voglia adolescente di provare una cosa nuova.
Ma decise di ignorarla. Clark era prezioso per lui. Non cercava sesso da lui. Poteva averne quando volesse di quello. Lui voleva l’amore di Clark. Il suo cuore.

“Non voglio pensarci ora, Clark. Dormiamoci su. Devo andare.” Disse. Posò le sue labbra leggere su quelle di Clark e si voltò di fretta per andarsene.
“Non finisce qui, Kent! e…NON mi prenderò gioco di te.” disse col sorriso mentre scendeva le scale, e sparì.
Clark rimase lì, in piedi, il rombo della macchina che si allontanava, con la sensazione della labbra calde di Lex sulle sue e si chiedeva, perché, nel momento in cui Lex sembrava quasi aprirsi del tutto, si richiudeva come un riccio.
Poi gli venne in mente la risposta : Lionel Luthor.
Ma comunque sia, quello era il Lex che amava, quello gentile e premuroso e quello deciso e astuto. Quello che sapeva di spezie e che gli faceva battere il cuore.

Quando entrambi i due giovani uomini finirono di asciugarsi, per uno stava per iniziare una serata solitaria e sconsolata. Per l’altro si prospettava la caduta di tutte le sue sicurezze e uno stato d’animo di totale confusione.
Cominciarono entrambi a cucinare qualcosa. Lex nella sua fredda cucina hight tech per sé solo. Clark nella cucina di piastrelle che sua madre adorava. Sua madre e Lana.

Edited by Lexangy - 1/8/2009, 23:39
 
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Lexangy
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Nuovi capitoli:



4. Lana

“Claark.., ci sei? Eccomi qui!” Lana entrò dalla porta sul retro con un cesto in mano e lo posò sul tavolo.
“Ehi!..finalmente….cos’hai lì?” Clark la osservò da sotto le sopraciglia mentre apriva il coperchio della pentola.
“Ho preso dei funghi freschi dall’emporio del signor Arthur..erano appena arrivati. Tu? Che hai fatto? Hai una faccia strana..” disse Lana sorridendo e togliendosi il soprabito, notando gli occhi velati di tristezza del suo uomo, nonostante lui sorridesse e fosse bellissimo con i capelli un po’ gonfiati dal phon e la pelle arrossata dal vapore di quello che stava cucinando.
“N-niente di chè…ho solo avuto una discussione con Lex.”
Lana rabbrividì. “Lex? L’hai visto? Clark, perché?”
“Non preoccuparti, non vuole nulla da te.” Disse Clark girando la zuppa che stava preparando.
“E che voleva allora?”
“Lana, tranquilla…è..è che…si è ricordato di alcune cose che doveva dirmi…”
Lana strinse gli occhi con fare interrogativo.
“Cose che doveva dirti? Ma se non vi parlate!”
Clark deglutì rumorosamente.
“Voleva farmi delle domande su Kara…è molto curioso su questa mia nuova cugina.” sgranò gli occhi e poi li strinse…cosa stava facendo? Stava mentendo a Lana? Non solo non le stava dicendo la verità, ma stava inventando una scusa!
“Clark..non è per niente una buona cosa..ma sei sicuro che non ci sia altro?”
“Lana..cos’è questo terzo grado? Ti ho detto che non c’è nulla di cui preoccuparsi, voleva solo parlare..e..e..ringraziarmi di averlo salvato dal dottor Knox..ecco, sì.”
“Ah…ma come è gentile ed educato…Clark, non voglio che abbia a che fare con noi. Per favore non ascoltarlo più. Non incontrarlo.”
Clark lasciò il mestolo e abbracciò Lana forte a sé.
“Non preoccuparti, tesoro. Lo terrò lontano da noi….adesso, vorresti per favore assaggiare questa roba che ho fatto e dirmi se dobbiamo chiamare il Pizza Service?
Lana sorrise debolmente, poi allungò la mano verso il mestolo e prese un po’ di zuppa.
“Mmm, il profumo è buono…riso, patate e pancetta…uhm! Scotta!...mm…non male Clark!...ok, per stavolta niente pizza salva-cena!” disse cercando di sembrare allegra, ma dentro di sé pensava *Clark, non ti ho chiesto di tenerlo lontano da noi due…voglio che TU gli stia lontano*.

Mangiarono tranquillamente e parlarono di molte cose, come sempre facevano ormai. Ora che si erano ritrovati e niente sembrava più potesse dividerli.
Riordinarono assieme la cucina, dandosi sederate e spinte giocose mentre riassettavano e parlavano scherzando. Poi Clark prese Lana per mano. “Andiamo in camera, Lana. Ho un po’ sonno e voglio abbracciarti stretta..”
“Sonno?....peccato…avevo idee migliori...”
“Non ho detto che sto crollando..” rispose Clark maliziosamente e le avvolse la vita con le sue enormi braccia. Lana illuminò il suo bellissimo viso con quel sorriso meraviglioso che Clark adorava. I suoi canini spuntavano leggermente dall’arcata dentale e lei prendeva l’espressione di un’adorabile piccola vampira. Era un sorriso così delizioso da perderci la testa.
“Allora non perdiamo tempo!” la ragazza lo condusse per le scale tirandolo mano nella mano.

Clark aveva bisogno della dolcezza e della morbidezza del corpo di Lana. Dei suoi occhi a mandorla verdi da gatta, dei suoi baci teneri e profumati. Dell’unica creatura capace di colmare il vuoto che si portava dentro.
Fecero l’amore per lungo tempo, congiungendo i loro corpi con le loro anime. Il loro amore aveva resistito a tante prove. Ed ora erano ancora lì, con la voglia di godersi finalmente quello per cui avevano lottato.
No, Clark non poteva rinunciare a questo per Lex. Se anche avesse potuto amarlo ancora, non poteva rischiare di perdere Lana.
Lana odiava Lex. Non avrebbe mai accettato la sua relazione con lui, non avrebbe capito la differenza. Non lo avrebbe mai diviso con nessuno. Né tantomeno con Lex.

Tutto intorno era il silenzio. Clark respirava profondamente, dormiva tranquillo con la bocca appena dischiusa e un impercettibile sorriso sulle labbra. Era così bello che Lana ogni volta si sentiva mancare il fiato. Quando era più piccola e stava con Whitney Fordman non lo aveva mai notato. Come era stato possibile? Come poteva essere, se poi dal primo momento in cui si parlarono un sentimento cominciò a nascere dentro di lei fino a diventare quello che provava ora?
Si era innamorata di Clark immediatamente, dei suoi occhi grandi e sinceri, della sua bontà, della sua gentilezza. Solo che non lo aveva capito subito. C’erano incappati in mezzo Jason Teague e Lex Luthor.
Adesso che viveva con lui, solo ora, capiva quanto tempo avessero sprecato.
Si amavano alla follia, erano tutto quello che avevano sempre voluto, eppure, c’era qualcosa che le pesava nel cuore.
Tornò con la mente all’ultimo anno della sua vita. Pensò all’uomo che l’aveva ammaliata più di ogni altro al mondo e che l’aveva anche ridotta ad un pugno di cenere. Lex.
La sua storia con lui nacque in maniera naturale, quasi come una liberazione dal continuo stillicidio con Clark. Lex era bello, ricco ed elegante, colto e raffinato e aveva fatto breccia in quella parte del suo cuore dove queste cose avevano importanza. Lui diceva di amarla come non aveva mai amato nessun’altra donna, e sicuramente era vero.
E lei se ne era innamorata. Un amore diverso da quello per Clark, ma abbastanza forte da tenerla vicino ad un uomo così ambiguo, che non le nascondeva la sua natura oscura, anche se non l’aveva mai messa al corrente fino in fondo delle sue ossessioni.
Ossessioni che l’avevano portato a inscenare una finta gravidanza per farsi sposare da lei e tenerla legata a lui anche sei lei stava cominciando a capire che il suo sentimento per Lex non era forte e pulito come quello per Clark.

Questa cosa l’aveva sconvolta e segnata così in profondità che a volte lei stessa si spaventava.
Quel bambino lo aveva amato come se fosse vero. Lei credeva che lo fosse. Il suo bambino e quello di Lex. La creatura che forse avrebbe reso Lex l’uomo che lei voleva convincersi che fosse. Quando credette di averlo perso qualcosa andò in pezzi nel suo cuore e nella sua anima.
La paura di non tornare ad essere come prima, che Clark potesse accorgersi di come era diventata più sospettosa e intollerante, a volte la assaliva. Si ritrovava a piangere in bagno, sola, a stringere i pugni fino a farsi male. Oppure a sfogarsi con qualcuno che non c’entrava nulla. O con qualcuno che c’entrava. Come Lionel Luthor.
Lo aveva trovato per caso alla diga, il giorno che inscenò la sua morte per scappare da Lex.
Lo aveva poi affidato ad una sua collaboratrice che pagava con i soldi che aveva rubato a Lex scappando, e che poi aveva fatto passare come liquidazione del divorzio.
Quell’uomo aveva fatto sì che Lex diventasse il mostro che era, e non il ragazzo un po’ impertinente che conosceva da una vita. Quell’uomo aveva permesso che Lex le facesse tutto quel male e aveva attentato alla vita del suo Clark. Doveva pagare. Lana stava ancora decidendo come, quando Lionel era riuscito a liberarsi e aveva anche capito che dietro la sua prigionia si nascondeva lei. Ovviamente Lana aveva negato, ma per quanto sarebbe potuta andare avanti senza che Clark scoprisse tutto?
Ma proprio il pensiero di avere un segreto del genere la rendeva terribilmente inquieta.
Non riusciva più a pensare lucidamente, da quando era tornata. Era lucida solo quando era con Clark, perché il faro del suo amore la guidava.
Si sentiva disperata e incompresa…non poteva confidarsi con nessuno e le sue paure l’attanagliavano. Anche quella sera aveva voglia di piangere, rigirata in modo che Clark non potesse vederla, con la testa sprofondata sul cuscino così che non potesse neanche sentirla. Piangere come faceva tutte le sere, ormai, quando la notte i brutti pensieri non la lasciavano sola e non poteva distrarsi.

Si girò dall’altra parte di nuovo e pianse. Pianse in silenzio e strinse forte le mani una contro l’altra, soffocando i singhiozzi.
Clark si mosse. “Mhhh…mhhh…Lex….”
Lana rimase paralizzata. Clark stava sognando…Lex?
Si girò pianissimo, asciugandosi subito gli occhi. Clark aveva un’espressione dolorosa in viso e contraeva e distendeva i muscoli di occhi e guancie in delle smorfie.
Lana capì che quello che i due si erano detti non era affatto una stupidaggine come Clark le aveva voluto far credere.
La parte Luthor che albergava in lei si mise subito sulla difensiva.
Perché Clark non era stato sincero? Nascondeva qualcosa? Non si fidava nuovamente di lei? Aveva un qualche affare in comunione con Lex? Forse Lex aveva scoperto di Lionel? Lo aveva detto a Clark? O i due uomini più potenti della città stavano tramando qualcosa per conquistare il mondo? Stavano organizzando qualcosa che avrebbe potuto danneggiarla?

Ad un tratto sgranò gli occhi come una maschera dell’orrore. Inorridì di se stessa.
Cosa stava pensando…quale parte della sua mente stava partorendo quei pensieri malati?
Clark non avrebbe mai fatto una cospirazione con Lex, non avrebbe mai potuto fare del male a lei, mai farne a nessuno. Le lacrime tornarono improvvise e brucianti, il pensiero di quello che era diventata la divorava. Guardava quel ragazzo meraviglioso vicino a lei, agitato nel sonno e pensava di non meritarlo più. Pensò di non averlo mai meritato. Se Lana fosse stata la principessina che lui aveva idealizzato, forse lei non si sarebbe mai innamorata di Lex. Se questa era la donna che era destinata a diventare, allora non era sicuramente quella giusta per Clark. Clark, che non era riuscito ad uccidere Zod perché si trovava dentro di Lex, ma che lei non avrebbe esitato a fare.

Erano giorni che si chiedeva cosa sarebbe potuto succedere se Clark avesse saputo di Lionel, e viveva nel terrore. Odiava mentire al suo uomo, cambiare voce se la chiamava in situazioni compromettenti. Ma ormai non riusciva a smettere di farlo. Ormai, le veniva naturale. Lana era forse rimasta Lana Luthor, piuttosto che diventare Lana Kent.
E non bastava adorare il suo uomo e non pensare minimamente a questo fardello ogni volta che facevano l’amore. La sottile alienazione tornava sempre a galla, ogni notte. Ed ogni notte faceva più male.

L’indomani Clark aprì gli occhi lentamente, si stirò come un gatto e si girò per guardare Lana accanto a lui. Ma Lana non c’era. Si alzò seduto e chiamò.
“Lana? Lana, dove sei? Tesoro, sei in bagno?”
Lana non lasciava mai il letto prima di averlo coperto di baci, anche se lui dormiva, ed infatti, lo svegliava sempre dolcemente. Si mise in piedi e si vestì con le prime cose che trovò nella cesta del bucato pulito. Scese le scale per andare in cucina.
Un profumo di pancakes lo avvolse. Lana era di schiena e stava armeggiando ai fornelli.
“Lana!”
La ragazza si voltò. Il viso era un po’ stanco, ma sorrise.
“Ciao amore!”
“Che fai? Come mai non mi hai svegliato?” Clark le cinse da dietro la vita con le braccia.
“Pensavo che dopo ieri sera mi avresti svegliato con doppia razione di dolcezze..” disse baciandola sul collo.
“Non ho dormito molto bene, Clark. Non volevo svegliarti così presto. E poi ti sto preparando queste, di dolcezze.”
“Allora sei perdonata!...ma che hai avuto? Qualche problema? Che c’è che non va?”
Lana posò la paletta per i pancakes e si girò tra le braccia di Clark.
“Stanotte hai sognato Lex.”
Clark sentì un brivido di terrore percorrergli la spina dorsale.
“Che-che dici? Come..?”
“Hai parlato nel sonno. Chiamavi il suo nome. Che significa Clark?”
“Lana…ecco…io…non so…non ricordo di…” Clark stava sudando freddo.
“Clark, cosa voleva davvero Lex? Ti sta coinvolgendo in qualche affare losco? Ha un nuovo piano di cui tu fai parte? Probabilmente vuole solo manipolarti.”
“Lana…ma no, che dici..” Clark era sorpreso. Non era questo quello che si aspettava di dover negare. “Lana, Lex non ha nessun piano…e io non potrei mai avallare un suo losco affare, né tantomeno farmi manovrare…ehi, ma che ti prende?” la domanda era sinceramene preoccupata.
“Clark…noi dobbiamo parlare.”
“Ti ascolto, sai che puoi dirmi qualunque cosa.”
“Questa devo dirtela per forza.” Il tono di Lana fece tremare Clark. Dio, che brutto presentimento. Sentiva nell’aria lo stesso tipo di tensione che aveva avvertito il giorno prima al castello di Lex.
“Sono qui per ascoltarti, amore mio.” Clark la guardò per rassicurarla, percependo il timore della sua piccola Lana.
“Clark…non posso più andare avanti così. Ho provato con tutta me stessa a lasciarmi ogni cosa alle spalle. Ma non ci riesco. Non sono più la Lana che conoscevi, Clark. Non mi ameresti come fai ora se vedessi di cosa sono capace adesso. Lex mi è entrato nelle vene mio malgrado, Clark. Non riesco più ad amarti come vorrei e non riesco ad odiare lui come dovrei. Non voglio vedere il nostro amore finire.”
“Lana, cosa..”
“No, Clark. Fammi finire. Non so se troverò mai più la forza di parlarti così. Tu comincerai a ricrederti su di me, finchè ti disinnamorerai ed io mi ucciderò per averti fatto questo…per averlo fatto a noi. Non starò qui ad aspettare, amore. Me sto andando. Lascio Smallville.”
“Lana..” Clark rise istericamente “Ma che stai dicendo…è appena un mese che viviamo insieme…che dici, io non potrò mai smettere di amarti…tu non fai niente di male…non preoccuparti di ciò che hai fatto quando eri con Lex…non eri davvero te stessa…ora ci sono qua io e non ti abbandonerò. Forse hai solo bisogno di tempo…se non sei serena… Affronteremo la cosa insieme.” Si avvicinò per abbracciarla, ma lei fece un passo indietro.
“No, tu non capisci Clark. Non riesco a guardarti in faccia per più di 10 secondi, per la paura che tu veda che mostro sono ora..”
Clark cominciava ad allarmarsi. “Ma quale mostro, Lana, che dici…sei sempre la mia piccola.”
“Clark. Non riguarda te. Riguarda me. Non puoi stare con me. Io ormai sono diventata come Lex. Sarei disposta a passare sopra a tutto per avere quello che voglio. Clark, mi farebbe troppo soffrire quello che penseresti…e come soffriresti anche tu…già come mi stai guardando ora è difficile da mandare giù. Me ne vado Clark. Ho già fatto le valigie.”
“NO! Lana no, tu non puoi credere davvero a quello che dici! Non puoi rinunciare a noi… io, io ti amo Lana…non voglio stare senza di te!...ma poi che significa?...e ieri sera allora? Tutto quello che c’è stato, quello che c’è sempre…perché non me lo hai detto ieri?” Il ragazzo stava piangendo.
“Amore mio..” Anche Lana cominciò a piangere e prese il volto di Clark tra le mani, guardandolo intensamente. “Ieri è stato bellissimo..e sarà per sempre così che vorrò ricordarmi di noi…mi sono decisa solo stamattina…ti giuro che ho tentato di farla funzionare, Clark, ma non si può aggiustare un vaso rotto troppe volte..” le lacrime le scendevano sul viso minuto.
“Lana…” Clark era disperato. La strinse forte a sé, come per bloccarla lì con lui. Lei affondò le sue piccole mani nel grande corpo del suo amore.
“Lana, ti prego, no…come faccio senza di te…perché deve essere così? Perché è stato sempre tutto così difficile tra noi?…è soltanto colpa mia…se solo ti avessi detto prima di me…tutto questo non sarebbe successo..”
“Clark, non dire così. Sono io quella che è rimasta con Lex anche quando sapevo che era Zod…ed ero io quella che voleva ucciderlo per questo..e che dopo ha finito per sposarlo. Non riesco più a stare con te. Devo andare via da qui, trovare un altro posto dove poter ricominciare a costruirmi una vita senza pensare all’odio per Lex, all’ossessione per lui, al tempo che ho perso con te, all’amore che non riesco più a darti. Può sembrarti egoista Clark, ma sto cercando di pensare a me. Perché salvando me stessa salverò anche te. Abbi fiducia. Forse un giorno sarò di nuovo capace di stare con te. Adesso non è possibile. Non ci riesco.”
Clark si abbassò di nuovo su di lei per stringerla, quasi cullandola. Lana piangeva e piangeva.
Quello che aveva detto era vero, ma la forza di lasciarlo era venuta solo dalla consapevolezza di star facendo il più grande sacrificio per il bene di Clark. Lei lo amava da morire, ma non poteva rimanergli accanto in quello stato. Avrebbe sofferto le pene dell’inferno, forse non avrebbe mai trovato nessun altro e non sarebbe mai stata più felice. Ma Clark non poteva avere vicino un’energia negativa. Rinunciare al suo più grande amore era la più grande prova d’amore.
Non sapeva se Clark se ne rendesse conto. Ma non le importava. L’unica cosa che le interessava era che Clark fosse felice e sereno senza rimpianti. E lei non poteva offrirgli questo.
Si staccarono con riluttanza.
“Mi lasci così?...mi fai i pancakes e te ne vai?” Clark contrasse il suo viso per il dolore. “LANA!! Non mi lasciare…ti amo, Lana, TI AMO!!”
“Io non ti lascerò mai..sarò sempre nel tuo cuore. Ti amo anch’io, Clark. Sopra ogni cosa. Ma doveva essere così…ti farò sapere se mi sono ambientata e come sto. Ma non cercarmi. Ti supplico.”

Si voltò, si diresse sotto la rampa delle scale e prese la valigia che aveva preparato.
Clark la osservava impietrito. Non poteva essere vero, i suoi sogni se ne stavano andando, la sua vita stava cambiando per sempre e lui avrebbe voluto non essere mai arrivato su questo pianeta, avrebbe voluto non aver portato tutti quei guai.
Lana aprì la porta, si voltò a guardarlo un’ultima volta per stamparselo bene in testa nella sua maestosità, nonostante ora gli sembrasse piccolissimo. Poi uscì.
Clark guardò in basso, gli occhi rossi e pieni di lacrime. Vacillò. Poi corse fuori.
“LANA!!!!” chiamò con tutto il fiato che aveva in gola. La donna si girò con il viso stravolto dalla disperazione. Clark le corse incontro e la abbracciò forte come non aveva mai fatto, e unì le loro labbra nel bacio più desiderato e più triste di tutta la loro vita. La baciò e la ribaciò. A lungo, senza lasciarla andare. Finchè Lana lo fermò.
“Ti amerò sempre Clark. Ricordalo.”

Lana sorrise tra le lacrime, singhiozzando ma sorridendo. Poi posò un altro piccolo lieve bacio sulla bocca di Clark e corse via sul suo pick-up. Doveva sbrigarsi, o non ce l’avrebbe più fatta a lasciarlo.
Clark allungò le braccia mentre lei andava, come per tenerla ancora a sé, e chiuse gli occhi continuando a sentire il suo profumo. Quando li riaprì, la macchina di Lana era già lontana.

5. Bruce


Lex non aveva dormito per niente bene. In realtà non aveva dormito affatto. Aveva continuato a ripensare a quello che aveva detto a Clark e pian piano la bottiglia di vino che aveva aperto era finita, ma neanche quello era servito a dargli un po’ di torpore.
Clark se ne era andato da casa sua velocemente, preoccupato per Kara, ma in apparenza non turbato più di tanto dalle rivelazioni che lui aveva fatto.
A Lex non importava che Clark ammettesse di essere un alieno venuto da lontano, la cosa che lo faceva impazzire era che non aveva potuto capire cosa pensasse riguardo a loro due.
Ovvio, non si aspettava che Clark gli gettasse le braccia al collo e gli dicesse che anche lui lo amava ancora come e più di prima, ma la sua reazione era stata indecifrabile e lui cominciò a pensare che il ragazzo che pensava di conoscere non esistesse più, ma avesse lasciato il posto ad un giovane uomo profondamente cambiato dagli eventi provocati da Lex stesso.

La sua amarezza venne interrotta dallo squillo del suo cellulare.
Numero privato. Lex si mise in allerta.
“Lex Luthor.”
“Passa sulla linea criptata. Il cardellino è finito nella rete.” Disse l’uomo dall’altra parte.
“Ci sono in 20 secondi. Chiudo.”
Lex aprì velocemente il retro del suo telefono, tolse la scheda e la sostituì con un’altra con fare deciso. Dopo pochi attimi l’apparecchio suonò di nuovo.
“Ok, linea protetta, Bruce. Che hai per me?”
“La ragazza è stata catturata come temevamo; abbiamo trovato il chip che le avevamo applicato manomesso in maniera professionale. Ora credono che qualcuno di grosso sia responsabile per lei. Non è una cosa positiva, Lex.”
“Che informazioni hai su questa gente, e perché Kara si trovava lì?”
“Questo non lo so. Era tuo compito procurarti questa informazione dalla tua fonte.”
“La mia fonte non è molto collaborativa al momento.”
“Qualunque cosa stesse cercando la ragazza in quel magazzino, dubito che abbia a che fare con le attività dell’organizzazione intaccata.”
“Intaccata? Che significa intaccata? Bruce, parla chiaro, di che attività parli?”
“Le saracinesche del magazzino sono state scassinate. Gli scatoloni stoccati all’interno risultano tutti aperti ed ispezionati uno per uno. Sono decine di centinaia, Lex. Non riesco a capire come abbia potuto fare da sola ad aprirli tutti in così poco tempo.”
“Ti ho detto che è una ragazza speciale, Bruce.”
“Comunque sia, sono risalito allo pseudonimo che firma le ricevute degli scarichi merci. KOS, si fa chiamare, ed è saltato fuori che quei carichi di materiali non partono dalle stesse ditte indicate nei documenti. Falsificano la provenienza della merce perché non acquistano proprio niente. Credo si tratti di riciclaggio di denaro sporco. Molto comune a Gotham. Il problema è che ora possono pensare che la ragazza sia un’infiltrata di qualche corpo speciale. O peggio. Forse l’hanno vista all’opera e hanno intuito quello che penso anch’io.”
“Cioè?”
“Che sia una mutante da roccia meteoritica. Perché è questo che è, vero, Lex?”
“Si era detto niente informazioni personali sul soggetto, mi sembra. Non al momento, almeno.”
“Lex, forse dovrei sapere se Kara proviene dal tuo 33.1 o se ha delle abilità particolari. Non sappiamo le prossime mosse di questa Kos e cosa sanno o hanno intenzione di fare di lei.”
“Kara non potrebbe mai essere un prodotto del 33.1. Credevo di averti spiegato quanto fosse malsano quel progetto. Non esiste più. E lei è quanto di più opposto possa esserci.”
“Ok, Lex, cercavo solo di capire cosa potrebbero farle in realtà. Mi sembra che sia piuttosto forte, ma non vorrei che avessero usato delle maniere drastiche.”
“Bruce, ti prego, occupati personalmente del sopralluogo al magazzino. Io cercherò di arrivare quanto prima con la mia fonte.”
“D’accordo allora. Mi metto in azione. Ce la fai ad essere qui in 2 ore?”
“Ci provo. Preparo il jet. Grazie amico, a dopo. Tengo la linea criptata.”
“Ottimo. A dopo Lex.”

Clark era sdraiato sul divano del suo fienile. Guardava il soffitto e piangeva. Lana se n’era andata. La sua vita si stava letteralmente sconvolgendo.
Lei non c’era più, Lex conosceva il suo segreto e diceva di amarlo, Kara era sparita e forse era in pericolo.
Il dolore gli bloccava il respiro. Continuava a pensare a Lana, alla sensazione che lei lo avesse lasciato per permettergli di fare l’eroe e si sentì ancora una volta incapace di sopportare questo peso di una responsabilità così grande.
Forse non la voleva.
Non era giusto, non l’aveva chiesta.
Si sentì un po’ più vicino a Lex. Come lui, sentì di avercela con qualcosa di ineluttabile.

Ad un tratto il suo super udito captò il telefono in cucina che squillava. Si alzò e in un nanosecondo rispose, ancora con le lacrime che scendevano.
“S-si?”
“Clark, Lex. Notizie di tua cugina.”
“Ah.” si sentì un po’ più lucido “o-ok, dimmi..” ma le parole erano soffocate.
“Clark, cos’è quella voce? Che hai, amore mio?” Lex sentì la sua voce che usciva dalla sua bocca prima che potesse controllarsi e fermarsi. Sentì Clark ingoiare improvvisamente il respiro dall’altro capo. L’alieno strinse forte le mandibole, poi disse, facendo finta di ignorare come lo aveva chiamato Lex :
“Che hai saputo?” Lex rimase deluso, anche se quelle due parole gli erano uscite così, senza volerlo, ma cercò di darsi un tono.
“Clark, devi venire qui subito. Tra 2 ore dobbiamo essere a Gotham City. E quando dico subito, intendo che puoi correre come sai fare. Fuori c’è il jet. Ti aspetto davanti al portone.” Lex chiuse il telefono, se lo mise in tasca pensando a come aveva sentito Clark abbattuto. Si chiese se non fosse lui la causa della sua tristezza e una fitta di panico gli strinse la gola. Si girò per prendere le chiavi, quando si trovò Clark improvvisamente di fronte e quasi non lo urtò.

“Vestiti come per andare in moto. Non ci serve il tuo jet.” Disse Clark serio.
Le lacrime non c’erano più, si era cambiato giacca e una sensazione che non sapeva descrivere lo pervadeva. Una sensazione nuova, strana, ma bella. Il suo cuore attutì un poco il suo lamento di dolore in fondo alla sua anima.
Lex spalancò gli occhi per la sorpresa, poi fece un sorriso enorme e allungò una mano per accarezzare il viso di Clark. Ma lui gli afferrò il polso con decisione e lo fermò.
“Sbrigati a vestirti e intanto raccontami.”
La presa della mano di Clark sul suo polso lo elettrizzò. Non si erano più toccati, da quando lui lo aveva portato in ospedale giorni prima, ma Lex era incosciente e non ricordava nulla. Il contatto bastò per farlo stare bene, anche se notava come Clark fosse riluttante. Ma già il fatto che non lo stesse respingendo veementemente, rappresentava molto per lui.
“Credi che faremo prima?” Lex cercò di stare sui binari che proponeva Clark, e gli lasciò condurre il gioco.
“Sicuramente. Mettiti un casco e la tuta.”
“Scusa, come hai intenzione di trasportarmi?”
“Ti aggrapperai a me ed io ti terrò con un braccio. Non ti lascerò cadere.”
Clark risentì nella sua testa le parole appena dette. Guardò Lex intensamente, ma distolse subito lo sguardo, cercando di mascherare il suo imbarazzo. Si sentiva terribilmente vulnerabile, in quel momento, e sapeva che Lex ne avrebbe approfittato appena se ne fosse accorto. Solo non sapeva in che modo avrebbe potuto farlo, e sia che fosse in senso buono o cattivo, la cosa lo turbava.
Lex sentì le gambe vacillare. Aveva visto uno slancio di dolcezza in quelle parole, finalmente una prima reazione diversa dai convenevoli, e gli sembrava buona!
Inoltre aveva anche un po’ timore di quello strano e per lui nuovo modo di viaggiare.
“Ok…” Lex aprì il guardaroba nell’ingresso “ ecco la tuta..” tolse la giacca e indossò la tuta velocemente sui vestiti. “..e il casco…Ci sono Clark.”
“Non mi stai dicendo di Kara. Non potrai parlare, mentre corro.” La nuova sensazione continuava a farlo stare un po’ meglio.
“L’ha rapita una società che ricicla denaro sporco. Bruce teme che possano aver capito che è..ehm, speciale,..sta per fare un sopralluogo della zona di scomparsa. Gli servirà il nostro aiuto…Voglio dire, principalmente il tuo…”
Si guardarono negli occhi. Clark sorrise impercettibilmente, Lex un po’ di più.

Lex chiuse il portone alle sue spalle e fece cenno al pilota che non aveva più bisogno di lui.
Appena quello svoltò l’angolo Clark si avvicinò a Lex. “Sei pronto? Aggrappati e reggiti forte.” Lo guardò sinceramente preoccupato e Lex, sentì il suo battito accelerare.
“Ok, Clark.” Chiuse la visiera del casco e mise il braccio sinistro sulla schiena e quello destro sulla spalla sinistra di Clark, abbracciandolo per sorreggersi. Clark gli cinse la vita con il suo braccio destro. Poi si girò a guardarlo, imbarazzato ma facendo finta di niente e disse : “Corro fino a Gotham, poi mi dici l’indirizzo preciso.”
“Si, Clark…ma… ecco..sei sicuro..”
“Hai paura, Lex? Saremo arrivati prima che tu possa rendertene conto. Non guardare intorno. Chiudi gli occhi.”
Lex si strinse a Clark in un abbraccio che era molto più di una presa di sicurezza. Clark sentiva il battito accellerato di Lex, ma fece finta di ignorarlo.

Poi corse.
Corse veloce come sapeva, tenendo saldamente Lex stretto sul suo fianco destro. La velocità faceva sussultare il corpo del miliardario, ma Clark lo sorreggeva talmente forte che le oscillazioni erano minime.
Lex teneva gli occhi semi chiusi, percepiva la potenza dell’aria che gli si spalmava contro, schiacciando quello che aveva indosso sul suo corpo, e sentendo il vento entrargli nelle fessure delle vesti. Aveva l’enorme braccio di Clark intorno alla sua vita e si sentiva sorretto come da una morsa d’acciaio. Da quel poco che vedeva scorgeva il collo e i capelli di Clark e si strinse ancora di più a lui.

Furono a Gotham in 15 minuti. Durante il viaggio non si erano ovviamente parlati, ma quando arrivarono e Clark posò Lex a terra, quello si tolse il casco e fissò l’altro a bocca spalancata e con gli occhi sgranati. Non parlò ancora per qualche secondo.
“Oh, mio Dio…Clark…è, è…è incredibile…hai davvero fatto molto prima che se avessimo preso il jet…come-come si fa ad abituarsi ad una cosa del genere…voglio dire..”
“Dimmi l’indirizzo preciso, Lex. Non perdiamo tempo.” Clark cercò di cambiare discorso. E Lex non voleva infastidirlo.
“Si, giusto, scusa, Clark. Allora…” tirò fuori dal taschino della camicia un foglietto
“ ecco…prima però dovrei sentire Bruce e liberarmi di questi vestiti”.
“Allora facciamolo.” Clark cercava di concentrarsi solo su Kara, perché in effetti la sua premura era impellente, ma cercava anche di evitare situazioni ambigue con Lex, soprattutto ora che sentiva questa nuova sensazione crescergli dentro, e, poiché non l’aveva ancora decifrata, si muoveva con cautela. Lex prese il suo telefonino.
“Bruce, sono io..sono già qui…E’ complicato da spiegare, meglio che tu lo veda di persona..”
Clark lo guardò malissimo con aria interrogativa, ma Lex gli fece cenno di star calmo.
“Ok, allora arriviamo da te tra pochissimo…no, proprio tra pochissimo, apri il cancello.” Disse Lex divertito. Clark continuava a guardarlo male, ma non troppo.
“Lex, sapevo di non potermi fidare di te…hai intenzione di dire a questo tizio la verità su di me?”
“Clark, non devi preoccuparti. A parte il fatto che Bruce non è esattamente un ‘tizio’ normale, te ne renderai conto da solo, ma davvero non avrei saputo come spiegargli che siamo già qua…non sono bravo a nascondere questo tipo di cose..”

Lex cambiò espressione, si rese conto di aver fatto una gaffe, perché quella suonava proprio come una frecciata al comportamento che Clark aveva sempre avuto con lui, ma di certo Lex non poteva permettersi di rinfacciarglielo, ora che era stato capace di nascondere cose ben peggiori.
Clark si girò dall’altra parte. “Bene. Sbrighiamoci comunque, mia cugina è in pericolo.”
Lex rimise il casco e chiuse la lampo della tuta. Clark si voltò di nuovo verso di lui e lo strinse ancora per sorreggerlo.
I loro visi erano vicini anche se li separava il casco di Lex.
“L’indirizzo.” Disse Clark guardando Lex negli occhi, turbato dalla vicinanza del corpo del miliardario.
“Crest Hill, villa Wayne.” Rispose Lex, sperando che la visiera del casco nascondesse come i suoi occhi si stavano sciogliendo dentro quelli di Clark.

Furono lì in 15 secondi. Bruce Wayne aveva lasciato il cancello davvero aperto, e dopo aver attraversato l’enorme giardino, Clark e Lex entrarono nell’androne, dove li attendeva Alfred, il maggiordomo, complice, amico e mentore di Bruce.
“Buonasera signorino Lex, sono contento di rivederla.” l’uomo fece un inchino accennato e sorrise a Lex e Clark.
“Salve, Alfred!..non cambi davvero mai!...non ci siamo visti per anni…ma ultimamente sembra che stiamo recuperando il tempo perso!” Lex si avvicinò posando una mano sulla spalla del maggiordomo e guardando alternativamente lui e Clark, come per presentarli virtualmente.
“Per me è un piacere, spero lo sia anche per lei..” rispose l’uomo.
“Certo che lo è…l’unica cosa, potresti non chiamarmi ‘signorino’? direi che sono passati un po’ di anni da quando venivo a studiare qui con Bruce…” Lex unì le sopracciglia in un espressione di giocosa supplica.
“Come desidera, signorino Lex.”
“Appunto.” Disse Lex verso Clark con una smorfia di sufficienza.
“Chi è il suo giovane amico, Lex?”
“Questo è Clark Kent, Alfred…l’essere migliore del mondo. E tu sei proprio la persona giusta per appurarlo, con la tua saggezza..” Lex si voltò a guardare l’uomo che amava e lo fissò, per fargli capire che era sincero.
Clark si sentì imbarazzato per quel complimento di fronte all’uomo attempato, ma notò l’espressione devota di Lex e abbassò gli occhi perché non ce la faceva ancora a sostenere quegli sguardi.
“Molto piacere di conoscerla, Mr Kent.” Alfred riaccennò un inchino.
“Piacere mio, signor Alfred.”
“Bene, Lex, Bruce vi sta aspettando e credo che sia meglio non indugiare oltre. Vi faccio strada.”
Poi l’uomo si avvicinò di più a Lex e parlò più a bassa voce.
“Mr Kent è fidato, Lex? Possiamo portarlo nella caverna?”
“Assolutamente si, Alfred. Come nessuno mai.” Lex si girò verso Clark e gli sorrise dolcemente.
Clark aveva sentito ogni parola e si domandava di che stessero parlando.

Già entrare in quell’ascensore ipertecnologico che li aveva portati così in basso sotto terra fu per Clark una sorpresa, ma quando le porte si aprirono, non potè credere ai suoi occhi.
Si trovava in un’enorme caverna, scura e umida, ma attrezzata con moltissimi strumenti che davano l’idea di stare avanti anni luce a quelli normalmente in uso in superficie. Ovunque c’erano pipistrelli sulle alte pareti e il loro svolazzare risuonava da un muro all’altro.
In un lato sulla destra si trovava una specie di automobile, che sembrava uscita da un fumetto. Aereodinamica e color blu notte, aveva delle ruote enormi e delle specie di reattori nella parte posteriore.
Un’enorme postazione operativa si ergeva quasi di fronte a lui, con uno schermo gigantesco e una poltrona scura in pelle di fronte.
La poltrona si girò, e comparve un giovane uomo sulla trentina, con il viso scolpito e l’espressione fiera. Bruno e con la pelle olivastra, emanava un fascino misterioso e dava l’impressione di avere una maturità maggiore a dispetto della sua giovane età. Quando si alzò per andare loro incontro, Clark notò che aveva un rigoglioso fisico d’atleta professionista, le spalle enormi e i muscoli grandi quasi come i suoi, il che gli sembrò incredibile per un essere umano.
L’uomo abbracciò Lex velocemente, poi si girò verso di lui, guardando alternativamente prima Clark e poi Lex.
“Salve, Lex. Avete fatto davvero presto. È questo il ragazzo di cui mi parlavi? Ciao…Clark, vero? Io sono Bruce Wayne.” Gli tese la mano e quando Clark l’afferrò sentì la presa forte e sicura e vide gli occhi buoni e intelligenti.
“Piacere, Bruce…posso sapere cosa sai di me, oltre il mio nome, e che cosa sta succedendo?”
Disse Clark con tranquillità, ma lanciando occhiate veloci a lui e Lex. Non si fidava ancora totalmente.
“Bhè, Clark, a dire il vero non so molto…tranne il fatto che Lex sembra tenere moltissimo a te…”
Bruce guardò Lex divertito, ma sia Clark che Lex guardarono altrove per evitare l’imbarazzo.
“…e che sei stato capace di farlo tornare ad essere il ragazzo che studiava economia con me…dopo che, diciamocelo, non era proprio in lizza per il miglior uomo dell’anno…” continuò Bruce.
“Stavo cominciando a pensare di doverlo riempire di botte..ma sembra che abbia improvvisamente cambiato fronte e abbia ritrovato la verve positiva dei suoi 20 anni…abbiamo fatto i 2 anni di college assieme, ma poi ci siamo persi di vista e ultimamente avevo cominciato a leggere strane e brutte cose sui giornali…si dice che abbia ucciso la moglie..” Bruce lo diceva senza crederci.
Clark si irrigidì al pensiero di Lana, e di tutto quello che era successo tra loro 3.
“No, non l’ha uccisa…ma è come se lo avesse fatto…e una parte di me è morta con lei..”
Clark guardò Lex pieno di dolore e rammarico.
Lex avvampò e si senti svenire. Si allentò il colletto della camicia. Bruce percepì la tensione tra i due e cercò di cambiare discorso.
“Bhè, comunque sia, Clark, mi sembra di aver capito che tu e quella ragazza, tua cugina, credo, siate delle persone emh…‘molto dotate’…Lex mi ha fatto capire che Kara poteva correre dei pericoli a causa delle sue potenzialità, e così abbiamo applicato un microchip nei suoi capelli. Abbiamo pensato di agire per il meglio, visto che Lex afferma che tu e lei siete una benedizione per l’umanità e potreste aiutare ad estirpare il male nel mondo….che guarda caso, Clark Kent, è proprio quello di cui mi occupo io.”

Clark guardò Bruce con un’espressione mista di sospetto e meraviglia. Poi si girò verso Lex.
“Puoi darci un minuto, Bruce?” disse infine.
“Senz’altro. Intanto faccio portare del tè nero. Ho una miscela himalayana che stimola la concentrazione. Alfred, saresti così gentile?”
“Certo, signorino Bruce.”
Alfred sparì verso l’ascensore e Clark si avvicinò a Lex prendendolo per le spalle e spingendolo quasi contro un muro lì vicino.
“Insomma, Lex, che cosa sa questo tipo di me, eh? Perché lo hai messo in mezzo, che cosa volete da me e Kara?” gli occhi cominciavano a farsi torvi.
“Non hai nulla da temere..Clark, ti prego, fidati di me.” Lex lo guardava implorante fissandolo negli occhi. “ Ti ho già detto che non potrei mai più farti del male..ti scongiuro, credimi! Se mai mi hai amato nella tua vita, non dubitare ora. Voglio solo proteggervi. E Bruce è molto più simile a te di quanto tu non pensi. La sua è una missione simile a quella del tuo amico arciere verde…quel tipo che mi ha quasi ammazzato.
Parlaci, fidati di lui. Anche lui ha delle abilità prodigiose e una doppia identità. Chiediglielo. Se non ti fidi di me, fidati di lui..”
Clark allentò leggermente la presa, ma continuava a fissarlo incupito.
“Come posso fidarmi di uno che crede in te dopo tutto questo tempo che non vi frequentate e nonostante sappia del male che hai saputo fare?”
Lex si era stretto nelle spalle sotto la pressione delle braccia di Clark, aveva la fronte sudata e un’espressione disperata. I suoi occhi bruciavano.
“Gli ho dato una buona motivazione per fidarsi…una specie di assicurazione.” Le parole uscivano secche, tese. “Bruce non è uno che va per il sottile Clark, credimi. Per favore, fidati di lui. Dobbiamo salvare Kara…Clark…ti prego…io voglio solo…”
“Ehi, Clark, invece di tormentare inutilmente Lex, perché non vieni qui a vedere.”
La voce di Bruce risuonò alle spalle del giovane alieno e fu provvidenziale per l’alto grado di imbarazzo misto a tenerezza che Clark e Lex stavano provando.
Clark mollò Lex e si avvicinò alla grande scrivania di Bruce.
“Ecco la foto aerea del magazzino. Si trova alla periferia di Gotham. Voglio fare un’incursione, ma ho bisogno di qualcuno che mi guardi le spalle…o forse potrei guardarle io a te…so che sai fare molte cose che io non immagino neanche.”gli disse Bruce.
Clark si girò di nuovo verso Lex, poi fronteggiò Bruce e disse:
“Che ti ha raccontato, eh? E tu, che cosa sai fare? Qual è la tua doppia identita? Per chi lavori?”
“Quante domande, giovane amico. Mi piaci perché sai quello che vuoi, anche se sembri un sempliciotto.” Bruce sorrise con quel suo viso aperto ma misterioso e continuò cercando di tranquillizzare Clark.
“Io non lavoro per nessuno. Sono io il boss di me stesso. Ho perso i miei genitori e per poco anche la mia anima a causa della pazzia omicida dell’essere umano. Ed ora combatto tutto ciò che ostacola il divino progredire naturale delle cose. Di giorno sono Bruce Wayne, l’uomo d’affari. Di notte indosso una tuta che mi conferisce maggiore forza ed agilità…Qui in giro mi conoscono col nome di Uomo-Pipistrello…divertente e spaventoso insieme, non trovi? Ho studiato dei congegni meccanici che mi permettono di muovermi in dimensioni poco conosciute dagli altri uomini, come aria, velocità superiore alla norma, altezza…le mie abilità nelle arti marziali mi conferiscono rapidità e potenza, e mi insegnano l’equilibrio interiore. Tu ce l’hai un equilibrio interiore, Clark?”
Clark si trovò spiazzato.
“Io…io, si, credo di averlo, anche se ultimamente è stato messo a dura prova…”
“Mi dispiace…ma devi ritrovarlo, se vogliamo aiutare tua cugina. Non puoi permetterti di non essere lucido. Adesso fammi vedere di cosa sei capace, ne ho bisogno per capire come impiegarti.”
“Cosa? Che intendi? Io..non so se..”
Bruce si mosse così velocemente che Clark lo vide all’ultimo, mentre estraeva un grosso coltello seghettato e glielo puntò vicinissimo alla gola fermandosi un centimetro prima.
“Intendo, fammi vedere che sai fare cose migliori di questa.” Gli sussurrò Bruce a 5 centimetri dalla faccia. “O di questa.”
Alzò un braccio dal quale partì con un sibilo una specie di rampino, che andò a fissarsi saldamente ad una parete, sollevando Bruce molto in alto da terra. L’uomo si girò su se stesso con un salto avvitato all’indietro ed atterrò su una roccia della caverna ad una ventina di metri di distanza.
“Allora Clark…Credo che tu sappia fare di meglio. Kara ha bisogno di noi. O vuoi che vada solo?”
Clark sbalordito si girò verso Lex, che era rimasto lì in silenzio a guardare, e vide che non sembrava affatto sorpreso. Si rese conto che era arrivato il suo turno. Ma mostrarsi a Bruce voleva dire mostrarsi a Lex, e anni e anni di fughe da quella situazione lo bloccavano.
“Voglio che lui se ne vada.” Disse a Bruce indicando Lex.
“NO! Clark! Perché? No, io..” Lex si sentì morire. Guardò Clark ma lui non si girò. Poi guardò Bruce spaesato.
“Vai Lex, è meglio. Lascia fare a me.” Gli fece cenno Bruce. I due uomini si guardarono e Lex capì che solo Bruce Wayne ora poteva aiutarlo.
“Raggiungi Alfred. E bevi il tè con lui. Non scendete subito. Portatecene un po’ tra breve. Và ora.”
Lex seguì il consiglio dell’amico, fissò di nuovo Clark prima di incamminarsi verso l’ascensore, ma quello piegò ancora di più la testa dall’altro lato.

“Allora Clark, fammi vedere”
Clark si portò in un battito di ciglia sulla roccia dove si trovava Bruce e lo afferrò sollevandolo completamente in aria. Sdraiato sulle mani di Clark, Bruce sorrise e disse:
“Grandioso…e poi?”
Si ritrovò seduto sulla poltrona senza accorgersene, mentre Clark stava puntando la sua vista laser su un sasso che si stava liquefacendo. A quel punto Bruce spalancò la bocca.
“Prodigioso…ma, ma tu…non sei…”
“Umano? No, non lo sono. Puoi spararmi con quello che vuoi, la mia pelle resiste al fuoco, alla pressione, alle pallottole. Se soffiassi più forte che posso, della tua villa non rimarrebbe nulla….
Bhè, mi sto fidando di te…spero sia fiducia ben riposta. Ma tu perché ti fidi di Lex?”
“La tua fiducia è più che ben riposta in me, giovane uomo d’acciaio. Abbiamo lo stesso scopo, a quanto mi dice Lex. Salvare tutto e tutti. Il mondo. Dammi la mano, compagno. Sento che stasera è nata una fratellanza.”

Lo sguardo di Bruce era limpido e sincero, Clark gli sorrise e si strinsero tutte le 4 mani.
“Ok, Bruce. Mi fido. Ma non mi hai risposto. Sai quello che aveva architettato Lex col 33.1?”
“Si, lo so, Clark. Me lo ha confidato lui stesso. Non so cosa abbia in mente, ma lo vedo disperato, sofferente, come se volesse espiare una colpa…anche io ho passato una condizione simile tempo fa e riconosco quello sguardo. So che la vostra amicizia ha subito una frattura forse irreparabile, ma lui mi ha chiesto una cosa prima di aiutarlo con questa cosa di Kara.”
“E qual è?” Clark sentiva la gola secca.
“Mi ha detto che se ci fosse stato bisogno di fare uno scambio di persona, o se si fosse presentata l’occasione per salvare uno di voi due cugini, di non farmi scrupoli ad ucciderlo o a lasciarlo uccidere dai rapitori. E lui sa che io potrei anche farlo, per una causa maggiore.”
“COSA?” Clark guardò in basso, perso, disorientato, incredulo.
“Poi mi ha anche fornito tutte le carte che servirebbero, alla sua morte, per poterti lasciare tutti i beni che ha. Ha detto che si fida solo di me, perché sono la persona che più gli ricorda te…” Bruce fece un sospiro. “Una curiosità, che cosa diavolo è successo tra voi due?”
Clark sentì le lacrime cercare di uscire dai suoi occhi, ma non riusciva ancora a piangere per Lex.
Però nel suo cuore sentiva il dolore per la perdita di Lana mischiarsi a quello di star forse prendendo le decisioni sbagliate con il suo ex-amore. Tirò su lo sguardo verso Bruce.
“La storia è davvero troppo lunga, Bruce, e non capiresti. Sappi solo che ci siamo voluti troppo bene e che quando quel bene è finito ci ha lasciati svuotati. Ma non credo che si possa più fare nulla in merito.”
“Non dare niente per scontato, Clark. Io ero quasi morto sulle montagne del Tibet, finchè la forza della vita mi ha portato dove sono ora. Ed io non sono un super-uomo come te…cioè, forse sono un uomo super..” sorrise facendo l’occhiolino.
“Ora andiamo di sopra da quei due. Ho bisogno del mio tè per pensare al piano che intendo esporti.”


Lex ed Alfred sedevano nella grande cucina di legno, Alfred parlava a voce bassa con modi da lord inglese, mentre controllava qualcosa che cuoceva nel forno, ma Lex non sembrava ascoltarlo con interesse. Quando vide Clark e Bruce saltò dalla sedia.
“Ehi, stavamo per scendere, non volevo disturbarvi..” disse.
“No, ho bisogno di rilassarmi un attimo, prima di metterci in azione” fece Bruce.
Poi diede un colpetto di intesa ad Alfred e disse: “Vecchio mio, vieni con me a prendere l’equipaggiamento che ci servirà per la missione. Voi aspettate qui…non ho intenzione di svelarvi proprio tutti i segreti della mia bat-caverna! Ci metteremo forse un quarto d’ora.”
“Fate come se foste a casa vostra.” Aggiunse il fidato maggiordomo.
Appena furono soli, un imbarazzante silenzio calò. Lex lo ruppe per primo.
“Clark…mi spiace se…”
“Sei matto Lex?”
“Cosa?...che dici?”
“Sei matto a chiedere a Bruce di rischiare la tua vita?” Clark lo guardava quasi furioso.
“Te lo ha detto? Che bastardo! Gli avevo raccomandato di non farlo!”
“Lex..”
“Clark, è più importante che tu e Kara vi salviate, non possiamo sapere chi è questa gente. Io sono una buona merce di scambio..”
“E tu pensi che io potrei vivere con questo rimorso?” Clark cambiò espressione. Lo sguardo si fece meno duro.
Lex si avvicinò e gli prese la faccia tra le mani.
Clark non si divincolò, ma gli afferrò i polsi pronto a tirarlo via se necessario.
“Non so se tu potresti…io non potrei vivere se ti succedesse qualcosa. O a tua cugina. Per il dolore che proveresti TU.” Gli occhi azzurri si fecero tristi. “Tanto la mia vita non ha comunque senso se tu non puoi farne parte. Ti amo tanto, Clark…Se potessi fare qualunque cosa per farmi perdonare…ti prego torna con me...”
La sua faccia si avvicinava sempre più, Clark lo fissava passando da un occhio all’altro, ma cominciando a stringergli i polsi.
Lex posò un piccolo bacio sulle labbra di Clark e rimase lì immobile a fissarlo, con la bocca sulla sua. Clark spinse i polsi di Lex lontano dal suo viso e indietreggiò.
“Lex, BASTA!! Così peggiori le cose…Io sto troppo male…non riesco a pensare a noi, ora! Lana se n’é andata e non tornerà mai più…mi ha lasciato! Mi ha lasciato per colpa nostra! TUA e MIA!” Clark urlava disperato, ora le lacrime scorrevano libere sulle guancie.
Lex si sentì svenire di nuovo.
“Come, se ne è andata? E dove? Oh, mio Dio…non la rivedrò più”.
Lex abbassò la testa, guardando allucinato verso il basso.
Pensò alla piccola dolce ragazza che aveva visto crescere e alla donna in fuga che era diventata. Principalmente per colpa sua.
“Chi si prenderà cura di lei, ora, se tu non sarai al suo fianco?…Cazzo, Clark! Dove è andata!?! Dobbiamo trovarla!!” urlò quasi più disperato del suo amico.
“Non lo so, Lex, non lo so…Ha detto che non vuole essere trovata.” Clark singhiozzava “Mi manca da morire e non so se la rivedrò mai!”

Lex pensò che Lana era davvero la donna più in gamba che conoscesse.
Li aveva lasciati tutti e due. Abbandonati a loro stessi e liberi di potersi ritrovare, di chiarire per sempre il loro rapporto. Perché forse, in quegli anni, aveva capito che lei era la seconda scelta di entrambi. Che c’era sempre stato qualcosa tra loro tre, ma che lei non era la protagonista principale.
Ed ora stava scappando per riuscire a sopravvivere al dolore di non poter stare né con l’uno, né con l’altro. Ma con enorme dignità.

Clark continuava a piangere in silenzio. Lex lo abbracciò, quasi cullandolo.
Per un attimo Clark si abbandonò sulla spalla di Lex, chiudendo gli occhi, ma poi si tirò via, guardandolo col viso sconvolto.
“Lex, per favore, lasciami in pace…Ora sto veramente male…Non riesco neanche a parlarti…non so quello che sento per te. Non so se ti odio, se voglio che tu sparisca o...
Se provo ancora qualcosa per te.” Disse guardando di lato.
Lex gli prese di nuovo il viso tra le mani, girandolo per farsi guardare, ma questa volta Clark non afferrò i suoi polsi.
“Sì, che provi ancora qualcosa per me…Io lo sento. Non può essere finito tutto…perché era troppo grande. Clark…neanche il mio odio è riuscito a sopprimerlo..” Lex lo fissava con dolcezza. Un leggero velo di lacrime incipienti risalì nei suoi occhi.
“Lex, lasciami...”
“Clark, ti ricordi quando abbiamo fatto l’amore per la prima volta?”
Clark alzò lo sguardo su quello di Lex. I suoi occhi verdi erano quasi persi in quelli grigi di Lex, ma non del tutto.
“E’ stato il giorno più bello della mia vita, Clark, e io ti amo proprio come allora. Ti prego…cerca di ricordare come eravamo…possiamo ancora andare avanti. Insieme. Clark…”
Si protese molto lentamente per baciarlo di nuovo, ma Clark si divincolò e uscì dalla porta-finestra a super velocità. Lex potè sentire solo la corrente d’aria che si era lasciato dietro.

Fuori nell’aria del giardino di Bruce, Clark sentì i raggi del sole giallo della terra ridonargli quelle forze che gli sembravano inferiori al solito.
Stava tramontando, ma era ancora abbastanza luminoso per svolgere la sua funzione.
Si girò verso la villa, pensando a cosa era appena successo, a Lex, a Bruce, a Kara.
Poi ad un tratto avvertì un dolce e squisito profumo che veniva dalla cucina in cui si trovava un momento prima.
Si ricordò di Alfred piegato sul forno e riconobbe l’odore di un dolce al cioccolato.
Improvvisamente, squarciante come un fulmine, tutto ritornò davanti ai suoi occhi, così come se lo stesse vivendo in quel momento. Una sera di 6 anni prima.


6. La prima volta



“Sei sicuro che i tuoi non sospettino nulla?”
“No, tranquillo, ho detto che andavo da Chloe.”
“Da CHLOE?” Lex alzò un sopracciglio come solo lui sapeva fare. “Scusa, e perché hai deciso di mettere in mezzo Chloe?”
“Bhè, abita più lontano di Pete, così non possono passare a controllare. E se chiedessero conferma a Pete, lui si insospettirebbe..”
“Sì, ho capito questa *furbata*, ma non hai risposto a quello che ti ho chiesto.”
“Ho inventato che il padre è fuori e che ha paura di dormire sola.”
Di nuovo il sopracciglio alzato. Clark capì finalmente cosa voleva davvero sapere Lex.
“Lex se intendi dire che tra me e lei ci sia del tenero, sei fuori strada. Prima forse, ma credo che per ora la mia testa sia già abbastanza sottosopra…E poi i miei sanno che lei è la mia migliore amica.”
“Ah, capisco. La tua testa è sottosopra.” Lex fece un sorrisino di circostanza “Ci credo, non fai altro che sbavare dietro a Lana Lang…almeno le dicessi quello che provi, se non altro smetteresti di pensarci continuamente.”
Lex distolse lo sguardo da quello di Clark e abbassò gli occhi.
Clark percepì di nuovo l’ansia che provava Lex quando era in competizione con qualcuno.
“Lex, non sono venuto per parlare di Lana. Non penso più a lei come prima, lo sai.”
Clark si fece più vicino all’amico e Lex si voltò nuovamente a guardarlo.
I loro occhi si legarono, quelli verdi dentro quelli azzurri e Clark sorrise dolcemente.
“Non sai quanto ho desiderato questo giorno, Clark..”
“Oh, sì, invece lo so, perché io non faccio altro che pensarci, da quando me l’hai promesso.”

Avevano passato mesi a rincorrersi. Lex annoiato da quelle inutili stronze che facevano finta di tenere a lui e Clark preso dietro a Lana Lang.
Poi la sua mente ritornò a come finalmente la loro storia era diventata tale.

Ripercorse tutti i baci rubati, gli sguardi, le risate, gli abbracci che si erano scambiati.
La loro voglia di amarsi, sentirsi, darsi, ascoltarsi, toccarsi. Di essere uno perso dell’altro.
Rivide gli incontri segreti nei posti più impensati, per scambiarsi baci mozzafiato, o infilarsi le mani nei vestiti e lasciare che le loro lingue imparassero il loro sapore e i loro nasi il loro odore.
Per riconoscersi ovunque.

*Non faccio altro che pensarci, da quando me l’hai promesso*
Le parole di Clark risuonarono nella testa di Lex.
Lex aveva appena divorziato da Desireè, una mutante bella come una dea, ma estremamente pericolosa.
Clark, al solito, lo aveva salvato.
All’inizio era sembrato quasi geloso, probabilmente perché non si spiegava il comportamento di Lex, visto come lo conosceva.
Ma poi, gli aveva dato il più bel biglietto di auguri che fosse mai stato scritto, e quando tutta la faccenda finì, Lex promise a Clark che avrebbero fatto l’amore.
Clark era un adolescente.
Timido, ma curioso e appassionato, e più di una volta Lex aveva dovuto tenerlo a freno, perchè non voleva approfittare di lui in nessun modo. Voleva che Clark fosse sicuro di ciò che pensavano di fare.

In fondo Clark era sempre più preso anche da Lana, soprattutto dopo la faccenda del tornado e la partenza di Whitney, ma a Lex non importava un gran chè, dato che Clark non gli faceva certo mancare le sue attenzioni o il suo supporto.
Non era così sicuro di volere per Clark una *prima volta* con un uomo.
Insomma, lui le sue esperienze le aveva fatte, soprattutto prima di arrivare a Smallville.
Ma Clark era ancora vergine, e per Lex era una responsabilità.
Però Clark aveva 16 anni da un po’ ormai, gli ormoni scalpitavano, le sue mani non stavano mai ferme e glielo chiedeva in continuazione.
“Ti amo, Lex” diceva “che altro dobbiamo aspettare? Voglio stare con te…voglio sentire quanto mi vuoi e farti sentire quanto ti voglio io!”
Come se per Lex fosse facile resistere a tutta quella pelle abbronzata dal sole della fattoria, le labbra più rosse che avesse mai visto e le braccia più sicure che conoscesse!!
Ma voleva che fosse speciale.
Niente macchina, niente bosco, niente fienile in fretta e furia, niente stanze buie del castello, come avevano fatto fino ad allora per stare da soli e nascondersi dagli occhi degli altri, mentre si amavano baciandosi ed esplorandosi a vicenda.
Aveva organizzato tutto. E Clark aveva convinto i suoi a farlo dormire fuori. Era successo già altre rare volte, ma i Kent avevano sicuramente notato alcuni atteggiamenti un po’ troppo euforici del loro unico figlio negli ultimi mesi, perciò era meglio prevedere ogni cosa nei dettagli.

Adesso finalmente Clark era lì, davanti a Lex, nel corridoio di casa Luthor. Lionel via dai piedi e la servitù fuori dalle scatole.
Clark abbracciò Lex fortissimo. Lo guardò. “Andiamo di sopra?” disse.
“Aspetta, prima dobbiamo fare una cosa.”
“Lex, smettila! Non mi interessano tutti questi preamboli…io voglio solo stare con te. Adesso.”
“Clark Kent! Questa è casa mia, e tu sei un ospite…non farmi alterare!” disse Lex col sorriso sulle labbra.
Prese l’amico per una mano e si diresse verso la cucina, ma, mentre stavano per entrare, Clark si fermò e lo tirò forte a sé, finchè Lex andò a sbattere contro il suo petto.
“Spero che questa *cosa* non sia troppo lunga, Lex. Ho bisogno di te.” Gli disse guardandolo e si chinò a baciarlo.
“Sarà piacevole, Clark, dopo mi ringrazierai.” Disse Lex con un sorriso, appena l’altro gli diede la possibilità di parlare.
Si girò verso l’enorme bancone di marmo della sua cucina.
“Tieni, porta questo.” Diede a Clark un contenitore di cartone decorato e tiepido. “ E seguimi.”

Clark sentì il profumo venire dalla scatola, e capì.
Seguì Lex per le scale, tenendo il pacchetto in una mano e l’altra intrecciata con quella di Lex.
Finalmente arrivarono nella stanza dove Lex dormiva. Una camera con un letto enorme. Clark non ci era mai stato prima, ma aveva la sensazione che tutte le cose che erano lì dentro fossero state messe là da Lex per lui.
Lenzuola grigio perla di seta, la trapunta soffice e profumata, un candelabro di design minimal con 5 grandi candele che mandavano una luce soffusa, delle pantofole della sua misura vicino ad alcune più piccole, ma uguali, un pigiama rosso ed elegante ripiegato su un comodino e due sofficissimi asciugamani candidi, una bellissima ampollina di vetro soffiato con all’interno qualcosa né di liquido né di solido, un portaghiaccio con due bottiglie di champagne, due flute di cristallo e la torta al cioccolato che portava in mano lui stesso.
La sua preferita. Ancora calda, sicuramente arrivata espressa dalla pasticceria.

“Lex…è molto bello.” Disse Clark incredulo.
Lex si voltò. “ Bhè, non posi la torta?....Ne vuoi subito un po’?”disse.
“Immagino che tu l’abbia presa per il DOPO, vero?” disse Clark con ironia.
“No. L’ho presa per te e basta. Assaggiamola ora che è calda. Vuoi?”
Lex aprì il bellissimo pacchetto. Prese un coltello vicino al portaghiaccio, tagliò la torta appoggiandola sul comò antico, mise due fette in due tovaglioli ricamati e ne porse una a Clark. Poi si mise seduto sul letto e morse la sua fetta. “Mmm…divina. Lo sapevo, la migliore pasticceria di Grandville.” Disse un po’ a bocca piena.
Clark si era seduto vicino a lui e apri di più gli occhi. “L’hai fatta venire da Grandville? Lex…”
“Solo il meglio per te.” rispose, posando la fetta per aprire lo champagne e versarlo nei flute. Quando si girò per darne uno a Clark, la fetta del suo amico era già sparita e lui aveva dei baffi di crema al cioccolato intorno la bocca. Lex rise.
“Che c’è? Era buona!...Credo che forse dopo la finirò…” esclamò Clark.
“Ah, non ho dubbi!” gli strizzò l’occhio mentre brindavano.

“Sei tutto quello che desidero, Clark, e lotterò per te, sempre, a qualunque costo.” Disse cambiando la sua espressione da divertita a perduta.
Il tono fece vibrare Clark, non era una dichiarazione usuale, e sembrava anche un po’ estrema. Ma Lex era così, e lui lo sapeva.
“Non avrai bisogno di lottare, perché io non vado da nessuna parte.” Alzarono i calici e assaporarono il liquido guardandosi.
Clark lo buttò giù tutto d’un fiato e nel piegarsi per riposare il bicchiere sul comodino si abbassò sul viso di Lex, fissandolo intensamente.
“Sei tutto.” gli sussurrò vicino. Lex posò il bicchiere anche lui e prese la faccia di Clark tra le mani.
Lo baciò prima dolcemente, leccando la cioccolata dalle labbra, poi spinse la lingua per assaporare la bocca dell’altro ragazzo, e sentì il gusto dolce della torta, l’aspro del vino sui denti e la coca cola della lingua di Clark.
Sentì il gusto della vita.

Il bacio divenne più appassionato.
Clark stava come divorando la parte bassa del viso di Lex, succhiando soprattutto la piccola cicatrice che tanto adorava.
La pelle di Lex era liscissima, come se fosse velluto, e Clark con le mani gli accarezzava il collo e la testa, fermandosi sulla piccola sporgenza dell’ultima vertebra alla base del cranio. Lex sentì brividi di emozione e desiderio propagarsi per il suo corpo.
Clark ebbe l’istinto di strappare ogni cosa di dosso a lui e Lex e dare sfogo a tutta la sua passione. Poi pensò alla cura che Lex aveva messo in ogni dettaglio di quella serata. Si sentì onorato, innamorato, protetto. Capì che non era lì solo per *arrivare al dunque*. Erano lì perché si amavano da morire.

Quello di cui avevano bisogno tutti e due ora era amore. Nient’altro che amore.
Amore per suggellare le loro promesse di fratellanza, amore per dirsi che ci sarebbero sempre stati, amore per continuare a credere in loro, nonostante Lionel, Jonathan, Martha, i loro amici, e tutti coloro che non avrebbero mai potuto accettare il fatto che la cosa che li faceva più felici, era stare l’uno insieme all’altro.

Lentamente Clark spinse Lex sul letto e si trovarono sdraiati, il ragazzo di campagna sopra il milionario.
Continuavano a baciarsi, guardandosi negli occhi pieni di amore e desiderio.
Saranno anche stati due uomini in un rapporto *non convenzionale*, ma nessuno dei due si sentiva remissivo o passivo nei confronti dell’altro.
Clark cominciò a sbottonare la camicia color lavanda di Lex, mentre l’altro gli tirava via la maglietta. Clark si alzò sulle ginocchia e si passò la maglia veloce attraverso la testa. I capelli si scapigliarono un poco. Lex guardò l’amico alzato sopra di lui, il torso scolpito, le spalle larghe, le mani grandi, la pelle dorata, la bocca ancora più rossa e gonfia dopo il bacio, gli occhi accesi di una strana luce, come lampeggianti…e i capelli, neri e setosi, spettinati. Pensò a come era fortunato ad averlo per sè e quanto avrebbe voluto essere anche lui, così bello.
Clark osservò Lex sdraiato sotto di lui con la camicia aperta. Il corpo era meravigliosamente proporzionato, dai muscoli lisci e tonici. Le braccia abbandonate elegantemente sul materasso, le mani lunghe e curate che tremavano un po’. Il suo petto definito si alzava e si abbassava per il respiro e la sua pelle vellutata emanava luminosità. Le sue labbra imbronciate e la piccola cicatrice erano la cosa più sensuale che fosse mai esistita. Clark non potè fare a meno di stringere le mandibole per resistere, mentre osservava quella bocca leggermente aperta e un po’ arrossata, gli occhi bellissimi e languidi, l’ovale del viso perfetto, i piccoli capezzoli rosa.

Si guardarono e si capirono. Si alzarono entrambi, e cominciarono a togliersi tutto quello che avevano addosso. Si baciavano in maniera disordinata e quasi perdendo l’equilibrio, con le labbra a contatto mentre abbassavano mani e schiena per togliersi mutande e calzini senza rompere il bacio.
Rimasero nudi. Uno più alto e muscoloso, l’altro più magro e definito.
Si guardarono l’uno l’altro come Adamo dovette aver guardato Eva la prima volta che la vide.
Lex si girò e aprì le coperte. “Vieni” disse infilandosi dentro.
Si ritrovarono abbracciati nel letto col piacere della pelle calda dell’altro ognuno sulla sua. Erano lì, soli, l’uno per l’altro.

Lex osservava Clark come se da lui dipendesse la sua vita. Gli accarezzava la guancia con il pollice e sembrava incantanto dai suoi lineamenti. Li conosceva benissimo, ma non poteva mai stancarsi di guardarli.
Clark si era rintanato nell’incavo tra il braccio e il petto di Lex, e lo osservava da sotto le lunghe ciglia, completamente abbandonato a quella sensazione di protezione. Sentiva il cuore di Lex battere come un tamburo e faceva scorrere la sua mano sul petto dell’altro, lentamente.

“Non ti rendi conto, di quello che sei per me.” sussurò Lex, fissandolo. “Non mi sono mai sentito così con nessun’altro.”
Clark sorrise sognante. Era la stessa cosa cosa che pensava lui.
Non sapeva se quello fosse l’Amore, ma Lex era l’unico che lo faceva sentire così completo e felice.
Lentamente, però, assunse un’aria dolcemente afflitta, pensando che Lex aveva molte più esperienze da paragonare. Al contrario di lui.
“Tu hai avuto tante altre storie, Lex?” Chiese sottovoce, come se avesse paura della risposta. Lex alzò le sopracciglia.
“Sì, bhè…sono stato con molte ragazze. Ti dà fastidio?” rispose il miliardario aprendo più gli occhi, in attesa di ciò che avrebbe detto Clark.
Il giovane bruno si fermò a riflettere.
“No. Non sul serio.” Decise.
“Bene.” Un piccolo dolce bacio sfiorò le labbra di Clark.
“Non ne hai motivo. E presto anche tu avrai tante ragazze.”disse Lex.
“Io non voglio più nessuna ragazza. Voglio te.” Protestò Clark. Lex sorrise allegramente.
“Adesso, Clark. Ma sei giovane. Io voglio che tu conosca anche l’altra metà della storia.”
Intanto gli accarezzava i capelli mossi e folti. Clark strinse le dita intorno alla vita di Lex.
“Non mi serve. TU, sei tutto quello che mi serve.” Disse.
Lex sorrise ancora e lo baciò di nuovo dolcemente sulle labbra ancora profumate di cioccolato.
“Staremo a vedere. Io non sarò geloso se avrai una ragazza. L’importante è che non sia un altro ragazzo.” Scherzò Lex.
In realtà non aveva proprio voglia di pensare a nessun’altra eventualità, in quel momento.
Clark buttò gli occhi in giù e poi di nuovo in faccia a Lex, guardandolo dal basso in su, di sotto le sopracciglia.
“Tu…sei stato anche con dei ragazzi?” chiese Clark, molto più preoccupato, questa volta.
Lex divenne serio e si rabbuiò un poco.
“Sì. Alcuni.” Ammise.
Gli occhi di Clark si velarono di tristezza.
“Chi erano?” chiese.
“Non li conoscevo davvero. Li ho incontrati in quei locali …sai, un po’ particolari.”
Clark deglutì. Lo sguardo si riempì di gelosia.
“E…che è successo? Avete…? Li hai toccati?” il suo bel viso passò varie espressioni di disagio. “Anzi, non dirmelo! Non mi interessa!”disse girando la testa infastidito dall’altra parte.
Lex sentì il mondo sprofondargli sotto i piedi. Gli prese il mento e lo voltò per farsi guardare.
“Non devi esserne geloso. Non sono stati nulla in confronto a te.” Lex usò il suo tono di voce più dolce e fermo. Clark abbassò lo sguardo. Poi lo guardò di nuovo. Lo strinse ancora più a sé. Possessivamente.
“Non posso pensare che ci sia stato qualcun altro, prima di me.” disse angosciato.
Lex gli prese il viso tra le mani, stringendolo con forza. Il suo cuore batteva ancora più di prima.
“Non c’è stato nessuno altro, oltre te. E mai ci sarà. Non nel mio cuore.” Disse come trapassandolo con lo sguardo.
“Ma hai detto che…Io lo so che succede in quei locali!!” esclamò Clark addolorato.
“Clark.” Lex continuava a tenergli il viso tra le mani.
“Non posso cancellare quelle esperienze. Lo farei se potessi. Non hanno rappresentato nulla per me. Nulla.” Gli occhi di Lex avevano un’espressione costernata.
“Che avete fatto?” aggrottò le sopracciglia Clark.
“Avevi detto che non ti interessava.” Lex scosse un po’ la testa.
“No, dimmelo.”
“Clark..”
“Dimmelo.”

Lex prese fiato. Sembrava la decisione più difficile della sua vita.
“Ne ho baciati alcuni. E’ stato tanto tempo fa. Non mi ricordo neanche che faccia avessero.” Cercò di rassicurarlo.
“Vi siete solo baciati?” chiese il giovane Kent con speranza e preoccupazione insieme.
Lex lo fissò. Era senza scampo. Decise che quella verità andava detta tutta.
“Con due ho fatto sesso. Ma ero ubriaco. Non ricordo niente. Perché non c’era niente da ricordare.” La faccia del giovane Luthor era addolorata.
Perché il suo passato doveva sempre tornare a tormentarlo? A tormentare anche la persona che amava di più?
Clark strinse di più le unghie su di Lex. Nascose il suo viso nell’ascella dell’altro.
Lex lo tirò a forza indietro. Lo baciò con disperazione. Cercò di farsi guardare, lo strinse convulsamente.
“Non significavano nulla, Clark! Vorrei aver saputo che saresti arrivato tu, nella mia vita, e non esser mai entrato lì dentro. Ma non è possibile.” Ammise Lex con dolore.
Lo baciò ardentemente, togliendogli quasi il respiro.
Clark lo fissò con gli occhi umidi.
“Lex…io…”
Lex prese di nuovo con fermezza la testa di Clark tra le sue mani, per potergli parlare molto attentamente, guardandolo da un occhio all’altro. Ma Clark continuava ad abbassare gli occhi o a spostarli di lato.

Il giovane Luthor sentiva di essere pronto a dare al ragazzo che amava la parte più profonda di sé, della sua anima, che a nessuno aveva mai dato.
Qualcosa che fosse solo per Clark.
E che non aveva mai fatto neanche vedere, a nessun altro.
E, così come Clark gli stava regalando la sua verginità, così Lex sentiva il bisogno intimo di darsi fisicamente a lui in modo unico e totale, in un modo in cui non si era mai dato a nessuna donna, in un modo che gratificasse il suo giovane amore, ma ancor di più che gratificasse se stesso. Perché lo faceva sentire in pace.
Clark gli stava dando tutto: amore, tenerezza, dedizione, sottomissione. Sì senti felice di avere anche lui qualcosa da dare. Era poco conto rispetto a tutto quello che gli dava Clark, ma era comunque qualcosa.
Come per convincerlo dei suoi sentimenti, confessò:
“Però…nessuno uomo è mai stato dentro di me. Tu sarai il primo e unico.”
Clark alzò immediatamente lo sguardo.
Incontrò gli occhi di Lex, teneri ma serissimi.

“Non avrei mai permesso a nessuno di sottomettermi, di arrivare così vicino a me.” Continuò.
“La prima volta che farò l’amore con un uomo, è ORA. Qui. CON TE. Non c’è mai stato qualcuno che sia stato così importante. Non posso vivere senza di te, Clark. Che importanza può avere il passato?”
Clark sentì il respiro mancargli. Affondò il volto sul collo di Lex, abbracciandolo stretto, aggrappandosi a lui.
Poi, pian piano alzò la faccia e trovò Lex che lo fissava preoccupato e innamorato.
“Lex…A volte vorrei che non esistesse niente e nessuno oltre me e te. Ogni cosa che si mette tra noi mi spaventa.” Disse Clark lamentoso.
“Non c’è nulla fra te e me. E niente ci si metterà.” Lex guardò le labbra di Clark, mentre con la mano gli spostava i capelli dalla fronte.

Si baciarono aggrappati ognuno alla schiena dell’altro. Per dolcissimi, interminabili secondi.
“Non pensi che sono un idiota geloso?” chiese Clark con un viso più sereno.
“Cosa? Certo che no!”
“Lex…”
Clark abbassò gli occhi per l’imbarazzo.
“Io invece…Non sono mai stato con nessuno.”
Un fulmine trapassò la mente di Lex.
Dio. Così pulito, così puro, così fiducioso. In me.
A Lex suonò come la cosa più tenera mai detta. Un’ondata di amore e commozione si abbattè sul suo cuore.
Era davvero suo, quel ragazzo dolcissimo che stava con lui nel suo letto?
Lo abbracciò più stretto.
“Oh, Clark. Non sentirti in difetto o come uno sprovveduto. Per me è bellissimo. E’ un dono che mi fai.”
“Davvero?”
“Certo, Clark.”
“E’ che…ho un po’ paura…non so che cosa devo fare..”
Lex sorrise alla continua tenerezza del ragazzo e lo baciò nel modo più dolce che potesse.
“Non preoccuparti di questo. Si impara subito. Ci sono io con te.”
Clark lo strinse più forte.
“Lex..”
“Adesso siamo solo io e te. Non conta nient’altro. Io e te…per tutta la notte…”
Così dicendo Lex chiuse gli occhi e avvolse Clark con tutto il suo corpo, premendo le labbra sulle sue.
Ricominciarono a baciarsi.
Pian, piano, i baci si spostarono su tutta la faccia, sul collo, dietro le orecchie.
Il loro respiro si faceva più affannato e sincronizzato. Si sentivano piccoli lamenti dalle loro gole. Mugolii. Sospiri.
Mani che memorizzavano le curve dei loro corpi. Dita dei piedi che si arricciavano per il piacere. Bocche che respiravano ognuno l’aria dell’altro.

Si trovarono a fare cose che non avevano mai provato, ma che sembravano così naturali.
Era come se si fossero sempre appartenuti.
Clark sentiva i muscoli del suo ano reagire violentemente alla lingua di Lex che lo esplorava.
Ad un tratto si girò e lo bloccò, fissandolo con feroce desiderio.
“Lex. Sono pronto.” Gemette.
“Voglio baciarti ancora un po’, Clark.” Lex aveva un’espressione completamente abbandonata.
“Lex, ti voglio. Ti voglio tanto.”
L’urgenza di Clark lo colpì. “Perché lo vuoi così tanto?”
“Voglio capire come mai mi fai sentire così, Lex.”
Lex lo fissò rapito.
“Così come?”
“Come se non fossi più solo.”
La voce di Clark tremava. Sembrava carica di pianto. Lex aggrottò le sopracciglia.
“Tu, solo? Hai un sacco di amici, Clark, e una bellissima famiglia.” Esclamò Lex.

Ma Lex non poteva capire. Non poteva capire cosa intendesse Clark.
Neanche a Lex avrebbe mai potuto confidare il segreto che lo faceva sentire diverso da tutti. Eppure sentiva che Lex era l’unico che avrebbe potuto accettarlo come lui voleva.
Non con sensazionalismo come Chloe, non con curiosità come Lana, non con diffidenza, non con il bisogno di proteggerlo. Ma con meraviglia, con complicità, con progetti comuni.
Lui e Lex insieme nel mondo. Clark Kent e Lex Luthor.
Compagni ed amici, complici e amanti.
Ed ora, insieme, condividevano un altro segreto che li faceva essere soli, isolati dagli altri.
Ma in due.
Entrambi segretamente innamorati. Entrambi custodi del loro amore proibito.
In due. Non più solo. Uno nelle braccia dell’altro. Uno per l’altro.
E forse un giorno…
Forse un giorno Clark avrebbe rivelato quello che gli pesava sul cuore. E Lex sì, lo avrebbe compreso, lo avrebbe protetto senza soffocarlo, lo avrebbe appoggiato. Perché nessun essere umano era come Lex. Sembrava essere diverso da ogni altro sulla terra, per milioni di motivi. Lex era la persona più speciale e simile a lui che Clark conoscesse.

“Io mi sento davvero felice solo con te.” Ammise Clark.
Lex ebbe un sussulto, perché era esattamente così, che anche lui si sentiva.
Si sollevò stendendo le braccia. Guardò Clark sdraiato sul letto dall’alto. Gli accarezzò il viso, e Clark portò la sua mano sopra quella di Lex.
“Voglio fare l’amore con te tutta la notte.” Sussurò Lex.
Clark lo tirò a sé di nuovo. I loro visi si sfiorarono.
“Ti amo, Lex.” Disse fissandolo.
“Sì. Anche io.” Sospirò Lex ad occhi chiusi.
Erano due semplici parole. Ma non pensava di averle potute dire mai a qualcuno.
Non pensava che qualcuno avrebbe mai potuto dirle a lui risuonando come la cosa più giusta del mondo.

I baci ricominciarono, pian piano sempre meno romantici, sempre più ardenti, feroci.
Clark lasciava che Lex conducesse il gioco, che lo girasse, lo spostasse, gli esplorasse tutte le sue zone erogene. Zone che neanche lui sapeva di avere.

“Sei così bello, Clark. Voglio avere ogni singolo centimetro del tuo corpo.” Sospirò Lex mentre gli baciava l’incavo del gomito.
Una scia di morsi e baci risalì il braccio di Clark, scese sui suoi capezzoli, li succhiò, li leccò.
Clark teneva gli occhi ben chiusi per non bruciare tutto attorno a sé.
Lex continuò nel suo ombellico, girando la lingua nella fossetta, succhiando la peluria del suo ventre, leccando il solco evidente dei muscoli dell’anca.
Il membro di Clark pulsava, alzandosi su con piccoli spasmi che lasciavano gocce vischiose sulla sua pancia tirata.
Quando Clark pensò che finalmente Lex avrebbe dedicato attenzione anche al suo sesso, il ragazzo cambiò strada.
Un gemito di adorante frustrazione uscì dalla sua bocca.
“Lex…per favore.” Clark alzò la mano verso di lui per raggiungerlo.
“Shhh. Lasciami fare.” La voce di Lex era roca e primitiva, per il desiderio.
Si abbassò ancora più giù sull’enorme letto e prese una caviglia di Clark. Baciò i suoi piedi, leccò l’interno del ginocchio, morse le cosce. Con le mani risaliva tra le gambe dell’altro, sempre più vicino ad afferrare l’obbiettivo finale delle sue cure.
La cosa incredibile, era che Clark rispondeva a tutto questo come se lo avessero sempre fatto. Lex era incantato da come assecondasse i suoi movimenti, si lasciasse guidare e rendesse il tutto per nulla passivo, ma anzi, tremendamente eccitante.
Gli spinse due dita tra quelle labbra rosse e morbide, mentre l’altra mano toccava finalmente il suo membro.
Gemendo, Clark le succhiò. Malizioso, seducente. Oddio. Lex sentì che avrebbe potuto impazzire, quella notte.
Abbassò la testa e prese Clark nella sua bocca.

Clark smise di emetter suoni. Per un secondo Lex si preoccupò. Poi capì che Clark stava muovendo istintivamente le anche verso di lui e che respirava con la bocca aperta e gli occhi chiusi, incapace di parlare.
Lo succhiò per quelli che sembrarono interminabili minuti. Ognuno sentiva ogni centimetro dell’altro. Lex godendo della durezza di ciò che aveva in bocca, Clark sciogliendosi per il calore e la morbidezza della gola di Lex.
Riprese a fare dei rumori udibili. Gemeva forte. Ansimava.
Lex impazziva. Lo voleva come non aveva mai voluto nessuno. Era troppo bello, troppo tanto, troppo tutto.
Era suo.
Abbandonò il pene durissimo di Clark, si tirò su e lo osservò per la prima volta davvero bene. Era enorme. Clark aveva solo 16 anni. Pensò che quella cosa sarebbe dovuta entrare dentro di lui. La voleva. Non avrebbe mai pensato di poter volere così tanto un uomo. Sapeva che gli avrebbe fatto male. Eppure il solo pensiero, già lo stava facendo svenire per la voglia.
Si spostò verso il bordo del letto e poggiò i piedi a terra. Prese Clark per le gambe e lo tirò verso di sé. I loro inguini erano a contatto. Clark allungava le mani per toccarlo.
Vide il membro di Lex. Grande, rosa scuro, dritto. Era come se lo chiamasse.
Era come il suo, ma più bello, più elegante. Lex non aveva peli addosso. In nessuna parte del corpo. Ce n’era giusto una scia leggerissima sotto le sue ascelle e lì, proprio lì dove stava guardando ora, con una voglia di sentirlo dentro che lo stava divorando.
“Lex…” sospirò.

Lex allungò la mano per prendere l’ampollina di vetro soffiato.
“Cos’è?” chiese Clark accigliato.
“Vasellina”.
“Ah. Serve per…”
“Serve per sentire solo piacere.” Disse Lex alzando le sopraciglia.
Clark sorrise dentro di sé. Lex non sapeva che non avrebbe mai potuto fargli male.
Poi Lex prese in mano un preservativo, saltato fuori da chissà dove.
“Che fai, ora?” chiese Clark allarmato.
“E’ un profilattico, Clark.”
“Non voglio che lo metti. Non ci serve.” Disse Clark con convizione.
Lex ebbe un altro tuffo al cuore.
“Clark…per te è la prima volta, ma io…”
La gelosia tornò negli occhi di Clark, ma cercò di arrivare al punto. Nessuna malattia umana poteva intaccarlo e lui voleva fare l’amore con Lex sentendo tutto quello che poteva sentire.
“Sei malato, Lex?” gli chiese a bruciapelo.
Lex lo fissò accigliato.
“Io–NO!! Ho fatto il test qualche mese fa e…non ho avuto altri rapporti particolarmente rischiosi…” disse Lex, pensando a quelle ragazze che avevano frequentato il suo letto di recente. Con tutte era stato prudente o aveva avuto solo rapporti orali.
Clark assunse un’espressione dolce. “Allora va bene così. Io mi fido di te. Voglio sentire tutto. Tutto. Non voglio che ci sia niente fra me e te. Ricordi?”
Lex si piegò su di lui per baciarlo con immensa passione.
“Clark…” sospirò.
“Tu sei il primo per me. E io sarò l’ultimo per te. Chiaro? Non ci serve quello.” Disse Clark prendendo il profilattico dalla mano di Lex e gettandolo in terra.
Lex provò una vampata di orgoglio e devozione per quel giovane uomo.

Poi si alzò, tirando ancora più a sé Clark per le ginocchia.
“Perché ci siamo messi così?” chiese curioso Clark..
“Come prima volta, questa è la posizione migliore. Posso muovermi con molta libertà e posso guardarti negli occhi.” Sorrise Lex.
Clark sentì il cuore accelerare.
“Sbrigati, Lex.” Disse scuotendo la testa.
“Mettimi i piedi intorno a fianchi.” Ordinò Lex. Clark obbedì.
“Bravo. Adesso allarga bene le ginocchia. Alzale un po’. Fatti aprire bene con le mani.”
Clark pensò di venirsi addosso già solo a sentir Lex parlare così. Lex lo osservò rapito dagli occhi verdi, mentre applicava l’unguento dove più serviva, sul suo corpo e quello del suo amore, allargandogli il sedere con le mani per farsi strada. Infilò le sue dita nell’anello di muscoli, prima una, poi due, lentamente, sensualmente, impazzendo anche solo mentre lo scopava con le mani.
Lo scopo era quello di prepararlo, ma si meravigliò del fatto che Clark non facesse una grinza. Sembrava non provare il minimo fastidio a quell’intrusione. Anzi.
Questa idea faceva impazzire Lex.
Gli occhi di Clark fluttuavano per il piacere che provava con le dita di Lex dentro di lui.
Lex si posizionò sull’apertura del giovane e lo guardò.
“Forse ti farà un po’ male. Cerco di fare più piano che posso.”
Clark annuì.
Col cuore in gola, Lex unì il suo corpo a quello di Clark.

“Oh. Mio. Dio.” A Lex mancò il respiro, mentre veniva avvolto dalla calda intimità di Clark.
In men che non si dica, Lex si trovò infilato completamente nel corpo di Clark, senza fiato.
Cominciò a muoversi lentamente.
Il pene di Lex entrava e usciva dal culo di Clark con una facilità estrema.
Il giovane Luthor era sovrastato dalla sensazione incredibile, e dal pensiero di come Clark lo stesse prendendo facilmente, senza fare una piega, senza disagio, godendo come non mai.
Questa cosa lo stava inferocendo come un animale in calore. Clark sembrava fatto apposta per incastrarsi con lui. Godeva e ci stava, docile, sottomesso, entusiasta, come se scopare facesse parte della sua natura.
O signore. Se questo era ciò che lo aspettava, Lex decise che avrebbe acceso un cero alla sua buona stella.

“Clark sei-sei incredibile…ti sento così tanto…” Con la voce rozza, spezzata, Lex cercò di parlare tra i versi che faceva, mentre il suo corpo e il suo cuore avevano perso completamente il controllo.
Clark era sdraiato sulla schiena, completamente aperto sotto di lui, lo guardava mentre Lex lo faceva sobbalzare e palpava il petto del miliardario chiudendo gli occhi ogni volta che Lex arrivava fino in fondo.

Dio che faccia stupenda, pensava Lex. Guardalo, come gode. Non è possibile che sia così.
Mi fa impazzire.


Clark gemeva. Lex gli strizzava i capezzoli ad ogni spinta che dava. In piedi, appena piegato verso di lui, Lex affondava ritmicamente dentro quel pozzo fantastico di sesso e amore.
Il viso di Clark sembrava quello di un angelo del peccato. I suoi occhi socchiusi erano fissi su quelli di Lex e la bocca aperta faceva delle espressioni di piacere che lui non aveva mai visto neanche in tutti i film porno che aveva a casa. Era fantastico.
Lex pompava sensualmente dentro di lui.
Ancora e ancora.
Prima piano, poi più veloce. Poi di nuovo lentamente e ancora forte e svelto.
E Clark parlava a ruota libera, evidentemente incapace di pensare coerentemente. E ripeteva il suo nome in continuazione.

Sì, Lex, sì…così…
Oddio, Lex.
Oh, Lex.
Ancora, Lex.
Lex, Ti amo.
Di più, Lex.
Mi fai morire, Lex.
Lex, Lex!!
Ti amo… ti amo…
Lex, Lex, Leeeeeeeex!


Non aveva mai pensato che il suo nome potesse essere una zona erogena, ma sentirlo uscire da quelle labbra, con quella voce scombinata, da quella faccia tutta scompigliata, assumeva tutta un’altra luce.

Non smettere di invocami.
Non smettere. Lasciati mettere sottosopra.
Chiama il mio nome. Ripetilo all’infinito.
Mi fai impazzire.
Continua ad essere mio.
Per sempre.


Lex prese una gamba di Clark e la piegò in avanti sul busto del suo amore. L’angolo di penetrazione cambiò e divenne più profondo.
Gli sembrò di essere inghiottito dal corpo di Clark.
Non aveva mai goduto così tanto in anni di vita sessuale.
La sensazione fisica era soprannaturale, come se il corpo di Clark fosse fatto di un materiale diverso e superiore.
Ma era la sensazione emotiva la cosa più sconvolgente.
Non aveva mai fatto l’amore che una persona che amasse più di se stesso. Sapere che adesso Clark era suo, solo suo, così vicino, così unico, che lo possedeva, che poteva amarlo e averlo con sé. Questo non aveva paragone con null’altro.
Lex si piegò per baciarlo e si tenne in equilibrio con un braccio solo, appoggiato alla gamba di Clark. Fece scivolare l’altra mano sul pene di Clark e cominciò a sfregarlo per farlo venire.
Lui gli buttò le braccia al collo. Lo tirava verso di sé, continuando sempre a guardarlo.
Si baciavano con passione. La loro pelle bruciava sotto le loro mani.
“Lex-Oh, Lex. LEX!!” sembrava che Clark soffrisse, invece si stava solo contorcendo perché era vicinissimo.
“Sei mio, Clark. Eccomi. Senti. Senti quanto ti voglio. Sono pazzo di te. Vieni per me, amore mio.” Lex lo mordeva sui pettorali, sul collo e intanto spingeva più forte dentro di lui.
Clark piegava la testa per dargli maggior accesso alla sua gola. Sentiva il pene di Lex durissimo e grande riempirlo tutto. Era troppo eccitante, era indescrivibile.
La passione per la pelle di Lex, il suo odore, il suo peso su di lui, lo stavano uccidendo.
Sentì che stava per venire.
E non riuscì a controllarsi. Spasmò urlando addosso alla sua pancia, sulla mano di Lex, sui suoi addominali. Le contrazioni si riperquosero al suo interno, ed anche Lex non riuscì più a trattenersi, marcando Clark col suo seme all’interno del suo corpo.
Venne moltissimo, come non gli capitava da anni. Da quando era un ragazzino anche lui.
Lex si accasciò sul petto di Clark, la testa sul collo abbronzato.
Si abbandonò completamente all’orgasmo, lasciando che anche l’ultima sua goccia riempisse il corpo di Clark e già pensando a come sarebbe poi dolcemente colata fuori, e reso evidente che quel sederino adesso era di suo possesso.
Non parlava. Rimasero un attimo così, cercando di riprendere a respirare.

“Lex?”
“Mmm?”
“…bhè, non dici niente?”
Lex aprì la bocca ma non uscì nulla. Si schiarì un po’ la gola.“Non riesco a parlare” gli uscì alla fine. Clark si voltò piano verso di lui, che si alzò leggermente dal collo caldo dell’amante. Si baciarono.
“E’ stato bellissimo.” disse il più giovane con gli occhi liquidi e speranzosi.
“Clark…non mi è mai successa una cosa così…” Lex era terribilmente serio “…la sensazione più completa e fantastica e dolce e prodigiosa di sempre…non lo so come sia possibile..”
Clark lo abbracciò stretto, quasi gli faceva male.
“Oh, Lex, adesso so cosa significa.”
Lex lo fissò esitante. Clark continuò.
“Sentirmi completamente di un’altra persona. Mentalmente, psicologicamente e fisicamente. Come se non mi servisse nient’altro…come se fossimo due metà di una mela…”
Per un attimo si guardarono. Poi Lex allargò le narici. Scoppiò in una risata.
“Oh, Clark! Sempre mele e mucche ti vengono in mente!” Rise cristallino.
Clark arrossì, gli diede un pugno leggero sulla spalla, poi prese il mento di Lex con una mano. “Non sei carino a prendermi in giro dopo la nostra prima volta.”
Lex sorrise e sfiorò le labbra dell’altro con le sue.
“Hai ragione. Scusa. E’ che sei troppo dolce.” Disse.
Clark cercò di fare una faccia maliziosa. “Mmm, sai… veramente, ora cominciano a venirmi in mente un po’ di altre cose, Lex..”
“Beh, per fortuna! …Io non ti ho preparato un pigiama e degli asciugami solo per farti vedere quanto sono ospitale!”
Si fissarono divertiti e innamorati. Si baciarono.
“Dio, Lex. Stavo impazzendo. Mi fai morire.” Sussurrò Clark sulle labbra dell’altro.
“Bene. Ho intenzione di farlo ancora molte volte. Sappilo.” Gli occhi di Lex brillavano di seducente gioia.
“Ah, Lex, io non mi stanco facilmente..” lo fissò Clark ridendo.

“Ti va di farlo sotto la doccia?”allargò gli occhi Lex.
“Wow. Sempre più sexy.” Rispose Clark entusiasta.
“Pensavo anche di esplorare tutti gli angoli di questo letto.” Disse Lex svagando in giro con lo sguardo.
“Oh, sì…” Clark strinse di più le sue gambe intorno alla vita dell’altro.
“E pensi che dovremmo lasciare qualche posizione per le prossime volte o fare una full-immersion?” Lex fece finta di fare una domanda seria.
“No, meglio imparare il più possibile.” Clark stava al gioco.
“In tal caso potremmo sperimentare anche la poltroncina.”
“E pensi che il comò reggerà?”
“È legno massello. Credo proprio di sì.”
Scoppiarono a ridere eccitati e contenti. Le loro erezioni si stavano già risvegliando e crescevano una contro l’altra.
“Voglio farlo anche sul pavimento del bagno.” Sussurrò Clark.
“Tutto quello che vuoi.” Gli occhi di Lex erano di nuovo annebbiati dal desiderio.
Si baciavano ad ogni frase detta.
“E poi…” provò Clark a dire. Lex non lo fece finire.
“E poi voglio che TU entri dentro di me.”
Clark succhiò il respiro tra i denti. “Lex.”
“Voglio che mi sbatti forte e mi mordi il collo mentre lo fai.”
Clark lanciò un mugolìo.
“Farò del mio meglio.” Disse eccitatissimo.
“Se sei bravo a darlo come a prenderlo, credo che domani dormiremo tutto il giorno. Non basta una notte per tutto quello che voglio fare con te.” Lex lo disse con quella sua espressione demoniaca, ma il suo sguardo incontrò quello di Clark per dirgli che lo avrebbe rifatto per tutta la vita.
“Io vorrei stare con te per tutta la settimana. Non una notte. Solo io e te, Lex. Promettimi che lo faremo, prima o poi. Da ora in avanti, io sono tuo e tu sei mio.”
“Io sono tuo da prima di conoscerti, Clark. Forse ti stavo aspettando…e voglio che mi riempi con il tuo amore, il tuo corpo, la tua dolcezza.”
Clark lo baciò. “Tutte le volte che vorrai.” disse.


E così fu. Quella notte i loro corpi si unirono in una sola anima più volte. La passione e l’amore riempivano i loro cuori e le loro menti, e nient’altro aveva importanza.
Si addormentarono abbracciati, stanchi ma leggeri. Clark avvolgeva il corpo di Lex che gli dava le spalle e spariva circondato dalle braccia forti e lunghe del ragazzo di campagna. La testa di Clark poggiava sulla spalla di Lex. Dormivano. Dormivano e sorridevano.

La mattina seguente la luce che filtrava da una finestra oscurata male colpì l’occhio di Clark.
Il ragazzo si svegliò. Aprì lentamente più volte gli occhi, finchè ricordò dove fosse e tutte le cose meravigliose che aveva fatto. Guardò vicino a sé e vide il suo innamorato ancora di schiena, col viso reclinato in avanti, in modo che lui non poteva vederlo, ma scorgeva a malapena il profilo.
Osservò la testa perfetta di Lex. Sapeva che in qualche modo era colpa sua se il suo amore non aveva più la sua chioma rosso mogano, ma non avrebbe potuto immaginare una testa più adatta di quella per essere privata dei capelli.

Si avvicinò e cominciò a baciare sofficemente Lex sulla nuca e sul collo, mordendolo piano.
Lex sobbalzò leggermente, poi mugolò “Mmmm…oh, Clark.”
Si girò lentamente strofinandosi gli occhi con una mano.
“Il miglior risveglio di sempre.” Disse con la voce roca e bassa del mattino. Lo guardò stirandosi.
“Vedere la tua faccia come prima cosa al mattino non ha eguali, Clark. Vorrei che fosse sempre così.”
Clark si allungò per baciarlo sulle labbra.
“Anche svegliarsi con te tra le braccia non è male.”
Silenzio. Sguardi innamorati e anche un po’ ebeti. Risate. E poi baci.

“Lex, lo abbiamo fatto..”
“Oh, si, Clark, puoi dirlo forte!!!” gli occhi di Lex si illuminarono.
“Ma…ti-ti è piaciuto?”. Arrossì. Lex si fece più vicino e gli prese il viso con una mano.
“La cosa più incredibile che mi sia mai capitata” distolse per un secondo lo sguardo da Clark e abbassò la voce. Troppo.
“ Ti amo, Clark”.

“Non ho sentito, Lex. Che hai detto?” Clark gli prese il mento per farsi guardare. Appena alzato non aveva focalizzato ancora il suo superudito, e non aveva capito davvero.
“No…pensavo…sai cosa credevano gli antichi greci?” disse Lex schiarendosi la gola.
“No, Lex, non lo so. Ma dimmi che cosa hai detto prima di questo.”
“Gli antichi greci pensavano che l’amore tra due uomini fosse di natura superiore a quello con le donne.”
“Leex….che hai detto prima?” Clark lo guardava con aria di fargliela pagare se non lo avesse ripetuto. Ma l’altro continuava imperterrito.
“Voglio dire, una donna era ritenuta compagna e madre della propria discendenza, ma la vera comunione di anime si aveva tra uomini…si riunivano tutti nel simposio ed erano profondamente legati dagli ideali, dallo stesso modo di percepire la vita, dalla cultura. Le donne non erano ammesse, non studiavano all’epoca.”
“D’accordo, ma..”
Lex gli parlò sopra.
“Potevano amare ed essere amati fisicamente nello stesso modo dal loro compagno…sai, con le donne non è possibile…”
“Va bene. Ora mi dici che hai detto?” Clark alzò un poco un braccio.
“Sai che Alessandro Magno amò molto più Efestione che le sue due mogli Stamira e Roxane? Era il re del mondo, ma voleva condividerlo con un uomo..”
Clark piantò un pugno leggero sul costato di Lex.
“Ohi!” Fece il miliardario
“Dimmi che hai detto.”
“Clark, non te ne frega nulla delle mie lezioni di storia! Sei un ignorante! E smettila di farmi il solletico!”
“Lex, voglio sapere cosa hai detto.” Si fermò un attimo a guardarlo intensamente. “Avevi cambiato espressione e io voglio sapere di che si trattava.”
“Non preoccuparti, era una cosa bella.” Lex girò di nuovo lo sguardo.
“Allora ridilla.”
“Non è facile per me, Clark. Non l’ho mai detta a nessuno.” Tornò a guardarlo fisso, le pupille si dilatarono.
Clark si sentì il cuore nelle orecchie. Non aveva bisogno di risentirselo dire, ora. Gli occhi di Lex parlavano al posto suo e Clark lo strinse forte a sé, premendogli il suo viso sul collo e respirando la pelle del suo compagno.
“Anche io ti amo, Lex.” gli sussurrò nell’orecchio. L’altro si girò con gli occhi umidi per incontrare il suo sguardo e lo baciò forte sulle labbra rosse.
“Non mi lasciare mai, Clark. Potrei morirne.” Disse quasi disperato e sempre a bassa voce.
“Non ti lascerò, Lex. Veglierò sempre su di te. Non ti abbandonerò mai.”

Edited by Lexangy - 21/2/2010, 23:47
 
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Lexangy
view post Posted on 21/2/2010, 23:55




Nuovo update, visto che ci sono nuovi lettori!! ^^



7. Nuovi risvolti


In un certo senso era vero. Clark non aveva mai abbandonato Lex.
Persino dopo che Lex aveva commesso i crimini più efferrati, anche se non di suo pugno, Clark aveva continuato a vegliare su di lui.
L’aveva salvato ancora tante volte. Per ultima, quella da Knox l’immortale.

Non aveva permesso al proiettile sparato da Chloe di ucciderlo quando lei si trovava sotto il controllo di sua madre. Non era riuscito ad ucciderlo quando in lui albergava Zod. Non era riuscito a pestarlo neanche alla diga, quando credeva che avesse ucciso Lana.
Quando Green Arrow, il suo amico Oliver, sotto l’effetto di una droga, l’aveva colpito con una delle sue frecce al petto, aveva sentito la disperazione assalirlo. Quella volta Lex sembrava proprio morto e lui non poteva decifrare quello che gli stava salendo sù dallo stomaco. Ma non ebbe tempo di rendersene conto, perché la droga che si iniettava Oliver, e che rigenerava i tessuti, fece subito effetto e Lex riprese a respirare.
No, Clark non lo aveva abbandonato, ma non era in quel senso che Lex aveva inteso le parole di tanti anni prima.

Lex avrebbe voluto che Clark fosse sempre e solo al suo fianco, che non lo lasciasse mai, che fosse in verità soltanto suo. Ma questo non poteva essere. Prima di tutto perché Clark amava anche Lana, e poi perché Clark sapeva, dentro di sé, che lui sarebbe stato sempre di tutti.
Che il mondo intero aveva bisogno di lui, e non poteva rinchiudersi nella campana d’amore di una sola persona, per quanto fosse quello che anche lui voleva.
Così, man mano, l’amore di Lex si era fatto sempre più totalitario. Era divenuto geloso di Lana, soprattutto quando lei si era legata prima a quell’Adam e poi a Jason Teague. Lex pensava che Clark meritasse di più.

Poi Clark aveva incontrato Alicia e Lex aveva perso le staffe.
Diceva che invece di essere più uniti, mentre Lana dimostrava di non meritare fino in fondo il suo amore, Clark si era andato ad invaghire così tanto di un’altra persona ancora. Non capiva perché, né cosa avesse di speciale. Faceva finta di nulla, ma Clark sentiva quanto questo lo facesse soffrire.
Ma come spiegare a Lex che lei conosceva il suo segreto e lui si sentiva più libero? Clark aveva provato un sentimento davvero tenero per Alicia. Inoltre si rendeva conto che Lex non si accontentava più delle scuse che lui accampava. E forse anche un po’ a ragione, visto il loro rapporto.
Pian piano questo portò Lex ad assumere un atteggiamento di distanza e ad avvicinarsi a Lana. Come se pensasse di riuscire a capire qualcosa in più di Clark, insieme a lei.
La corsa verso il declino sembrava inevitabile. Anche dopo che Lex fu rinchiuso dal suo clone malvagio con quella maschera in faccia, le cose non migliorarono. Certo, in quell’occasione ancora una volta Clark aveva capito quanto amasse il suo Lex e avevano dormito dolcemente insieme dopo l’amore. Ma qualcosa si stava rompendo. Quella fu l’ultima volta.

Finchè Clark non perse i suoi poteri.
A quel punto, il suo bisogno di viversi la sua chance con Lana prese il sopravvento. Amava anche lei da sempre, ed ora che si sentiva finalmente libero, sentì più forte il desiderio di provare una storia mai realmente vissuta, e con una persona che sembrava più pura e meno problematica.
Lui e Lex si erano allontanati e il miliardario sembrava aver maturato una personalità che Clark non si sentiva più di poter amare così tanto. Gli sembrò naturale pensarsi al fianco di Lana.

Ma Lex questo non lo potè accettare. Lo prese come un terribile tradimento, si sentì solo ed abbandonato e non poteva credere che Clark non lo amasse più.
Si sentiva tradito da entrambi i suoi due amici.
E cominciava anche a provare dei sentimenti per Lana, perché era l’altra persona che lo faceva scappare dal tormento della sua anima.
Vederli insieme lo rese gelido e disperato.
Poi cominciò a ricacciare dentro di sé l’idea di amare così tanto un uomo.
No. Lex Luthor avrebbe avuto una moglie, dei figli, non sarebbe stato un uomo d’affari gay.
La sua ossessione si spostò su Lana, come proiezione di Clark.
Lex viveva di ossessioni da quando in quel campo aveva perso i suoi capelli a 9 anni.
Ora sapeva che tutte quelle ossessioni erano cominciate con l’arrivo di Clark. Ma adesso non gli importava più delle sue ossessioni.
Ora voleva solo che Clark fosse felice. Con o senza di lui.

Clark rientrò mestamente nella grande cucina di Bruce.
Lex era appoggiato con le spalle al muro lì dove l’aveva lasciato.
“Clark…scusami, mi dispiace…”
“Non parliamo più di questo, Lex.” Clark lo interruppe. “Ora la mia mente è assorbita da altre priorità. Non darei a questa faccenda il peso che merita”
Lex vide una luce più chiara negli occhi di Clark e il suo cuore sobbalzò.
“Vuoi dire che tutto questo potrebbe avere un peso per te, Clark?” chiese pieno di speranza.
“Come potrebbe non averlo, Lex? Non eri da solo quando passavamo quei momenti insieme…anche io ricordo ogni singolo istante. Il problema è che mi sembra siano passati secoli…non mi riconosco più in quello che eravamo… in quello che TU eri…” rispose piantandogli gli occhi in faccia.
Lex gli si fece incontro e gli prese le mani.
“E’ vero, amore mio, non sono più la stessa persona, ma...”
“Non chiamarmi così. Non sono il tuo amore, non più.” Clark strinse un po’ gli occhi in segno di disapprovazione.
“Sì che lo sei, Clark…lo sei sempre stato. Però basta. Hai ragione. Non voglio supplicare o tentare di convincerti ancora. Non ho fretta. Capirai da solo che non sono più lo stesso. Adesso concentriamoci su Kara.”
Bruce ed Alfred entrarono in quel momento dalla porta della cucina.
Clark e Lex si girarono verso di loro, ancora con le mani strette e sobbalzarono. Ritirarono velocemente entrambi le mani lungo i loro fianchi e guardarono di lato per l’imbarazzo.
Bruce se ne accorse e un leggero sorriso gli incurvò gli occhi. Ma non commentò.
“Allora gente. Siamo quasi pronti. Scendiamo nella caverna, vi illustro la procedura. Alfred, assicurati che nessuno ci segua quando usciremo.”
“Certo, signorino Bruce.”
Clark e Lex seguirono Bruce nell’ascensore, distanti e impacciati.

Una volta nelle viscere della terra, Bruce mostrò ai due la loro attrezzatura.
Lanciò a Clark una tuta grigio scuro in tessuto tecnico e traspirante. Clark l’afferrò al volo. Era leggera, con una specie di piccolo zaino incorporato sulla schiena e una scatoletta grande come un pacchetto di sigarette cucita sull’avambraccio sinistro, le uniche parti che sembravano contenere qualcosa di rigido.
“Questa è per te, fratello. E’ la tuta che usavo quando ho cominciato. Più che altro serviva per non farmi vedere. Non credo che ti serva nient’altro per proteggerti. Sei molto più duro di tutti i materiali che possiedo. Il congegno sul braccio contiene un palmare, una telecamera e un GPS collegati con la bat-caverna. Se azioni la corda sulla cinta, lo zainetto posteriore si spalanca in un piccolo deltaplano. Questo consente di planare per una distanza di circa 500 metri e aggiunto ai salti che TU puoi compiere…bhè, amico, praticamente ti permetterà quasi di volare!”
Clark stese la tuta in alto con le braccia per osservarla, ma era un po’ nervoso per il fatto che Lex stesse sentendo quei discorsi sulle sue abilità. Non riusciva ancora a pensare che non lo avrebbe visto come un altro freak da studiare in laboratorio. Ma allo stesso tempo, quella sensazione nuova che lo aveva investito anche prima, stava tornando a farsi sentire.

Bruce si rivolse a Lex. “Tu vieni qui”, disse.
“Per te il discorso è diverso. Sei un comune mortale come me, anche se molto meno bello e molto più rammollito..” disse facendo l’occhiolino.
“Bruce!…” Protestò sorridendo Lex.
“Tu sarai il mio supporto in macchina. Ovviamente Clark non ha bisogno che qualcuno lo porti velocemente via se le cose si mettono male. Ma io sì. E lui potrebbe essere impegnato in qualcos’altro per tirarmi fuori. Quindi mi serve l’asso di riserva. Mi ricordo che porti l’auto molto bene…”
“Si, tranne quando mi ha quasi ucciso..” sorrise sarcasticamente Clark.
“Ucciderti? Scusa, e come avrebbe potuto?...”
“All’epoca non sapevo ancora che la parola *morte* non è contemplata nel vocabolario di Clark Kent…Bruce, è una storia troppo lunga…” disse Lex parlando a Bruce, ma fissando Clark e sottintendendo milioni di cose.
Clark ricambiò lo sguardo allo steso modo.
“Ragazzi, mi avete proprio stancato…Ehi! Ci sono anche io! Mi vedete? Fatela finita di rinvangare quello che è stato tra voi. Io sono abituato ad andare al punto e qui il punto è che abbiamo una missione. Concentratevi su quello che vi dico…soprattutto tu, Lex!” suonava come una ramanzina.
Entrambi i due uomini erano più giovani di lui, ma sebbene Lex avesse giusto 1 o forse 2 anni in meno, Bruce possedeva un’integrità e una chiarezza di idee che lo facevano emergere sulle loro personalità ed assumere il ruolo di leader come se fosse un vecchio generale.

“D’accordo, Bruce. Avanti, spiega.” Lex cercò di darsi un tono.
“Questo è il tuo equipaggiamento. I pantaloni sono attrezzati con coltello e pistola elettrica. Dalla cintura parte questa fune metallica con infiltrazione forzata, lunga 100 metri…spero non ti servirà per gettarti da altezze superiori.”
“Gettarmi? Scusa, ma non è un magazzino?…o stiamo andando sulle Rocky Mountains e non me lo hai detto?” Lex trasalì.
“Fa meno lo spiritoso, Lex. Questa tuta è quasi perfetta per ogni occasione. Anche per un pivello come te. La maglia contiene un doppio strato antiproiettile , davanti e dietro. Un’altra pistola si trova nello stivaletto destro. Anche tu hai a disposizione videocamera, GPS e palmare sul tuo braccio. Inoltre nel cappuccio è inserito un sistema di rilevazione ad infrarossi. Potrete in ogni momento ricevere e scambiare tra noi e con Alfred fotografie, video, appunti vocali e coordinate di posizione. Nelle vostre cinture ci sono piccoli arnesi multifunzioni. Tu resterai nella bat-mobile mentre io e Clark perlustriamo la zona.”
“Nella bat-cosa?” Lex sottolineò la domanda alzando enfaticamente le sopraciglia.
“Questa.” Bruce spinse un piccolo bottone su di un piccolo telecomando.
La vettura che si trovava nell’angolo destro della caverna si accese di luci, rivelandosi meglio nella sua maestosità. Era grande e scura. Bruce vi si avvicinò.
“Siete mai stati al luna park?...questa è 10.000 volte meglio! Salite!”
I due giovani uomini si guardarono scettici, poi si avvicinarono e dopo essersi piegati per guardare dalla portiera aperta da Bruce, salirono all’interno. Lex davanti, Clark dietro.
“Wow, Bruce…che diavolo di macchina è questa?” disse Lex stupefatto da quello che vedeva davanti a sé.
L’abitacolo era più piccolo di quello che sembrasse da fuori, ma molto confortevole, ergonomico e allungato, un po’ come un’auto da corsa. Ma incredibilmente più accessoriata. Il cruscotto si presentava come una versione in miniatura della consolle operativa che si trovava nella caverna. Schermi, sensori, telecamere, cervello elettronico e tastiere di comando facevano mostra di sé un po’ ovunque. Poteva ospitare comodamente 4 persone.
“Questa non è una macchina, Lex. È più…tipo un cingolato da guerra..” rispose Bruce Wayne.
“Cavoli!” esclamò Clark ancora più stupefatto di Lex. “Vuoi dire che spara razzi e passa sopra a tutto come un carro armato?”
“Esattamente, Clark. Solo che questa va mooolto più veloce di un carro armato!”
“Esattamente a quanto arriva?” Lex sentiva l’eccitazione per la velocità bruciargli nelle vene, pensando che avrebbe dovuto guidarla lui.
“Arriva anche a 300.”
“Wow…” esclamarono Clark e Lex all’unisono.
“Già, wow. Ma bando alle ciance. Vestiamoci ed andiamo. Prima agiamo, meglio sarà. Io e te, Clark, irrompiamo, setacciamo il locale e se non troviamo niente torniamo qui velocemente per attuare il piano B.”
“Scusa e qual è, il piano B?” chiese Clark.
“Fare richiesta ai miei contatti esterni per rintracciare questa Kos. Però preferisco non mettere in mezzo troppa gente se non è proprio necessario, data la particolarità del…emh…soggetto smarrito.”

I tre ragazzi uscirono dalla macchina e si avvicinarono alla scrivania. Ognuno prese la tuta che doveva indossare. Bruce cominciò a spogliarsi, rivelando il suo corpo massiccio e muscoloso, pieno di cicatrici ovunque. Rimase in mutande ed indossò sui reni una flessibile cintura di sostegno, alta come quella dei culturisti. Poi aprì la tuta e vi mise dentro un piede dopo l’altro. Gli altri due notarono che quella del padrone di casa era la più incredibile. Dava l’idea di essere ancora più sofisticata di quella di Lex, ma era di una bellezza eccezionale. Lucida e nera, con degli inserti blu notte e grigi, sembrava una guaina perfettamente disegnata per calzare sul corpo di Bruce, che appariva incredibilmente magnifico, vestito così. Sembrava più grande e forte e anche più alto, visto che la tuta possedeva delle piccole orecchie stilizzate sul cappuccio aderente. Il tutto era completato da un mantello che arrivava quasi ai piedi.
“Scusa Bruce, ma il mantello a che serve?” chiese Lex curioso.
“Ha più o meno la stessa funzione del deltaplano di Clark. E poi, che pipistrello sarei, senza ali?”
“Ma come mai i pipistrelli?” domandò Clark.
“E’ una storia ancora più lunga della vostra…forse alla fine ve la racconterò…ora per favore vestitevi anche voi.” Disse loro mentre si avviava alla bat-mobile.
Clark e Lex continuarono a spogliarsi in silenzio, e sebbene conoscessero a memoria l’uno il corpo dell’altro, provarono un grande imbarazzo a rimanere mezzi nudi a così poca distanza. Non succedeva da molto tempo. Forse troppo.
Clark si girò completamente dalla parte opposta, per evitare qualsiasi contatto visivo. Lex non fece altrettanto. Mentre tirava su le lampo o si aggiustava la tuta addosso, lanciava veloci e casuali sguardi sul corpo di Clark.
Quando tutti e due ebbero finito, si guardarono finalmente l’un l’altro.
Oh, Clark era così dannatamente bello fasciato in quel modo. Lex si morse impercettibilmente il labbro inferiore quando lo vide. La tuta gli conferiva un aspetto molto più aggressivo e sicuro di sé, sembrava emanasse potenza ad ogni movimento.
E Lex faceva tutto un altro effetto avvolto dal tessuto modellante, che rendeva le sue movenze feline ancora più fluide. La sagoma del giubbino anti proiettile gli enfatizzava i muscoli di braccia e addome e Clark pensò che negli anni il corpo magro e scattante si era fatto più maturo e massiccio.
Con quella tuta indosso e il cappuccio ad infrarossi che gli contornava la testa, Lex gli ricordava Oliver.

Fu allora che la sensazione che aveva provato da quando era andato a prenderlo al castello tornò a galla forte e chiara. E finalmente la comprese.
Clark si sentiva emozionato.
Emozionato di condividere con Lex i suoi poteri.

Come se per tutta la sua vita non avesse aspettato altro, invece che tentare continuamente di nasconderglieli.

Si stava sentendo euforico per il fatto che Lex sapesse quello che sapeva fare, che fosse lì con lui ad aiutarlo in quella spedizione, che facessero squadra insieme per una causa comune.
Un po’ come si sentiva quando Pete gli era sempre accanto e lui sapeva che poteva fidarsi.
Dentro di sé, cresceva la voglia di volersi fidare di Lex, di compiere delle imprese insieme a lui, di sentirlo vicino come compagno d’avventure.
La stessa fratellanza che aveva instaurato con Oliver, la stessa che stava nascendo con Bruce.
Solo che con Lex acquistava una luce nuova. Con Lex poteva essere il patto della sua vita.

Cercò di spingere via da sé questo pensiero, perché anche se il suo cuore accelerava, la sua testa gli diceva di non fidarsi ancora, che quello era lo stesso Lex che 3 mesi prima aveva torturato i mutanti da meteorite e che aveva cercato di costruirsi un esercito personale.

“Ehi!?! Ce la fate o vi serve una damigella, per vestirvi?” Bruce lo distrasse dai suoi pensieri.
“Eccoci, Wayne..” si avviò Lex.
Entrarono tutti nell’incredibile macchina e passarono attraverso un tunnel che partiva dalla caverna e con un andamento circolare spuntava nel giardino di Bruce. La macchina faceva un rumore sordo e profondo, quasi terrificante, ma non così rumoroso come si poteva pensare. Alfred aveva aperto loro il cancello di ferro battuto.
Lex era al volante e Bruce al suo fianco che gli indicava la strada, nonostante Lex conoscesse bene Gotham. Ogni tanto Lex gettava una rapida occhiata al sedile posteriore dallo specchietto e un paio di volte il suo sguardo incrociò quello di Clark. L’alieno li osservava parlare e di nuovo provò quell’entusiasmo che aveva sentito anche con Oliver, Arthur, Bart e Victor l’ultima volta.
La cosa tremenda è che quella volta tutti loro erano coalizzati contro Lex. Ed ora lui era lì, proprio lì davanti, che lo stava aiutando a ritrovare sua cugina. Tutto ciò era paradossale e lui tentò di non pensarvi.

Lex non aveva corso, per non dare nell’occhio, e avevano scelto strade secondarie. Arrivarono nel quartiere periferico in cui si trovava il magazzino.
Intorno buio pesto, solo un lampione mal funzionante in lontananza e qualche gatto che usciva dai secchioni della spazzatura lì nei pressi. Bruce si girò un po’ all’indietro, in modo da poter parlare ad entrambi.
“Clark, ora entriamo e ispezioniamo gli imballaggi che tua cugina ha già controllato…forse ti può far venire in mente cosa cercasse…”
“Credo di saperlo già..” Clark guardò prima Bruce e immediatamente dopo Lex, ancora titubante nel rivelare certi segreti.
“Se vuoi esco dalla macchina.” Disse Lex percependo il suo disagio. Clark lo fissò un paio d’attimi.
“No. Rimani. Ormai ci sei dentro.” Disse Clark guardandolo rassegnato ma intensamente.
Bruce sbuffò. “Oddio…riusciremo a fare qualche passo avanti, stasera?...per favore!” Era spazientito da loro due. “Cosa cercava Kara, Clark?”
“Un cristallo che si trovava nell’astronave con la quale è scesa sulla terra.”

Ci fu un attimo di silenzio che pesò sulle teste di tutti.
Bruce non era sicuro di aver capito bene, e Lex…
Bhè, per Lex, quella era la prima volta che Clark, anche se implicitamente, ammetteva in sua presenza che NON era umano.

“Cioè…tu..vuoi dire un’astronave vera? Cavolo, non avevo ben realizzato questa cosa quando mi hai detto che non sei umano…SIETE ALIENI, Clark? Avevo capito che eravate dei mutanti!!”Esclamò Bruce a bocca aperta.
“Adesso chi è che ci fa perdere tempo, Bruce? Non è questo il momento per farti raccontare la storia della sua vita, se vorrà ti spiegherà tutto con più calma!” disse seccato Lex, geloso che Bruce potesse sapere in poche ore tutto quello che a lui era costato anni di bugie e sotterfugi.
Ma Clark continuò.
“Veramente ci sono altre abilità che vengono dalla fisica molecolare del mio organismo.”
“Ah, ecco. Molto chiaro, sì. Senti, spiegati Clark! Non ti capisco!” Bruce scosse la testa in segno di fraintendimento e anche Lex aggrottò le sopraciglia chiedendosi di cosa parlasse.
“Riesco a vedere attraverso gli oggetti…ho la vista a raggi X. Quindi sarà molto facile trovare Kara se è ancora lì dentro, o qualunque altra cosa che sia anomala.”
Lex spalancò gli occhi e la sua bocca si aprì senza dire nulla.
“No, aspetta…oltre a sprigionare fuoco dagli occhi, hai anche la vista a raggi X? Clark, ma…ma…” esclamò Bruce.
Lex chiuse la bocca e abbassò lo sguardo.
Clark aveva mostrato quel potere a Bruce, ma non a lui.
Bruce continuava a fissare Clark stupefatto.
“Ma…tu sei…sei…sei sicuro che sei un buono?” fece all’improvviso. “Non oso pensare che potrebbe succedere se un giorno decidessi di arrabbiarti!”
L’uomo pipistrello scherzava ironicamente, ma a Clark vennero subito in mente le parole di Lex di alcuni anni prima.

…“Se questo Naman venuto dalle stelle avesse davvero la forza di 10 uomini e sparasse fuoco dagli occhi, sarebbe un nemico formidabile, senza nessuno che lo controllasse.
Hai mai pensato, Clark, che l’eroe di tutta questa storia potrebbe essere Sagheet?”…


Clark e Lex si guardarono. Solo scrutando i suoi occhi, Clark sapeva che Lex stava pensando esattamente la stessa cosa. Lex inghiottì rumorosamente e disse infine:
“Oh, Bruce, che Clark sarà sempre dalla parte dei buoni puoi scommetterci la tua pellaccia di topo volante!”
“Tu pensa alla tua, visto che mi sembra di aver capito che qua in mezzo sei una matricola!!”
“Bhè, la sua è bella dura, te lo posso garantire!” aggiunse Clark con un timido ed ironico sorriso.
“Ok, gente, ora si va.” Tagliò corto Bruce Wayne. “Tu aspetta qui Lex. Quando torniamo sgomma a tutto gas…hai il permesso di divertirti col mio bolide.” Gli fece l’occhietto.
Le portiere si aprirono e dallo stesso lato della vettura uscirono Bruce e Clark.
“Ehi!...lo so che non serve…ma…state attenti.” Lex parlava ad entrambi ma guardava solo Clark. Bruce arricciò la bocca scocciato.
“Lex…stai guardando l’uomo sbagliato. Sono io quello che può morire. Forza Clark, vieni.”
Clark lo seguì, ma sostenne lo sguardo di Lex ancora per qualche istante, prima di girarsi completamente.

La saracinesca del magazzino presentava evidenti segni di scasso. Era stata riassemblata alla meno peggio, ma Clark poteva riconoscere la forma che le mani di Kara avevano lasciato sul metallo.
La scardinò di nuovo. Il ferro si accartocciò sotto le sue dita come carta da pacchi. Furono dentro in pochi istanti. Bruce si muoveva in maniera decisa, rapida e furtiva. Si stupì che non vi fossero allarmi. Dopo aver controllato finestre, prese elettriche e i 4 angoli in alto sulle mura, cominciò a filmare velocemente l’ambiente e inviò i dati ad Alfred.
“Che rilevi, vecchio?” chiese all’amico che si teneva in contatto dalla caverna.
“Corrisponde alle foto del nostro infiltrato. Non è stato fatto nessun cambiamento.”
Clark potè sentire Alfred nell’auricolare grazie al superudito.
“Clark, le cose sono rimast..”
“Si, ho sentito.”
“Come hai sentito? Hai sentito Alfred?”
Clark portò l’indice della mano destra vicino al suo orecchio.
“Superudito.” Disse come se fosse una cosa ovvia.
Bruce scosse la testa e aggrottò le sopraciglia.
“Clark, che caspita d’altro sai fare?”
“No, ora hai visto tutto.”
“Cristo, Clark!! Devi assolutamente collaborare con me più spesso!” Bruce allargò la bocca in un sorriso aperto e sincero. “Bhè, forza, allora! Cerca tua cugina con quella…quella vista lì che hai…così eviteremo di fare ancora più casino con questi imballaggi di quanto non ne abbia già fatto lei!”
Avvicinandosi solo un pochino, Clark cominciò ad esaminare dettagliatamente tutto l’ambiente. Non rilevò traccia di esseri viventi. Poi prese a scannerizzare gli scatoloni uno per uno. Non vide nulla che potesse assomigliare al cristallo di cui le aveva parlato sua cugina.
“Notato qualcosa?” chiese Bruce.
“No, Kara non è qui e nemmeno ciò che stava cercando.”
“Accidenti. Dobbiamo comunque trovare un indizio. Tu setaccia meglio. Io provo a vedere se in quell’ufficio lì in fondo trovo qualche documento illuminante.”
“D’accordo.”

Lex in macchina poteva sentire quello che i due uomini si dicevano. Sorrise tra sé e sé mentre accarezzava il volante.
Era contento che Clark e Bruce andassero così d’accordo. Ora che era rinsavito, si era reso conto di quanto Bruce fosse una persona profondamente positiva, anche se aveva un caratteraccio scontroso e suscettibile. Clark sembrava trovarsi a suo agio con lui, e sebbene provasse una punta di gelosia, era consapevole che due persone come Bruce e Clark erano fatte per incontrarsi.
Sentiva che la loro amicizia sarebbe cresciuta nel tempo.
Si sentiva stranamente più sicuro, sapendo che Bruce era con Clark, e nello stesso tempo, sapeva che la vita del suo amico di college non correva nessun rischio finchè Clark era con lui.

Bruce forzò la porta del piccolo ufficio che si trovava sulla parete opposta a quella da cui erano entrati. C’erano due computer non proprio ultimo modello, una stampante, una macchina per fare fotocopie e molti scaffali pieni di rilegatori e raccoglitori. Sembrava un normalissimo ufficio di una normalissima ditta di import-export. Poi, qualcosa attirò la sua attenzione.
C’era un cassetto in una delle due scrivanie che era chiuso con un lucchetto a combinazione.
“Ah-ah!! Bene! Lo sapevo!”
Bruce tirò fuori da un contenitore della sua cintura multiuso una piccola ma potente tronchesina. Il lucchetto ebbe la peggio subito dopo.
Aprì il cassetto e trovò vari fogli sparsi più alcuni ordinati in delle cartelline. Li esaminò con attenzione. Si rese subito conto che si riferivano a tutte le varie imprese e consorzi che si servivano della Kos, o che essa utilizzava, nei loro traffici di denaro sporco. Le cifre riportate parlavano chiaro : il giro d’affari era enorme e questo insospettì Bruce.
La Kos non poteva essere una società di copertura come le altre. Doveva essere collegata con qualcosa di molto più grande per gestire tutti quei milioni di dollari. Qualcuno di molto potente. La mafia forse. O peggio. Il governo.

Mentre rimuginava su questo, venne attratto da una ricevuta con una firma diversa dalle altre. La persona che riceveva i finti carichi non era la stessa di tutti gli altri documenti. Guardò in alto a sinistra del foglio e si accorse che la data coincideva più o meno con quella in cui avevano cominciato a cercare Kara.
Allora confrontò subito l’indirizzo di provenienza sul lato destro del foglio. Scartabellando un po’, notò che la merce proveniva sempre dagli stessi 4 indirizzi, ma che quello degli ultimi giorni era completamente diverso da quelli riportati fino a quel momento.
“Ehi, Clark, vieni qui.” Disse nell’auricolare della tuta.
Non aveva finito di pronunciare le ultime parole, che una folata d’aria sollevò i pochi fogli sparsi sulle scrivanie.
“Che c’è?”
Lex dalla macchina sentì l’ansia nella voce di Clark.
“Credo di aver trovato dove tengono Kara. Guarda: è un indirizzo che si trova nell’area nord-ovest della città. Non mi risulta che sia una zona con imprese commerciali o magazzini di stoccaggio. Ci sono solo edifici residenziali e grossi uffici di rappresentanza.” Rispose Bruce.
“Bingo!” esclamò Lex nei loro auricolari.
“Ehi, compare, hai sentito tutto, vero?”
“Sì. Quindi abbiamo l’indirizzo?”
“Sembrerebbe. Non ci resta che andare a controllare. Tu hai trovato qualcos’altro Clark?”
“Sì. Uno degli scatoloni è stato rovistato molto più accuratamente. Come se Kara avesse trovato quello che cercava. Inoltre mi sembra che intorno vi siano delle tracce di segni di lotta. Lo scatolone è stato lanciato lontano rispetto agli altri e c’è il segno di un calcio sopra.”
“Forse l’hanno sorpresa proprio mentre aveva preso il cristallo e nel portarla via hanno creato un pò di trambusto.”
“Portare via mia cugina? Non riesco a capire come possano aver fatto…”

All’improvviso Clark esclamò:
“Aspetta un attimo!” Clark stava guardando molto perplesso in un angolo della stanza. Bruce seguì la direzione del suo sguardo, finchè si posò su quella che sembrava un’inutile pianta finta.
“Bhè? Che c’è Clark?” disse impaziente.
“C’è una telecamera lì dietro.” Affermò Clark avvicinandosi all’oggetto e frugando tra le foglie di plastica. La sua mano tirò presto fuori il piccolo aggeggio.
“Oh, merda!”
“Perfetto!” dissero quasi in contemporanea prima Bruce e poi Lex.
“Adesso sanno che siamo stati qui e sanno anche che stiamo per andare da loro.” Aggiunse Bruce.





8. Kara


La stanza in cui l’avevano rinchiusa era fredda e senza mobilio. Solo il letto in cui sedeva rannicchiata. Non ci avrebbe messo molto tempo a scappare, se avesse voluto. Ma non poteva rischiare la vita di quel ragazzo, né andarsene senza sapere che ne avessero fatto del cristallo.
Kara alzò lo sguardo sul filo elettrico che sorreggeva solo una semplice lampadina.
Pensò a Clark. Come gli mancava! Se gli avesse parlato normalmente, invece di scappare, non si sarebbe trovata in quella situazione. Avrebbe dovuto cercare assieme a lui le risposte per cui Martian Manhunther sospettava di lei.
Invece aveva voluto fare di testa sua. Utilizzando i suoi poteri come le aveva insegnato Clark, era riuscita a sentire la frequenza del cristallo. L’aveva seguita ed era arrivata in quel magazzino lontano kilometri da Smallville. Purtroppo non era riuscita a recuperarlo, perché nel momento in cui l’aveva trovato, dei tipi piuttosto poco raccomandabili l’avevano aggredita, e glielo avevano sottratto. Ovviamente ebbe la meglio sulla montagna di carne che le si era scagliata addosso.
Lo scaraventò lontano contro una delle pareti del magazzino.
Non che avrebbe avuto problemi a metterli tutti al tappeto, ma quei loschi figuri tenevano sotto tiro un ragazzo puntandogli una pistola alla tempia. Farneticavano che il suo collega avrebbe fatto una brutta fine, se lei non avesse mollato la refurtiva. In verità lei non aveva la minima idea di chi fosse quel tipo stritolato dalle mani del gorilla, ma non poteva certo far morire qualcuno a causa sua.
Ed ora si trovava lì, in balìa di quella gente che non sapeva cosa volesse e senza il suo prezioso cristallo.
Ad un tratto sentì dei passi venire da due piani sotto di lei. Li sentì entrare nell’ascensore, finchè la porta automatica si aprì sul pianerottolo a 10 metri da lei.
Kara scese dal letto e si mise in un angolo in posizione difensiva. Una chiave girò nella serratura. La porta si aprì.


Bruce e Clark risalirono in macchina.
“Corri, Lex. Fa presto.” Disse Clark.
La distanza venne risucchiata dalle ruote di quell’auto incredibile. Lex provava un sottile godimento a pilotare quella meraviglia. Pensò a come si dovessero sentire Bruce e Clark a potersi permettere di fare cose tanto eccezionali.
Alfred aveva aperto loro il cancello alcuni minuti prima che arrivassero. Scivolarono nel tunnel lisci verso gli inferi sotto il giardino e risalirono vellutatamente dall’ascensore alla hall della villa.
“La cena è servita, signore.” Disse Alfred col suo solito aplomb.
“Mangiamo un boccone prima di rimetterci al lavoro.” Convenne l’uomo pipistrello.
“Scusami Bruce, ma non ho voglia di mettermi a tavola, quando so che mia cugina si trova in pericolo. Potrei cominciare ad andare avanti io…”
“Calma, fratello. Non è così semplice. Usa bene la testa. Se tua cugina non è scappata con tutto quello che può fare, vuol dire che la cosa è più complicata di quel che pensiamo. Non ci farà male rifletterci su. O forse Kara non possiede tutte le tue abilità?” Bruce era curioso.
“No, no, veramente lei ha completato tutto il nostro sviluppo…biologico. Credo.” disse Clark imbarazzato. Lex ripensò alla donna giù alla diga.
“Io…io l’ho vista alzarsi in volo.” disse piano Lex, quasi avesse paura delle loro reazioni.
Bruce aggrottò fortissimo le sopraciglia verso il suo vecchio amico, poi si girò di scatto verso Clark sgranando gli occhi.
“Clark!! Sapete…VOLARE?” Bruce era interdetto. Clark annaspava preso dalla sensazione di impotenza.
“Tecnicamente…sì. Ma io…non sono ancora capace…” ammise alla fine.
Lex lo guardava sempre più stupefatto.

Per tutto il tempo che lo aveva amato e poi odiato, si era sempre chiesto perché Clark fosse così bello.
Perché scopasse così bene. Perché fosse così dolce e instancabile. Perché avesse tutto quell’amore da dare. Perché fosse così forte e buono. Così intrepido e rassicurante.
Ora lo capiva.
Non era un uomo. Clark era un dio. La sua era decisamente una razza superiore.

Bruce cercò di focalizzare di nuovo le idee.
“Allora dobbiamo davvero considerare l’ipotesi che qualcosa di più forte di lei l’abbia costretta lì dove si trova. Tu non andrai da nessuna parte da solo, Clark. Sediamoci a tavola e discutiamone.”
Mangiarono molto velocemente, discutendo delle possibili opzioni, finchè Lex arrivò alla sola evidente.
“Hanno sicuramente preso in ostaggio il ragazzo che avevamo messo alle costole di Kara. Deve averla seguita attraverso il microchip sino al magazzino, e loro devono aver pensato che agissero di comune accordo.” disse il miliardario di Metropolis.
“Già, il giovane Richard…” annuì quello di Gotham.
“Se Kara possiede anche solo la metà dell’indole di Clark, non possiamo meravigliarci che non abbia tentato di fuggire.” Aggiunse Lex.
“Probabilmente non è riuscita ad avvicinarsi al ragazzo abbastanza da liberarlo. Oppure lo tengono sotto tiro, e lei non può impedire che venga ucciso prima che la supervelocità arrivi a fermare l’arma.” Spiegò Clark.
“Clark, parli dei vostri poteri come se fosse la cosa più naturale per tutti…io devo ancora capacitarmene!” disse Bruce. E anche Lex, dentro di sé, pensò la stessa cosa.
“Scusate, è che sono abituato con Chloe e Oliver…” si giustificò Clark.
“Chi sono questi due?” Bruce si rivolse a Lex, invece che a Clark. Aveva l’impressione che i suoi due compari fossero molto legati e chiederlo all’uno o all’altro fosse indifferente.
Lex rimase un attimo a pensare. Oliver? Anche Oliver Queen sapeva di Clark? E perché mai?
La frustrazione lo assalì. Se anche l’ultimo arrivato in città l’anno passato, si era guadagnato l’onore di conoscere il segreto di Clark, forse lui non contava poi così tanto nella vita del suo ex amore.
Clark lesse negli occhi di Lex quello che stava pensando e intervenne, anche se non avrebbe mai pensato di rivelare ciò che stava per dire.
“Oliver Queen è il magnate di Star City.” Disse.
“Quello delle industrie Queen. L’ho sentito nominare. Mi sembra a posto. Come mai ti fidi di lui?” aggiunse Bruce. Lex sentì il cuore battere nella sua giugulare.
“E’ lui che si fida di me. Anche lui di notte ama rompere le scatole a chi di dovere. Forse hai sentito parlare di Freccia Verde.” Clark sorrise a Bruce e subito dopo guardò Lex.
La faccia del miliardario calvo si fece prima incredula, poi stupita, infine rasserenata.
Adesso si spiegava molte cose, e soprattutto capiva perché Oliver avesse il privilegio di far parte del club *conosco il segreto di Clark Kent*.
“Dai!? È lui? Bhè, sono contento che collabori a disgregare la credenza che i miliardari sono tutti degli stronzi!...e la ragazza, chi sarebbe?” chiese ancora Bruce.
“E’ la sua migliore amica. Sa tutto di lui. Hanno messo sù una specie di squadra.” Lex guardò Clark con ironia e amarezza insieme.
Bruce notò di nuovo gli sguardi e non potè fare a meno di dire:
“Ok, ragazzi. Ora basta. Voglio sapere che diamine è successo tra voi due. Continuate a farmi sentire messo in disparte e questo non solo mi dà fastidio, ma rallenta anche la vostra concentrazione. Almeno così cercherò di evitare certi argomenti.”
Clark e Lex non sapevano cosa dire.
“Allora? Sto aspettando.”
Lex lanciò uno sguardo a Clark come per avere il suo consenso. Clark storse un po’ il naso e allargò le sopraciglia, ma annuì. Così l’uomo senza capelli prese coraggio.
“Clark ed io stavamo insieme.”
Bruce schizzò con gli occhi su Lex con fare attonito.
“In che senso, scusa? Oppure ho capito bene?” si girò verso Clark scrutandolo come se lo vedesse per la prima volta.
“Eravamo…una coppia.” Continuò Lex “Siamo stati insieme 4 anni, 1 mese e 25 giorni.” Clark aprì la bocca sorpreso, Bruce si voltò di scatto. Ma Lex andò avanti.
“Poi ho rovinato tutto. Spero solo che non sia troppo tardi per dimostrargli che ne sono davvero pentito. E con questo basta, Bruce. Non ho voglia di parlarne. Non davanti a te, scusami.”
“Ok, Lex, per carità! Era solo per capire…Accidenti. Non lo avrei mai creduto. Che tu…Che voi due…Eppure, dal numero di donne che frequentavi all’università, direi che i tuoi gusti sono un pò cambiati…” Bruce aveva rispetto del suo vecchio amico, ma la frase gli uscì un po’ troppo ironica.
“No, Bruce. I miei gusti non sono cambiati. E’ Clark che mi ha cambiato la vita.” Lex era terribilmente serio e sia Bruce che Clark si sentirono in imbarazzo, anche se per diversi motivi.
Clark si sentì di dire la sua.
“Le cose non sono andate come credevamo. Ma anche io spero che non sia davvero troppo tardi per salvare almeno il ricordo di quello che è stato. E adesso, Bruce, cerchiamo di capire come liberare Kara. Mi dispiace, ma non intendo dividere quello che c’è stato con Lex se non altri che con lui.”
“Ok. Non sono un patito di queste faccende, e neanche un romantico. Tutt’altro. E’ il mio pragmatismo che non sopporta di vedere cose che aleggiano nell’aria. Quindi, capito l’arcano, oltrepassiamo e andiamo avanti. Vado a stampare i dati che ha trovato Alfred sull’indirizzo, e la scheda di Richard. Le esamineremo prima di metterci in macchina. Avete 5 minuti per essere operativi.”
Detto ciò si alzò deciso dal tavolo e si allontanò verso il suo ufficio.
Lex non aveva guardato negli occhi Clark per tutto quel tempo. Si alzò silenziosamente, facendo il giro del tavolo e passando di fianco a Clark diretto verso il bagno.
“1 Mese e 25 giorni?” chiese la voce di Clark alle sue spalle.
Lex si girò lentamente. Clark era ancora seduto, a mezzo metro da lui, e lo guardava dal basso all’alto.
“Esattamente.” Lex non riusciva a guardare Clark, ma la voce uscì da sola.
Clark alzò un braccio e prese la mano sinistra di Lex nella sua.
Ma Lex la fece scivolare gentilmente via e continuò in direzione della toilett.
Clark rimase a guardarlo muto e accigliato.


“Tu adesso vieni giù con noi. E non fare storie o il tuo fidanzatino muore.” Disse uno dei due energumeni che erano entrati.
Kara non potè fare a meno di seguirli.
“Si può sapere che volete da me?” disse mentre entravano nell’ascensore.
“Diccelo tu, cosa facevi nel magazzino.” sibilò l’altro subdolamente mentre le passava un dito sulla curva che andava dal mento all’orecchio. Finito il movimento, improvvisamente le tirò forte i capelli. Kara non sentì dolore, ma urlò lo stesso per la sorpresa piegando la testa all’indietro.
“Vedrai che col capo parlerai!” disse quello mentre le strattonava la chioma bionda.
L’ascensore si aprì direttamente nella grande sala del secondo piano interrato dell’edificio. I due uomini la tenevano per le braccia, uno a sinistra e l’altro a destra.
Se avesse voluto poteva farli volare a metri di distanza tutti e due insieme, ma non voleva rivelare ulteriormente le sue capacità.
Nel salone, un tipo vestito con un giubbino di pelle nera e lucida sedeva girato di profilo su di una poltrona al centro dell’ambiente. Una lunga scrivania di vetro lo separava da Kara. Sul lato di essa, alla destra di Kara, era seduto, con una gamba sul ripiano di vetro, un altro tipaccio, più robusto del precedente, vestito in uniforme scura militare e con una lunga cicatrice sulla guancia sinistra. Attorno e dietro di loro c’erano altri uomini, anche questi vestiti di scuro, e tutti indossavano occhiali da sole, anche se lì sotto non c’era né sole, né una forte illuminazione.
All’estremo lato sinistro della sala, era posto un grande monitor, diviso in quattro parti più piccole. Su ognuna si poteva riconoscere una scena diversa.
In alto a sinistra si vedeva la stanzetta dove era stata rinchiusa fino a poco prima.
Nel riquadro più accanto scorrevano delle immagini che sembravano prese da delle telecamere di sicurezza e mostravano in sequenza ciò che si stava svolgendo in vari ambienti, compresa la stanza dove Kara si trovava ora.
Nel riquadro sottostante era ripreso, legato su di una sedia di legno, il ragazzo che Kara aveva visto nel magazzino. Un pezzo di nastro argentato gli chiudeva la bocca e si vedeva una mano grassoccia puntargli una pistola proprio in mezzo alla fronte. Anche attraverso l’immagine, Kara vedeva chiaramente la fronte del ragazzo sudare.
L’ultimo riquadro era oscurato.

“Bene, milady. Spero tu abbia avuto modo di riflettere.” Disse senza girarsi l’uomo seduto.
“Non c’è niente su cui debba riflettere. Lasciateci andare.” Rispose decisa lei.
L’uomo sul bordo della scrivania si voltò verso quello seduto e gli sorrise sarcasticamente. A quel punto il tipo seduto si voltò adagio verso Kara. Sorrise.
“Forse non ci siamo capiti. Se non mi dici immediatamente per chi lavorate, tu e il tuo amichetto diventerete cibo per vermi.”
“Io non so di cosa parliate. Non ho mai visto quel ragazzo.”
“Ah, no? Non sai chi c’era con te mentre cercavate nel nostro magazzino? PUTTANA!”
Urlò alzandosi dalla poltrona e sbattendo entrambe le mani aperte sul vetro della scrivania.
“Gliel’ho detto. Io non conosco quel ragazzo. Cercavo solo ciò che è mio.”
Kara non aveva paura, ma i modi sgarbati non le piacevano. L’uomo cercò di ricomporsi.
“Senti bambola, so che hai messo al tappeto uno dei miei uomini. Sinceramente non capisco come tu abbia fatto, ma non mi interessa. Ti avranno addestrata bene al corso. Allora, per chi lavori? CIA? FBI? Servizi segreti?”
Kara aveva il mento un po’ abbassato e lo guardava indispettita da sotto le sopraciglia.
“Ma sai, tesoro, il fatto è che qui dentro ci sono un’altra quindicina dei miei uomini.. Non penso che quello che ti è riuscito con uno possa riuscirti con tutti. Soprattutto tutti insieme.”
Alzò un angolo della bocca in un ghigno.
“Deciditi a parlare. O sarà peggio per voi.”
“Ma perché io dovrei sapere più cose di lui!?” esclamò l’ultima figlia di Krypton spazientita.
“Perchè lui lo abbiamo trovato fuori dalla nostra proprietà, mentre tu te ne stavi con le mani immerse nel polistirolo dei miei scatoloni.” La voce dell’uomo era calma e gelida.
“Le ho già detto che non so chi sia quel ragazzo!! Io stavo solo cercando il cristallo che apparteneva alla mia famiglia. E voi dovete ridarmelo. Potrebbe essere pericoloso se non lo usate nel modo giusto.” Kara alzò un pò la voce.
“Alla tua famiglia hai detto….” Il tipo si era riseduto e con i gomiti sul tavolo in vetro aveva unito le mani giunte a triangolo e ora guardava Kara con gli occhiali da sole abbassati sul naso. I suoi occhi erano chiarissimi. Quasi artificiali. Kara provò un brivido di disgusto lungo la schiena. Poi, l’uomo staccò le labbra che premevano sui suoi indici e riprese a parlare.
“Ma chi vuoi prendere in giro, eh? Chi siete i Corleone, forse? A giudicare da tutti i cugini e fratelli che ti vengono dietro direi di sì.” Finendo la frase si girò verso il maxischermo.
Nel monitor che prima era scuro, ora stavano passando le immagini di due uomini dentro una piccola stanza con dei computer, vestiti entrambi con delle specie di calzamaglie. Parlavano tra loro, poi uno dei due si avvicinò alla telecamera che li stava riprendendo e solo in quel momento Kara si accorse che quello era Clark.
“Kal-el!” disse la ragazza.
“Bene, comincia a tornarti la memoria! Allora, per chi lavorate? O vuoi dirmi che quell’equipaggiamento è la nuova uniforme del vostro college?” sibilò l’uomo dagli occhi di ghiaccio.
“Non so chi sia l’altro, ma quello è mio cugino ed ora che mi sta cercando fareste meglio a lasciarci in pace.” Kara si sentiva enormemente sollevata, ora che sapeva che Clark l’avrebbe trovata. Era solo questione di tempo.
Una terribile e cavernosa risata risuonò dall’altra parte della stanza. L’uomo in uniforme militare si era alzato dal tavolo e si stava accendendo una sigaretta.
“Tuo cugino?...*Fareste meglio a lasciarci in pace*?...Ehi, Shark, sembra che abbiamo preso proprio una piccola Corleone!!” poi l’uomo tirò fuori da una tasca dei pantaloni un coltello tozzo e seghettato e, avvicinandosi, lo posò proprio sotto il mento di Kara. Ma la ragazza non sembrava minimamente preoccupata
“Forse non hai ancora ben capito, bella. Noi non scherziamo mai. Lo vedi questo cerca persona?”
Le mostrò un piccolo congegno nel taschino. “Se spingo il pulsante, il mio fidato servo Sly premerà il grilletto. Bang. Senza esitazione. E tu vedrai nel monitor il cervello uscire dall’altra parte della testa del tuo amichetto. Dimmi subito per chi lavori. Prima che il resto della vostra squadra ci individui. O non mi servirai più neanche tu.”
Questo era meno rassicurante. Kara non avrebbe potuto fermare quell’omicidio, poiché non sapeva neanche dove fosse tenuto quel ragazzo.
Cominciò a chiedersi se davvero il giovane non fosse stato preso per colpa sua.
Decise di stare al loro gioco e capì che il ragazzo sarebbe morto lo stesso, se non avesse trovato qualcosa di plausibile da dire.
“Ok. Avete vinto. Vi dirò tutto.” Disse cercando di fare la faccia più disperata che potesse.
I due uomini che avevano chiaramente il comando lì dentro si scambiarono un rapido sguardo.
“La verità è che avete sbagliato persona. Lui, era il mio superiore.” Kara indicò il prigioniero.
“Avevamo solo l’ordine di recuperare quel cristallo e poi lui l’avrebbe portato alla Jor-el Enterprise. Vi giuro non so altro. Sono stata arruolata per ultima nella squadra, perché sono cintura nera di karate e figlia di soldati come mio cugino, quello che si è visto nel filmato.”
L’uomo col coltello la guardò sospettoso.
“Jor-el Enterprise…mai sentita. In cosa commercia?” disse infine.
“Non lo so! Ho sentito soltanto che è una corporazione straniera. Non so di dove. Lui lo sa. Lui sa tutto o quasi, credo. A me servivano solo i soldi che ci avrebbero pagato a consegna eseguita. Dicevano che una ragazza avrebbe destato meno sospetti. Adesso ridatemi il cristallo o pagatemi voi quello che mi era stato promesso. Io ho bisogno di quei soldi.”
I due uomini si scambiarono ancora un’occhiata.
“E perché prima farneticavi a proposito della tua famiglia?” chiese quello con gli occhi di ghiaccio.
“Sentite, io ero la più giovane del gruppo, ok? Non mi hanno dato molte informazioni su di voi. Non so neanche perché dovevamo rubare quel maledetto cristallo!! Ho pensato che foste dei mafiosi e che quello fosse un modo per non finire subito male…” Kara pregò che il suo piano funzionasse.
L’uomo con la cicatrice si avvicinò all’altro, lasciando finalmente la gola di Kara libera dal coltello.
I due parlarono brevemente, poi quello in uniforme si rivolse ai due gorilla che ancora la tenevano per le braccia.
“Riportatela…nella sua stanza.” Disse, tirando loro un mazzetto di chiavi che a Kara non sembrarono quelle che aveva visto prima.
Mentre le porte dell’ascensore si chiudevano, la ragazza udì cosa i due uomini alla scrivania si stavano dicendo a voce bassa. Il suo bel viso si stirò in un sorriso di approvazione.

“Che sappiamo di questa Jor-el?” disse l’uomo con gli occhi di ghiaccio.
“Non mi risulta. Ma troverò subito qualcosa da confrontare con quello che ci dirà il frocetto…Ma.. dove getterai il corpo?” disse quello con la cicatrice.
“Per il momento rimarrà lì nell’intercapedine. Poi, quando abbiamo finito di torchiare quell’altro stronzetto, li buttiamo tutti e due nella fornace sulla ventottesima.”
 
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lala2388
view post Posted on 22/2/2010, 18:16




Ma che bello, Lana si e tolta di mezzo, per una volta ha fatto una cosa intelligente.
Mi piace come stai rendendo Lex, pentito, geloso ( quando vede che lui e il solo che non sapeva il segreto), dolce (sempre cerca di trasmettere il proprio amore con i sguardi a Clark e poi ricordarsi il tempo che stavano insieme). Vedere come Clark cerchi in ogni modo di far finta di niente, per poi non riuscirci per niente, e divertente. E poi quando ricorda la loro prima volta, avrei voluto essere li a filmare tutto XD, anche se la tua descrizione e stata cosi ben fata che non ho avuto problemi a immaginarmi tutto. Bruce, Clark, Lex, con le tutte attillate sono una gioia per gli occhi ( me li immaginavo nella mia testa e devo dire che l’unica parola che descrive quello che sentivo è WOW).
Non vedo l’ora di leggere il seguito.
 
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lala2388
view post Posted on 23/2/2010, 00:16




SPOILER (click to view)
Lexangy ho visto il MP ( ma non riesco a risponderti. non mi e ancora arrivata l’ e-mail per convalidare l’iscrizione… non so più che fare) e ti rispondo subito che mi va benissimo la tua proposta, ma te ricorda di postare tutto. Stavo vedendo una puntata della nona stagione e ho visto una bella scena tra Oliver e Chloe. E oggi durante l’ora di matematica mi so messa a scrivere una fic su Clex, sono un ottimo tocca sana per chi si annoia.
 
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Lexangy
view post Posted on 23/2/2010, 00:21




SPOILER (click to view)
Ahhah...divertente...io scrivo su di loro quando sono molto ispirata o ho avuto un incontro "ravvicinato" col mio boy...sai, l'indubbia sensualità di loro due...mi lascia stordita!! :lol:

Perchè non la posti qui, quando hai finito di scriverla?
Mi piacerebbe un sacco leggere altro slash Clex in italiano...

Non capisco come mai non ti fa rispondere...che peccato...cmq dimmi un pò di te...
quanti anni hai, come hai incontrato il Clex, come mai sei nel nostro paese, che fai nella vita..

:hug:
 
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lala2388
view post Posted on 23/2/2010, 10:40




SPOILER (click to view)
Ti racconterei tutto di me ma non mi sembra giusto usufruire del forum più di quanto non stia già facendo, nel leggere e commentare le tue fic senza ne meno essermi presentata (non mi arriva l’ e-mail ). Se mi mandi il tuo indirizzo e-mail o msn ,per MP, ti rispondo li a tutte le domande che mi riguardano.
Per la fanfic, non e cosi bella come le tue, e solo una fic scritta per divertimento.
Baci lala
Ps: aspetto una tua rispota (per MP) E le tue fic XD
 
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Lexangy
view post Posted on 23/2/2010, 21:34




9. Tutti per uno


“Pensi che questi due conoscano la verità su quel cristallo?” l’uomo con gli occhi vitrei si toccava il mento.
“Mmm, difficile. Non si racconta agli ultimi del carro una cosa simile. Anche noi alla Sicurezza Nazionale eravamo in pochissimi a sapere delle enormi potenzialità di quell’oggetto.” Rispose il militare con la cicatrice.
“Non puoi avere la sicurezza che qualcun altro nelle alte sfere non abbia cantato.”
“Questo lo escludo. La verità sull’origine del cristallo la sapevamo solo in 4. Uno è il Presidente di questo paese, gli altri due il suo vice e il ricercatore capo del Dipartimento. Corrotto fino a questo punto ci sono solo io. Per tua fortuna.”
“E allora questa fantomatica Jor-el Enterprise come ha fatto a venirne a conoscenza?”
“Forse qualche tecnico dei laboratori governativi. Non sapevano che può sviluppare una potenza di deflagrazione pari a quella di una bomba nucleare, ma sapevano che era una fonte di energia.”
“Ma credi che la Jor-el avesse intenzione di utilizzarla nel nostro modo?”
“Non credo proprio! Non sono tutti dei geni del crimine come te!” la risata cavernosa dell’uomo con la cicatrice risuonò nella stanza per la seconda volta. Poi continuò.
“Non ha importanza, comunque, ormai. Il cristallo l’abbiamo noi e la loro squadra sta per essere sterminata. Ci rimane solo da controllare se la versione dello stronzetto corrisponde con quella dello zuccherino.”
“E quei due tipi che staranno arrivando?”
“Ma che vengano quando più gli fa comodo! Li aspettiamo a braccia aperte!!”
“Vorrei solo che questo piccolo incidente non rallenti le cose.” Disse l’altro.
“Ehi, ormai il cristallo è già in mano a chi di dovere. Vedrai, è solo questione di ore, e poi saremo ricchi da far schifo.”
“Già…anche se la cosa del 50 e 50 ancora non mi convince. Sono io che ho tutto l’occorrente per realizzare l’ordigno.”
“Ehi, amico, senza quel cristallo che IO ho soffiato al governo degli Stati Uniti, staremmo ancora andando avanti coi nostri giochetti di riciclaggio.”
“Si, bhè, mi sembra che non ci siamo mai potuti lamentare!”
“Oh no….ma forse ti sei scordato quanti milioni di dollari ho intenzione di richiedere! La gente non capirà neanche la cifra che pronuncerò!”. La risata lugubre riempì l’aria per la terza volta.

Il piano di Kara sembrava funzionare. I due tipi a capo dell’operazione avevano creduto che lei fosse solo una sciocca pedina e avrebbero per il momento risparmiato il ragazzo per interrogarlo. I due gorilla la stavano portando in un luogo nascosto per ucciderla e quindi lei non avrebbe avuto testimoni nel metterli k.o.
Sperava solo che l’interrogatorio fosse durato abbastanza a lungo per far arrivare Clark, o per lo meno per permetterle di capire dove si trovasse il giovane legato.

Clark, Lex e Bruce erano di nuovo in macchina. Avevano una piantina dettagliata dell’edificio in cui doveva trovarsi Kara e sapevano che questa volta non sarebbe stato tutto così facile.
Clark e Lex non si erano più guardati negli occhi dopo la cena, ma, nonostante questo li facesse soffrire entrambi, era così più facile per loro star dietro a Bruce.

“Ehi, dove andiamo? La mia stanza non era in alto?” Kara fece finta di essere spaventata.
“Non preoccuparti, in questa starai meglio.” Rispose uno dei due giganti.
Finirono il corridoio che stavano percorrendo. L’altro aprì la porta di quella che sembrava una vecchia cantina puzzolente. Dappertutto c’erano vecchi stracci, tubi di plastica, balle di fil di ferro arrotolate, vecchi arnesi e scatoloni.
Uno dei due uomini le diede una spinta dietro la schiena per gettarla in avanti, mentre l’altro chiuse la porta a chiave.
“Allora tesoro…visto che devi morire, ti vogliamo far divertire un po’, prima.” Disse il meno alto dei due.
I due cominciarono ad avvicinarsi alla ragazza con chiare intenzioni.
Il primo le fu subito addosso, cercando di afferrarla per le spalle. Ma non fece in tempo neanche a sfiorarla che Kara gli prese il braccio destro, gli passò di dietro, e glielo storse facendolo uscire dall’articolazione della spalla. Quello strillò come un dinosauro.
“MI HAI ROTTO IL BRACCIO! Oddio che dolore!! BRUTTA PUTTANA! Ti ammazzo! Ammazzala Dick, ammazzala!” urlava.
L’uomo a terra dolorante stava ancora finendo di dire queste parole, che Kara aveva già sollevato il bestione numero due e stava per fargli fare l’ariete contro il muro.
L’uomo a terra prese la pistola che teneva dietro la schiena. La testa del suo amico stava già scrostando l’intonaco della parete quando cominciò a vuotare il caricatore contro la schiena e la testa di Kara.
I proiettili rimbalzarono sul corpo di Kara come se fossero popcorn che uscivano dalla padella.
Alla seconda botta contro il muro, l’energumeno in alto tra le mani di Kara era svenuto.
L’altro gorilla li fissava con la bocca spalancata e gli occhi aperti iniettati di sangue.
Lei si girò, posò il rinoceronte umano accanto al suo degno compare e disse:
“Se provi a raccontare a qualcuno che la tua pistola spara palline di carta, ti vengo a cercare e le ossa te le rompo tutte. Intesi?” L’uomo annuì con la bocca ancora aperta, senza dire una parola.
Sentì un turbine di vento girargli intorno, prima di rendersi conto che era stato avvolto insieme al suo compagno, schiena a schiena, con almeno 3 balle di fil di ferro.
“Spero che non soffriate di claustrofobia.” Disse Kara. Prese le chiavi dalla serratura, uscì e chiuse la porta dietro di sé.

La Kos si trovava in un palazzo alto 8 piani. La macchina di Bruce accostò nella strada su uno dei due lati corti dell’edificio. I tre uomini all’interno si guardarono.
“Tu resti in macchina, Lex, al solito.” Disse Bruce.
“Ma..io..vorrei venire..potrei esservi d’aiuto. Credo che questa volta troveremo un’accoglienza più calorosa.”
Lex voleva fare la sua parte. Ma soprattutto voleva stare vicino a Clark.
Bruce lo guardò un attimo. Poi spinse un pulsante sul quadrante della macchina. Un piccolo schermo si accese e comparve Alfred.
“Signore?” chiese la faccia del maggiordomo.
“Attiva il comando a distanza. Hai già integrato il GPS?” disse Bruce.
“Sarà operativo in …3…2…0 secondi. E’ attivo Bruce.”
“Bene. Inserisco il pilota automatico. La via d’accesso principale come l’hai denominata?”
“Punto Alfa.”
“Collima il punto Alfa con le coordinate della vettura. Facci venire a prendere lì davanti.”
“Seconda alternativa?”
“Collima il punto in cui ci troviamo ora. È la via di accesso più sicura. O siamo fuori di là o lo saremo di qua.”
“Perfetto signore. Sto collimando. 10 secondi alla fine del processo.”
“Ok, Alfred. Prepara un punch al mandarino per quando torniamo.”
“Sarà fatto Bruce.” Il piccolo monitor si spense.

“Bene Lex. Non servi più alla guida. La macchina ce la può fare da sola. Vieni con noi.”
“Bruce, questa macchina è telecomandata?” chiese Clark incredulo.
“Non è un giocattolo, Clark. Alfred può governarla dalla caverna. Vede su un tracciato come poterla spostare. È un po’ più lento, ma può essere utile, se non stai facendo un inseguimento.”
“Forte! Sei pieno di sorprese, Bruce!” Clark era entusiasta.
“Ah, io! Senti chi parla! Quello che sa volare, sparare laser dagli occhi e infuocare il cuore dei miliardari!”
Clark lo guardò malissimo. Lex fece altrettanto.
“Sentite gente, non ne posso fare a meno, ok? Vi dice bene che non vi ho cacciato da casa mia!” disse divertito, poi tornò subito serio. “Ok, ora entriamo. Lex, fa attenzione.”
“D’accordo.” Disse Luthor.
Uscirono tutti e tre dalla vettura e si diressero verso l’entrata principale.
“Da qui è più facile entrare, ma ci stanno anche filmando. Sorridete.” Disse Bruce. “A te l’onore Clark.”
Clark sfondò con un pugno il portone e disintegrò il blocchetto di sicurezza.
Lex sentiva l’esaltazione risalirgli sulla cute della sua testa calva.
L’allarme cominciò a suonare. Clark si portò in un nanosecondo nel corridoio che si parava loro davanti e acuì i suoi sensi.
“Sento e vedo delle persone che urlano 2 piani sotto di noi. Voi andate là. Io controllo prima nei piani superiori per sicurezza.”
“Ok, fratello.” Bruce e Lex si incamminarono per le scale, scartando immediatamente l’ipotesi dell’ascensore.

L’allarme risuonava nella grande sala. Su uno dei quadranti del grande monitor si vedevano le immagini di Clark, Lex e Bruce in giro per il piano terra che parlavano.
“Ehi! Sono arrivati i rinforzi!!” disse l’uomo con la divisa militare in faccia al ragazzo che teneva sollevato.
Richard aveva il volto gonfio e sanguinante per le botte prese. Era ancora legato con le mani dietro la schiena, e anche se non portava più il nastro sulla bocca non riusciva a parlare.
“Ti vogliono proprio bene. Pensa che delusione quando ti troveranno morto insieme alla tua amichetta!”
Lo scaraventò a terra.
“Gente, 5 di voi vadano a prendere quei tre idioti, e portatemeli vivi. Gli altri pronti a sparare.”
“Max la situazione non mi piace.” Disse l’uomo con gli occhi di ghiaccio.
“Sta tranquillo, Shark. Abbiamo 40 agenti di sicurezza. Sono tutti ex marine.”
“Forse non hai visto le immagini, Max. Uno di quei 3 lo conosco.”
“Chi?”
“Quello col mantello. La ragazza ha mentito. Non esiste nessuna Jor-el.”
“Che stai dicendo? Chi è il tipo col mantello?”
“E’ famoso qui a Gotham. Si fa chiamare Uomo-pipistrello. Rompe le palle a quelli come noi.”
“Un filantropo? Bhè, non avrai paura di quel pupazzo, spero. Ma che crede di essere ad Halloween?”
“Non è uno scherzo. Ti dico che non va sottovalutato.” La faccia dell’uomo col giubbino di pelle era scura e preoccupata. Istintivamente, tolse la sicura alla sua pistola.
L’altro sembrava invece divertirsi, come se quello fosse il suo terreno di gioco. Si rivolse di nuovo ai gorilla che gli erano rimasti intorno.
“Richiamate Dick e Gus, quanto cazzo ci mettono con quella troietta?”
Uno degli scimmioni si sistemò l’auricolare e compose il numero del cercapersone.
“Signore, non mi rispondono, Signore. Si sente uno strano sibilo, Signore.”
“Come un sibilo? Dà qua, idiota!” si portò l’auricolare all’orecchio.
Nell’auricolare si sentiva un sottile mugugno continuo, come il pianto di un cane. O di qualcuno ferito.

Bruce e Lex stavano ancora facendo le scale che dal piano terra portavano al primo interrato, quando Clark arrivò alle loro spalle a super velocità.
“Di sopra non c’è nessuno. Tutti uffici deserti.” Disse.
“Bene, allora andiamo tutti e tre di sotto.” Convenne Bruce che si trovava avanti a tutti.
“Ehi, attenzione!” Clark cambiò espressione. “Sta arrivando un po’ di gente.”
Spuntarono quasi subito dalla rampa delle scale 5 grossi uomini vestiti di scuro, tutti con la pistola in pugno, che salivano in formazione.
I primi due cominciarono a fare fuoco.

Bruce si abbassò fulmineo e lanciò una lama metallica a forma di pipistrello sulla plafoniera sopra di loro.
Si udì rompersi il vetro. La luce si spense. I colpi continuavano a partire. Ora, presi dal panico, sparavano anche gli altri 3 uomini.
Lex si abbassava ad ogni colpo che sentiva; si ricordò ciò che gli aveva detto Bruce e mise la mano al suo stivale destro per prendere la pistola.
Nello stesso momento, Clark a supervelocità si portò contro i primi due uomini e li spinse contro il muro tenendoli per il collo, mentre quelli gli scaricavano addosso tutti i colpi che avevano, senza neanche graffiarlo, ma sfilacciando solo la tuta.
Lex attivò il suo congegno ad infrarossi che gli permetteva di vedere al buio e scorse Bruce spiccare un grande salto slanciandosi dal corrimano. Con un calcio avvitato tolse in un tutt’uno prima la pistola ad uno dei gorilla e poi stordì in testa un altro.
Si girò e cominciò a sferrare una scarica di pugni addosso a quello che aveva perso la pistola. Quello tramortito si stava rialzando e anche se Bruce aveva praticamente finito con l’altro, Lex puntò la pistola e sparò sulla gamba di quello che si era ripreso.
Clark aveva sbattuto tra loro le teste dei due uomini che aveva tra le mani, e si girò giusto in tempo per vedere il 5° uomo che stava per aggredire Lex mentre sparava all’altro.
Si sentì percorrere da un fremito di paura e immensa rabbia. Gli occhi gli si accesero mentre si portava in un istante tra l’uomo e Lex, prendendo sul suo petto la pallottola destinata al suo ex. Guardò il bisonte che al buio sconcertato non capiva. Poi lo afferrò con rabbia per il busto e lo scagliò con eccessiva violenza addosso al muro.
Da dietro le grandi spalle di Clark, Lex si sentì al sicuro come non mai.
Clark si girò e si guardarono brevemente prima che sopraggiungesse Bruce.
“State tutti bene? Lex?” chiese.
“Sì, io sono a posto.” Rispose l’unico eroe per caso, continuando a fissare Clark.
“Anche io.” Disse Clark. “Scendiamo.”

L’uomo con la cicatrice si tolse l’auricolare, lo gettò a terra e lo calpestò.
“Non farti prendere dal panico, Max. Quel maledetto vuole proprio questo!” disse l’uomo col giubbino.
“Dannazione! Non capisco! Come ha fatto il pipistrello ad arrivare lì sotto? Che ne sapeva?....Adesso tu, bastardo, me lo dirai!” si rivolse a Richard. Gli piantò un calcio nello stomaco.
“Hai 3 secondi per parlare!” ma il ragazzo non riusciva ad articolare dei suoni che somigliassero a parole.
“Sei proprio un inutile bastardo” infierì ancora il militare e prese il coltello seghettato dai suoi pantaloni. Si piegò su Richard e gli tirò su la testa tirandolo per i capelli.
“A me piace alla vecchia maniera. Con le armi pesanti finisce subito.”
Il coltello stava per tagliare la gola del ragazzo, quando improvvisamente venne sbalzato via dalle sue mani.

Il coltello venne lanciato a metri di distanza da un fascio di luce rossa.
L’uomo con la cicatrice si girò di scatto, tenendo ancora la testa di Richard sospesa.
“Adesso mi sono davvero arrabbiata.” Disse una familiare voce femminile.

Kara si trovava dritta in mezzo alla porta dell’ascensore e guardava tutti i presenti con la faccia imbronciata e gli occhi accesi di una luce giallo-oro. Il militare non fece neanche in tempo ad aprire la bocca e pronunciare la parola “Tu?”, che Kara si alzò in volo e in un nanosecondo aveva preso Richard svenuto in braccio, e lo stava allontanando da tutti.

In quel momento irruppero nell’ambiente Clark, Lex e Bruce.
Videro Kara sospesa in aria col ragazzo tra le braccia. Clark sentì una sensazione di orgoglio e sollievo riempirgli il cuore. “Kara! Portalo via!” urlò a sua cugina.
Lex e Bruce erano sopraffatti dalla meraviglia, ma si ripreso subito. Lex impugnò saldamente la pistola.
“Sul lato est dell’edificio c’è la mia auto. Portalo lì, Kara. E torna subito giù!” Disse Bruce alla ragazza.
Kara obbedì. In un attimo era sparita verso la rampa delle scale.

L’uomo con la cicatrice ci mise un attimo per riprendersi e anche tutti gli altri erano rimasti attoniti nel vedere la ragazza volare. Questo permise a Clark e Bruce di giocare d’anticipo.

Clark si avventò subito contro uno dei gorilla, lo prese per la vita e lo lanciò contro altri due. Più veloce della luce raccolse le armi che portavano addosso e le intrecciò tra loro, facendone una palla di ferraglia.
Bruce prese da dietro un altro degli omaccioni e, mentre lo colpiva sui reni facendolo incurvare all’indietro, gli afferrò il braccio dove teneva la mitraglietta e gli fece sparare ad una gamba di un altro bestione davanti a loro.
Il rumore dei colpi riportò tutti gli altri a focalizzare le circostanze. La situazione degenerò e arrivò a conclusione in pochi minuti.

L’uomo col giubbino e gli occhi di ghiaccio mise mano alla sua pistola e la puntò verso Bruce. Non riusciva però a mirarlo bene, perché il salone era piuttosto affollato, e perché Bruce stava ancora picchiando l’omone che aveva aggredito, che gli faceva da scudo.
I due uomini più vicini a Lex gli si avventarono contro, ma il miliardario ne aveva intuito le intenzioni. Un proiettile colpì una gamba del primo, che si accasciò, ma senza lasciare andare la pistola che teneva in mano. Così gli spararono entrambi, ma per fortuna la tuta di Bruce fece il suo dovere e Lex ebbe il tempo di girarsi e colpirli uno ad una mano e l’altro ad un braccio. Poi con altri due colpi, allontanò da loro le armi che avevano perso.
Il militare con la cicatrice lanciò il coltello contro Clark, avendo individuato subito il punto forte della squadra, ma l’arnese rimbalzò.
Bruce, in un altro angolo, se la stava vedendo con tre degli agenti elefantiaci. Quelli sparavano, ma la tuta antiproiettile e la sua velocità superiore alla norma, evitavano che le pallottole arrivassero a destinazione. Con un calcio girato tramortì il primo elefante e lo disarmò. Fece una capriola per aria e atterrò sulla testa di un altro, gettandolo a terra, poi si girò di scatto per riempire di pugni la faccia del terzo elefante. Non contento, prese dalla sua cintura una corda metallica e li legò insieme come salami.
Clark nel frattempo aveva scaraventato lontano due gorilla che gli erano saltati addosso contemporaneamente e aveva fatto schizzare via le pistole di altri due con la vista laser. Come un turbine aveva raccolto le armi e accartocciato anche quelle. Poi sollevò rapidamente entrambi gli ultimi due e li tramortì, lanciandoli addosso ai primi, così che ora formavano una piccola montagna umana di carne inerme.

Quasi subito Kara era tornata indietro e ci mise un istante per osservare dall’alto quel parapiglia.
Infrangendo la barriera del suono si portò contro due delle guardie ciclopiche, li disarmò mentre quelli la fissavano increduli e gli slogò quasi le mascelle con due pugni sotto il mento.
Poi individuò l’uomo con gli occhi vitrei, che stava per sparare a Bruce, e gli volò addosso gettandolo in terra.
Clark si accorse di lei e la chiamò. La ragazza si distrasse dall’uomo e volo immediatamente vicino al cugino.
“Fa quello che devi fare e dà una mano a Bruce e Lex.” Ordinò Clark.
Detto questo Clark si girò e si lanciò contro altri due scimmioni per prenderli a sberle.

Kara dall’alto vide Lex che stava disarmando uno dei nemici, e stava cominciando a picchiarlo con forza.
Dall’altra parte, scorse Bruce che teneva due degli omaccioni entrambi con il collo tra i suoi bicipiti e i suoi avambracci e ora stava sbattendo le loro teste una contro l’altra.
Vide che altri tre gorilla si stavano avventando su Lex mentre si stava rialzando dal picchiare quello ormai svenuto. Allora, velocissima, volò vicino al miliardario e trascinò via due dei malintenzionati prendendoli sotto il braccio, facendogli imprimere le loro sagome nel muro. Quello rimasto se la vide con Lex.
Il piccolo mitragliatore venne scagliato lontano dalla pistola di Lex, ma nello scambio di colpi, anche la sua arma volò via. Lex non si perse d’animo e tirò fuori da una tasca dei pantaloni la pistola elettrica. Mentre il bestione gli si faceva contro, lo paralizzò con la scarica di corrente.

L’uomo con la cicatrice, nel contempo, si stava lanciando verso Clark con tre dei suoi uomini, ma vennero tutti e quattro frullati lontano dal giovane kryptoniano, che ne aveva preso uno per il collo e la cinta, e lo aveva fatto roteare addosso agli altri tre come se fosse una balla da bowling con dei birilli. I tre grossi mammiferi poco intelligenti svennero sul colpo, mentre l’uomo con la cicatrice urtò la testa, ma non perse conoscenza e fissava Clark e Kara con le sopracciglia unite in un’espressione di sospettoso timore.

Bruce stava fronteggiando altri 4 uomini. Lottava tirando calci per tenerli tutti lontani, ma essendo in maggioranza, quelli gli stavano stringendo il cerchio intorno. Kara notò la situazione e si schiantò come un razzo contro uno di loro, mentre Bruce approfittava dell’effetto sorpresa per colpirne due.
Un terzo bisonte si avventò contro l’uomo pipistrello da dietro e, cercando di strozzarlo, gli tirò via il cappuccio.
La faccia astuta e scolpita di Bruce comparve da sotto le orecchie nere.
Bruce riuscì a divincolarsi e a mollargli un colpo sul costato. Una scossa con la pistola elettrica che anche lui possedeva, completò l’opera. Gli altri due si stavano però rialzando anche se leggermente intontiti, ma non ebbero tempo di agire, perchè Kara li sollevò da terra e li lanciò forte contro il muro dove già si trovava il piccolo cumulo che aveva fatto Clark prima.
In quel momento, fattosi più vicino, l’uomo con il giubbino nero notò che Bruce non aveva più la testa protetta, e alzò il braccio.
Frattanto, Lex era quello che non aveva più nessuno intorno interessato a farlo fuori. Si girò cercando subito Clark con lo sguardo e vide l’attimo finale dello strike che aveva fatto di quei 4 uomini. Un sorrisino gli incurvò le labbra.
Poi si girò in cerca di Bruce e lo vide dimenarsi nel momento in cui paralizzava quell’avversario con la pistola elettrica. Fu allora che vide che un uomo vestito di pelle nera stava prendendo la mira su di lui mentre avanzava.
Kara stava lanciando quei due uomini contro il muro.
Lex si accorse che la testa di Bruce non era più riparata dal cappuccio e capì. Capì che doveva farlo subito. Corse più veloce che poteva e spiccò un grande salto.
L’uomo con il giubbino alzò il braccio, prese la mira e sparò.
Il corpo di Lex, aperto il più possibile per offrire la massima protezione, fece in tempo a passare davanti alla testa di Bruce. Ma, data la posizione, uno dei proiettili andò a conficcarsi proprio sopra la sua clavicola destra, in mezzo ai deltoidi, lì dove la protezione antiproiettile della tuta finiva.

Un urlo fortissimo risuonò nel caos della stanza.
Clark riconobbe la voce al di sopra di tutti gli altri rumori e smise di respirare per un secondo.
Il battito gli pulsava nelle orecchie e gli sembrò che tutto si muovesse pianissimo.
Si girò di scatto e vide Lex a terra col collo sanguinante. Il suo cuore prima smise di battere, poi pompò il viscoso sangue kryptoniano così forte che sembrò esplodere.

Bruce si era appena girato, rendendosi conto di quanto successo, e individuato il responsabile dell’accaduto, gli si fece incontro con un balzo. Distratto dal suo obbiettivo, non si accorse di un altro dei rinoceronti umani, che gli saltò addosso e lo atterrò prendendolo per le caviglie.
Kara era atterrata vicino a Lex, ma si accorse subito di ciò che stava succedendo a Bruce, e sfrecciò a bloccare l’energumeno.

Un ultimo scimmione si stava avventando su Lex per finirlo, vedendolo inerme al suolo e lasciato isolato per qualche secondo.
Tutto si fermò. Solo Kara continuava a muoversi nella dimensione in cui viaggiava Clark.
Mentre il braccio dell’aggressore stava facendo il tragitto per colpire Lex, Clark si precipitò accanto al corpo a terra, afferrando il gorilla con furia per il collo. L’espressione dell’omaccione non cambiò, perché non se ne rese conto, ma Clark aveva incominciato a strozzarlo, accecato dalla stessa rabbia assassina che aveva provato per la morte di suo padre. Stava per ucciderlo, quando decise di scagliarlo solo lontanissimo.

I due soli uomini rimasti in piedi, di quella banda di criminali, si guardarono e si avvicinarono.
L’uomo col giubbino fece cenno al militare del governo verso una piccola porta vicino al grande schermo.
Mentre tutti e 3 gli esseri viventi rimasti lucidi in quel salone si erano radunati intorno ad un quarto di loro, i due malviventi se la diedero a gambe.

Clark, piegato su di lui, teneva una mano sotto la testa di Lex, cercando di vedere quanto profonda fosse la ferita.
“Lex, mi senti? Ti prego, parlami!” La stupenda faccia dell’alieno era imbruttita da una smorfia di dolore.
Lex era pallidissimo e le sue palpebre erano chiuse e tremavano.
“Clark…” la voce uscì flebile e sottile. Stava perdendo conoscenza.
“LEX, LEX!!” Clark lo guardava in preda al panico mentre negli occhi cominciavano a risalire delle lacrime.
Bruce notò la disperazione di Clark e provò rimorso per le brutte cose che aveva pensato su loro due.
Kara era costernata, si sentiva in colpa, perché sapeva che lei era quella che avrebbe potuto fare di più.

Poi con il super udito si accorse di ciò che accadeva alle sue spalle e si voltò.
“Clark, quei due uomini stanno scappando!” disse allarmata.
“NON MI INTERESSA!!” Urlò Clark. “Sta perdendo molto sangue….Bruce, dobbiamo andare, PRESTO!”
Guardò il suo nuovo amico con espressione angosciata, in cerca di aiuto.
“Certo, Clark, lo portiamo subito via.” Si affrettò ad affermare Bruce.
“Posso seguirli io, se volete!” propose Kara.
“No, Kara, non è il caso che tu te ne vada in giro ancora da sola. E poi ci servi per portare subito Lex all’ospedale. Tu puoi fare più velocemente di tutti. Io e Clark verremo subito dietro con la bat-mobile. Anche Richard ha bisogno di un dottore ed è ancora di sopra.” Consigliò fermamente Bruce.
“No! Io la seguo a piedi. Farò comunque prima di te con l’auto. Forza, Kara, portalo via immediatamente!” decise Clark.
La ragazza prese delicatamente in braccio Lex, che ormai era privo di coscienza e coperto di sangue, e si alzò in volo. Fu un attimo, e Bruce rimase solo nel salone, con il mantello e i capelli alzati dal risucchio di vento che i due cugini stellari si erano lasciati dietro.


10. Confidenze


La stanza dell’ospedale era calda. Lex era disteso sul letto privo di sensi.
Kara aveva fatto prima che aveva potuto e aveva detto di averlo trovato in strada. Dottori ed infermieri erano rimasti un po’ increduli, dato l’abbigliamento indossato dall’uomo e il genere della ferita. Ma non era loro compito fare queste domante.
Una manciata di minuti dopo arrivò Clark.
“Dov’è?” chiese allarmato a sua cugina, dopo averla riconosciuta tra le teste del reparto pronto soccorso.
“E’ lì dentro, Clark. Lo hanno disteso proprio ora.” Rispose Kara triste.
Le tapparelle della stanza erano chiuse. Una dottoressa uscì dalla porta.
“Signorina, non ha visto la modalità dell’aggressione? Vorremmo capire da quanto tempo perde sangue.” Chiese la donna. Kara e Clark si guardarono.
“No. Ma l’ho trovato subito dopo che gli hanno sparato. Ho visto qualcuno fuggire.” Inventò la ragazza.
“Ma ora come sta? Si salverà, giusto?” Clark fissava la donna costernato.
“Scusi, lei chi è?” lo guardò interrogativa la dottoressa.
“Un parente, sono un parente.” Fu la prima cosa che uscì di bocca a Clark.
La donna lo guardò un po’ strana, ma rispose al suo quesito, colpita dalla sua espressione.
“La ferita è profonda, ma per fortuna il proiettile è uscito. E’ stato fortunato. 5 centimetri più sù e avrebbe preso la giugulare esterna. Lo operiamo per ricucirlo tra poco. Il fatto è che ha perso moltissimo sangue. In quel punto i vasi sono molto reattivi. È debole. Troppo. Ma dovrebbe farcela. Ora scusatemi.” La donna si congedò allontanandosi dopo aver visto un altro medico in fondo al corridoio.
“Dottore!” chiamò Clark. La donna si girò mentre camminava.
“Posso entrare?” chiese il ragazzo.
“Non lo svegli. Faccia pianissimo.” E si girò.

Clark apri la porta della stanza con molta cautela.
Lex era disteso col viso pallidissimo e la fronte sudata. Una grossa medicazione gli prendeva tutto il collo e parte della spalla e delle lievi macchie rossastre erano risalite sulla superficie della garza.
Le braccia uscivano dalle coperte ed erano martoriate da tubi e cerotti vari. Due flebo erano collegate al suo corpo. Una rossa e una trasparente.
Clark si avvicinò.
Lo guardò così intensamente che gli sembrò che i suoi occhi potessero uscire dalla sua faccia e fondersi col corpo di Lex.
“Lex, mi senti?” sussurrò. Si abbassò un pochino sul volto del suo ex. Lo osservò per alcuni minuti. Provò il desiderio di baciarlo, ma non lo fece.
“Lex, ti prego, devi farcela. Lo so che ce la farai. Io sono qui.” Gli prese la mano destra stando attento a non fargli male. Ma Lex non reagì in nessuna maniera. Clark poteva sentire il cuore del giovane uomo battere molto velocemente, affannato. Il respiro era sottile e accelerato.

Ti prego, non morire.
Non puoi farmi questo.
Me lo devi, Lex. Me lo devi.
Non lasciarmi adesso.
Ci sono ancora tante cose che voglio dirti.
Ci sono tante cose che voglio sapere.
Resta con me.
Non mi lasciare.


Tante volte Clark aveva visto Lex nei guai, tante volte lo aveva salvato o visto davvero mal ridotto.
Ma stavolta era diverso. Stavolta si sentiva davvero in colpa.

La porta dietro di lui si aprì ed entrò la dottoressa con due infermieri.
“Lei è ancora qui? Per favore si sposti, lo portiamo in sala operatoria.” Disse.
I due infermieri sollevarono il letto di Lex e lo misero sulla barella. Poi presero le flebo e le trascinarono via insieme al corpo del giovane.
Clark uscì fuori guardando perdutamente nel vuoto, finchè non incontrò i piedi di Kara. Il suo sguardo risalì fino al viso della ragazza. Accanto a lei ora c’era Bruce.
“Clark… Kara mi ha detto. Vedrai che ce la farà.” Disse Wayne.
“Si…Richard come sta?” chiese Clark in automatico.
“Stanno medicando anche lui. Ha preso un sacco di botte, ma ha la pelle dura, il ragazzo. Credo lo dimettano già domani dopo gli accertamenti, poi avrà bisogno di molto riposo. Come Lex, del resto.”
“Già…Non ci resta che aspettare, allora.” Disse Clark sedendosi su una panchina del corridoio.
“Clark, non hai ancora fatto le presentazioni, però…” esclamò Bruce cercando di smorzare un po’ l’atmosfera.
Clark alzò lo sguardo su sua cugina e sul giovane Wayne e si rese conto di quello che intendeva Bruce.
“Ah, sì, Kara. Lui è Bruce Wayne. Un mio…un nostro nuovo amico. Di quelli veri.” Disse sorridendo un po’.
Bruce annuì a Clark e subito si girò verso la ragazza per stringerle la mano.
“Ciao! Piacere!”
“Piacere mio, Bruce. Grazie per aver aiutato mio cugino a trovarmi.” Disse Kara.
“Veramente è lui che ha aiutato me. Io e Lex ti stavamo monitorando da un po’.” Rispose Bruce.
“Cosa? E perché? Lex? Clark…” Kara si girò verso il cugino con lo sguardo di chi è caduta adesso giù dal letto.
“Lex sapeva di noi due, Kara. Di Krypton, intendo. Aveva paura che tu ti mettessi nei guai, in qualche modo. E devo dire che ha saputo leggere dentro di te meglio di quanto non abbia fatto io.” Lo sguardo di Clark tornò nuovamente ad oscurarsi.
“Lex sapeva di noi? Ma scusa, non era…quello che si era sposato con Lana? E come si è permesso di farmi spiare da…da te. Scusa, Bruce, niente di personale…ma…” la ragazza era disorientata.
“Non ti stavamo spiando. Lex ti ha attaccato un microchip nei capelli quando vi siete incontrati al Talon. Era per tenerti sotto controllo. Aveva paura che potesse capitarti qualcosa.” Spiegò Bruce.
“Nobile intento…ma perché?” la ragazza fissò suo cugino.
“Te lo spiegherò Kara, ma non ora.” Disse Clark, alzandosi e affacciandosi ad una finestra sul cortile.
Bruce gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.
“Clark, sono desolato, è stato tutto per colpa mia.” Sospirò guardando il pavimento.
Clark si voltò. “Che dici, come?”
“Lex si è lanciato per coprire me. Mi sono distratto e mi sono fatto togliere il cappuccio. Non so come abbia fatto a vedermi. In quel macello tutti noi eravamo presi ad accoppare qualcuno di quei gorilla e non ci siamo accorti del tipo col giubbetto di pelle. Se lui non fosse stato così tempestivo, probabilmente ci sarei io in quella sala operatoria. Ma non ha esitato un attimo a fare la cosa giusta.” Bruce strinse la presa sulla spalla di Clark.
“E’ vero, Clark, anche io ho visto che si è lanciato coprendo Bruce.” Aggiunse Kara.
Clark sentì il cuore rimbalzargli sul diaframma.
Lex si era deliberatamente buttato per salvare una persona che non fosse…Lana…o lui stesso?
Aveva creduto che fosse stato un incidente, ed invece Lex aveva preso su di sé quella pallottola di proposito.
Clark si ammutolì e guardò le punte delle sue scarpe.
Kara e Bruce si guardarono. L’uomo con il viso dispiaciuto, la ragazza con espressione interrogativa.

Bruce capì la situazione e lasciò solo Clark davanti al vetro, mentre portava via Kara per un braccio.
“Bruce, ma che succede? Perché Clark fa così?” chiese la ragazza.
“Clark e Lex sono molto legati, Kara. Più di quanto nessuno sappia. Credo che ora tuo cugino non abbia voglia di spiegare. Ma sono convinto che te ne parlerà presto. Sappi che sta soffrendo molto ora.”
“Ma Clark e Lex si odiano…Cosa ci faceva lui in quell’edificio, prima? Ancora non l’ho capito.”
“Non si sono sempre odiati. So che tu non sei arrivata da molto nelle loro vite. Ma si conoscono da quasi 7 anni. Cerca di non fare troppe domande e dà tempo al tempo.”
“Ma …io…” Kara aprì la bocca come per dire qualcosa, ma la richiuse subito. Bruce le fece l’occhietto e mettendole fraternamente un braccio intorno alle spalle diresse tutti e due verso Clark.

“Ehi, Clark, andiamo a prendere qualcosa da bere. L’operazione durerà qualche ora. Ho già detto ad Alfred di non aspettarci e prepararci i letti per quando torneremo. La notte è ancora lunga….Caffè?” fece segno al suo amico di portarsi una tazzina alla bocca.
Clark distolse distrattamente lo sguardo dalla finestra.
“Sì, si…vengo.”


Clark e Kara stavano coprendo in volo la distanza che separava Gotham da Smallville.
Il braccio di Kara era avvinghiato attorno alla vita di suo cugino. Clark si reggeva saldamente alla ragazza.
“Clark devi imparare a farlo. Sei ridicolo trasportato da me! E poi pesi!”
“Non sei la donna d’acciaio?” le sorrise suo cugino.
“Si, ma anche tu sei l’uomo d’acciaio!” lo rimproverò lei divertita.
“Questa cosa che si è inventato Bruce è azzeccata, però!”
“Bhè, descrive bene il materiale terrestre di cui potremmo essere fatti!!”

Atterrarono davanti alla porta della casa alla fattoria. Kara corse dentro e chiamò Lana.
“Lana! Lana! Sono tornata!”
Una morsa strinse il cuore di Clark.
“Lana non c’è, Kara.” Disse.
“E dov’è? Vabbè, tornerà presto, tra un pò è ora di cena. Tu l’avevi chiamata per avvertirla, no?”
“No. Non tornerà. Non tornerà più.” Clark girò il suo sguardo dall’altra parte, perché sentì improvvise le lacrime bruciargli gli occhi.
“Che dici, Clark? Come sarebbe?” Kara era incredula.
“Se n’è andata. Mi ha lasciato.”
“Clark, non può essere! Vi siete ritrovati poco più di un mese fa!..”
“Forse non ci siamo mai ritrovati, Kara…”
“Scusa, ma perché se ne è andata, che ti ha detto?”
“Ha deciso all’improvviso. Si sentiva troppo sola e angosciata, e io non sono stato capace di starle accanto come meritava. Ha detto che non voleva pesare sulla mia vita, se non poteva essere la donna di cui avevo bisogno. La verità è che mi pesa molto più la sua assenza che il suo essere diversa…”
“Clark vai e fai qualcosa per riprendertela!!”
“Non è possibile, Kara…ma forse aveva ragione lei. E ci abitueremo entrambi….non lo so, Kara, in questi giorni non ho fatto altro che tentare di convincermene!!....ma non ci riesco.”
“Clark…il vero motivo…è quel Lex, vero? Tu lo odiavi perché lei lo ama ancora un po’, vero? O forse perché lo odia troppo e non è serena? Però ti sei reso conto che non puoi odiarlo perché ora è cambiato? Giusto?” nella mente romantica di Kara questa sembrava l’unica ragione possibile.
Clark la guardò dolcemente, poi si avvicinò e l’abbracciò.
“Oh, Kara, sei molto perspicace. E’ esattamente così. Manca solo un ..piccolo particolare..” disse tenendo la guancia sui capelli della cugina.
“E ora come farai, Clark?” Disse la ragazza scostando la testa per guardarlo.
“Ci sei tu. C’è Chloe. E…” Clark bloccò quello che stava per dire.
“E c’è anche Bruce! Mi è molto simpatico, Clark!” esclamò Kara quasi entusiasta.
“Si…c’è anche Bruce.” Clark guardò in basso.
Non era proprio a Bruce, che lui stava pensando.
“Ok, allora non dobbiamo fermarci molto come pensavamo.” Kara prese la mano di Clark. “Devi andare avanti, Clark. Lo so che è dura, ma io ti aiuterò. Prendo io le cose che ci servono per tornare a Gotham. Tu se vuoi va da Chloe. Ti aspetto qui.”
Clark la fissò. Era più matura ed intelligente di quanto pensasse, ed aveva ragione.
Chloe era proprio la persona che gli serviva al momento.


L’operazione di Lex quella notte durò 3 ore, ma era andata bene.
Bruce lo aveva fatto portare alla villa al secondo giorno di ricovero. Poteva avere un ottimo staff medico personale e decise che sia Richard che Lex sarebbero stati meglio e più sicuri a casa sua.
Erano passati altri due giorni. Gli ematomi e i graffi di Richard procedevano bene. Bruce era molto orgoglioso di lui. Lo aveva scelto per via della grande agilità che possedeva, essendo figlio di acrobati, e per il senso dell’umorismo, dono di chi è nato e cresciuto in un circo. Ma si era dimostrato anche molto fidato, visto che si era fatto quasi ammazzare di botte, piuttosto che tradire, non solo l’identità del Bat-man, ma anche della ragazza che seguiva.
Anche Lex lentamente si riprendeva, ma sotto l’effetto di tranquillanti e antidolorifici, non si era ancora mai svegliato del tutto, se non per brevi periodi di semi incoscienza.
Clark aveva sempre dormito pochissimo, nel frattempo, trascorrendo le ore nella stanza, vicino al letto. Cercava di parlargli, ma Lex non sentiva. Una volta aveva aperto gli occhi verso di lui brevemente, ma il suo sguardo era catatonico e guardava Clark senza vederlo davvero.
Solo quando si riunivano per parlare di che fine potessero aver fatto quei due criminali o dove fosse il cristallo di Kara, Clark si distraeva davvero e cercava di portare il suo contributo.
Lui e Bruce erano tornati a setacciare sia il magazzino, sia la sede legale che l’edificio dove era stato ferito Lex. Delle attività della Kos, sembravano essersi perse le tracce.
Così, Bruce aveva consigliato loro di tornare un attimo a Smallville, se avessero dovuto sbrigare qualche faccenda rimasta in sospeso o prendere degli effetti personali.


Clark scese le scale del seminterrato del Daily Planet.
Chloe era in piedi, di spalle, appoggiata alla sua scrivania che parlava con sua cugina Lois.
La giovane donna con la lingua più veloce dell’universo lo vide per prima.
“Ehi, Smallville! Lupus in fabula! Guarda, guarda!” lo apostrofò con un sorrisetto dei suoi.
Chloe si girò immediatamente. Un sorriso enorme le riempì la faccia e i suoi occhi si chiusero in due dolci fessure, come sempre facevano quando rideva di cuore.
“CLARK!!” esclamò.
Clark le corse incontro e la abbracciò. Rimasero 2 secondi così, stretti con gli occhi chiusi. Lois li guardava storcendo sarcasticamente naso e bocca.
“Dio, ragazzi, siete sempre così…stucchevoli! Io me ne vado, prima che mi facciate venire il diabete! E poi, devo partire alle 10 stasera per quel servizio a Chicago.”
I due amici si staccarono e la guardarono. Poi Chloe disse:
“Ma Lois avevi detto che saremmo state a cena insieme..”
“Oh, andiamo cuginetta…ora è tornato “Clarkone-quanto sono buono-Kent”…so che preferisci la sua compagnia alla mia! E poi ti ho detto che ti avrei cucinato pollo al curry, ma io non so cucinare pollo….veramente mi vengono bene solo le torte….si…bhè, certo, tranne quella che avevo fatto alla tua festa, Smallville….però il tortino del Ringraziamento era buono…d’accordo, un po’ bruciato!…In ogni modo… Continuate a farvi le feste…io e te cugina ci sentiamo dopodomani quando torno…e tu, Smallville…cerca di non perderti lì dove eri andato…non possiamo sempre venire noi due a tirarti fuori dai guai!” detto questo diede un bacino a Chloe, piantò una pacca sul braccio destro di Clark e si allontanò per le scale con la coda di capelli che oscillava.

Clark si girò verso Chloe. “Ma come la sopporti?”disse ridendo.
“Compatibilità genetica, credo!” disse la dolce biondina.
“Clark, ma insomma, raccontami tutto…sei stato così…‘criptico’, al telefono…e scusa il gioco di parole!”
“Non avevo molto tempo per parlare.”
“Si, l’ho capito. Mi hai detto che avete ritrovato Kara, e di questo tipo…Bruce, no? Ma solo non capisco che c’entrava Lex…voglio dire, che interesse aveva lui a presentarvi, cercare Kara…Che ha combinato stavolta? Sono 5 giorni che tento di chiamarti, ma dopo la prima telefonata che mi hai fatto non mi hai più risposto..”
“Le cose sono trascese, Chloe..”
“Trascese? Clark, non è il tuo forte parlare. Falla breve.”
“Lex è stato ferito gravemente. Ha rischiato di morire.”
“Non è una grande novità, Clark. Chi era il poveraccio che voleva eliminarlo, questa volta?”
“No, nessuno. Lo hanno preso durante una sparatoria. C’eravamo anche io e Bruce.”
“Mmh…E….come mai vedo così tanto dispiacere nei tuoi occhi, Clark? Si è salvato, no? Nessuna-vita-umana-è-stata-sacrificata-per-il-proseguimento-della-giustizia…e bla, bla, bla…ma è sempre di Lex Luthor che stiamo parlando!”
“No, Chloe, tu non capisci…”
“Allora spiegami Clark…” Chloe conosceva troppo bene il suo migliore amico e scorgeva nei suoi occhi la pesantezza di qualcosa di non-detto che già aveva visto in lui una volta. “Sono sempre io, eh? L’amica che sa che sei allergico allo sciroppo di menta pietrificato!”
Clark alzò lo sguardo su di lei e la fissò.
“Andiamo al Talon, Chloe. Devo raccontarti una storia.” Disse con enfasi.
“Oddio, Clark! Un’altra? Ti prego, non sta arrivando un’altra pioggia di meteoriti, vero?”
“No, no. Sto solo per verificare se tu sei davvero la donna più eccezionale che io conosca.”


“Clark…Bruce..” la voce uscì roca e sfiatata. “C’è qualcuno?”
La porta si aprì. Comparve Alfred.
“Lex! Finalmente si è svegliato! Come si sente?” il viso del fidato maggiordomo era gentile e rassicurante.
“Non lo so…dov’è Clark?” fu la prima cosa che venne in mente a Lex.
“Non c’è.” Disse Bruce entrando nella stanza.
Gli occhi di Lex si annebbiarono.
“Oh. Ciao Bruce. E…dov’è?” Lex non si era mosso, ma i suoi occhi erano più vivi che mai.
“Sto io qui con lui, grazie Alfred.”
“Certo, Bruce.” Alfred posò piano una mano sull’avambraccio di Lex. “Il peggio è passato. Se le serve qualcosa, sa come chiamarmi.” Disse facendo il suo solito inchino accennato. Poi uscì dalla stanza toccando la spalla di Bruce mentre passava.

“Come ti senti?”
“Non ne ho idea. Mi sembra non male, ma se faccio un movimento mi gira tutto.”
“Sono i tranquillanti. Da ieri sera non te li abbiamo più somministrati, ma devi avere ancora qualche postumo.”
“Lui dov’è, Bruce?”
“Non ti ha abbandonato, se è questo che vuoi sapere. Lui e Kara sono tornati mezza giornata a Smallville. Saranno qui a breve.”
“Ah..”
“Pensavamo che avresti dormito ancora per un po’. Non si sarebbe mai allontanato se avessi dato cenno di stare per svegliarti. Sono 2 giorni che Clark ti sta vicino e cerca di parlarti, ma ovviamente tu non potevi rispondere.”
“Sul serio ha fatto questo?” Lex sentì un calore diffondersi nel suo corpo.
“Si, Lex. Ehi, ma guarda che l’ho fatto anch’io!”
“Dai!?” Lex provò a sorridere, ma gli tiravano i punti sul collo e il sorriso divenne una smorfietta di dolore.
“Sì…io non dormivo qui dentro come lui, ma, sì, certo che vegliavo su di te.” Lo guardò con affetto.
Lex ricambiò lo sguardo. Poi pensò a Clark che dormiva lì vicino a lui.

Bruce interruppe i suoi pensieri.
“Grazie per quello che hai fatto, Lex. Ti devo la vita.”
“Tu avresti fatto lo stesso. E poi l’ho fatto senza pensarci. Forse se ci avessi pensato non mi sarei buttato. Non sono uno che salva la gente, io.”
“No, Lex. Se ci avessi pensato forse io sarei morto. Grazie.”
“Basta, Bruce. Non sono abituato.”
Una sensazione di inadeguatezza colse entrambi, ma per diversi motivi.
“Senti, Lex. Devo confessarti che quando tu e Clark mi avete detto che siete stati insieme, io, ho provato del fastidio nei vostri confronti. Ho dovuto abbandonare il tavolo, perché la cosa mi metteva molto a disagio. Non ho una bella opinione di quelli che si abbandonano ai vizi..”
Lo sguardo di Lex si rabbuiò.
“Il nostro non era un vizietto!!” protestò, ma riabbassò subito la testa per il dolore provocato dai punti.
Bruce si avvicinò sistemandogli il cuscino.
“Calma, Lex, non ti agitare. Fammi finire. Lo so, che tu e Clark non siete due che vanno a cercare i ragazzetti di vita agli angoli delle strade. L’ho capito bene.”
Lex guardò Bruce con gli occhi liquidi.
“Io lo amo, Bruce.”
“Sì, sì, l’ho capito. Potresti però non dirlo troppo spesso? ..Volevo solo dirti che io non sono nessuno per giudicarvi. Clark è un ragazzo eccezionale, che ama la vita e lotta per essa. Se gli piacciono le donne, gli uomini o tutti e due, non è rilevante. Rimane sempre l’eroe che è. Volevo solo dirti che non voglio più pensare brutte cose di voi.”
“Grazie, Bruce. Lo apprezzo.” Lex mise una mano sul braccio dell’amico.
“Ma non azzardatevi mai a baciarvi o tubare in mia presenza!” lo rimproverò bonariamente Bruce.
“Non c’è pericolo, di questo, Bruce. Non credo che succederà mai più.” Disse Lex con un sospiro.
“Io non ne sarei così sicuro. Il cuore dell’uomo d’acciaio non è così duro come il suo corpo.”



“OH MIO DIO CLARK!” Chloe lo guardava come se avesse visto un fantasma.
“Questa storia…ODDIO!! No, aspetta, non può essere…tu vuoi dire…quella volta…e quando….No, no, aspetta…ti prendi gioco di me!”
“Chloe, potrei mai prenderti in giro su una cosa del genere?
“Clark…io, io…io non so che dire…” sollevò un angolo della bocca cercando di ridere.
“Cioè, sono di larghe vedute, per carità…ma tu…e Lex!! E…e poi dopo quello che ha fatto a Lana…che ha fatto a me…scusa, ma non so se riesco a capire..”
“Chloe, non stavamo più insieme da tempo, quando ha fatto quelle cose. Ti ho detto, il perché dice di averle fatte.”
“Sì, ma che significa! Nessuno lo ha obbligato a reagire così, a diventare un mostro!”
Clark provò una fitta al cuore ad associare quella parola a Lex, adesso.
“Sì, ma nessuno lo ha obbligato a sacrificarsi per Bruce!”
“Ah, e certo, adesso a Dottor Male in persona basta fare il buon samaritano per una volta e passa subito dalla parte dei buoni? Clark, a volte mi chiedo se Lois non abbia ragione su di te!”
“Qui non c’entro io, Chloe. Credo che Lex stia cambiando davvero..”
“Certo, come no, Clark. Lex è così, non cambierà più, ormai. La sua anima è corrosa dall’interno, con o senza di te!...poi scusa, come puoi pensare a lui, quando Lana se ne è andata? Sai che ultimamente io e lei ci sentiamo di meno, ma non avrei mai immaginato, quando il suo cellulare era non raggiungibile!”
“Non credere che sia facile per me!” disse Clark irritato.
“E pensi che per me lo sia? Lei è una sorella per me, lo sai…adesso non so se la rivedrò mai..” disse Chloe, mentre le lacrime cominciavano a bagnarle gli occhi.
“Non puoi incolpare Lex di questo!”
“Ah, no? E chi allora? TE? Certo, forse centri anche tu, ma non sei stato tu a farla impazzire..”
“Invece sì, Chloe!” Clark si alzò all’improvviso dal tavolo dove avevano mangiato, e prese a camminare per la stanza. “Io ho fatto del male a tutti quelli che mi vogliono bene! Io ho ucciso i genitori di Lana, io ho ossessionato Lex da quando l’ho privato dei capelli e con tutto il resto, io ho causato la mutazione che ti angoscia, io ho ucciso mio padre, io ho allontanato Pete, e sempre io ho spinto Lana verso Lex…” urlava disperato. Poi, dopo essersi sfogato, si accasciò sul divano con la testa tra le mani. “A volte vorrei non essere mai nato o venuto quaggiù!”
Chloe lo guardava impietrita. Si alzò e corse ad abbracciarlo, montandogli sulle ginocchia.
“Clark non devi dire così!” prese il volto dell’amico tra le mani e lo guardò negli occhi.
“Tu sei una persona meravigliosa, e hai fatto e farai per questo mondo molto più di chiunque altro possa mai fare.”
Clark l’abbracciò poggiando il suo viso tra il collo e la spalla di Chloe. Lei gli pettinava i capelli con le mani.
“Chloe…Lana se n’è andata…mia madre non mi può essere vicina…ci sei solo tu. E lui.
Tutto sta diventando confuso dentro di me. Tutto ciò che amavo e che credevo, negli anni si è trasformato. Non so cosa fare. Io…io sento che una parte di me lo ama ancora..” Chloe sentì il suo collo diventare umido sotto le ciglia di Clark.
Si scostò per guardarlo di nuovo.
“Che devo dirti, Clark. La famiglia Luthor ha già avuto un caso di redenzione. Magari sono stati prescelti dai tuoi avi come degli illuminati!” cercò di farlo sorridere. Poi gli asciugò le lacrime con il dorso della mano.
“Non posso giudicare, Clark. Forse se me ne avessi parlato dall’inizio, o quando mi hai confidato…che andavi a scuola con E.T….ora la cosa mi lascia sconvolta…ma…sai, che sono in grado di fronteggiare parecchie situazioni.”
“Tu sei la unica e sola che potrebbe capire. Che poteva capire.” Clark la guardò intensamente.
“Ora non voglio pensarci. Dammi tempo per abituarmi all’idea. Tutta la vostra storia ha del pazzesco e del tragico…devo ancora rieditarla!” disse alzandosi dalle ginocchia di Clark.
“Ti va un po’ di dolce? L’avevo comprato per Lois…ma credo che su questo andiate d’accordo. E’ al cioccolato.”
Clark annuì. Si alzò dal divano, mentre Chloe tirava fuori una mousse dal frigo. Prese due coppette, due cucchiaini e cominciò a fare due porzioni.
“Ma quindi…voi due…voglio dire…lo facevate?” Clark la guardò paralizzato. Lei alzò lo sguardo dal dolce con un occhio un po’ più chiuso dell’altro, come scrutandolo. “Voglio dire…facevate sesso? Oddio, che effetto strano!!”
“CHLOE!” Clark la apostrofò imbarazzato.
“Non fare il boy scout innocente, Clark! Non potrai mai più, dopo questa cosa!” disse la ragazza, passandogli la paletta sporca di cioccolato sulla punta del naso.
Clark sorrise. Un sorriso grande. E Chloe fece altrettanto.
“Riesci sempre a farmi sentire a mio agio.”disse lui.
“Ricorda che ti sono ancora in debito per avermi…vediamo: tirato fuori da una tomba, preso mentre cadevo dalle scale, coperto mentre mi veniva addosso un’auto…e la lista è ancora lunga.”
“Non riesco a capire come ho fatto a non fidarmi di te su tutto. Grazie Chloe, per l’amica che sei.”

 
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lala2388
view post Posted on 23/2/2010, 23:24




Bella la battuta di Bruce sul fatto che Clark infiamma i cuori dei miliardari XD.
Ma povero Lex, sempre a rischiare la vita. Meno male che non e niente di grave ( stavo pensando di farti le scarpe se fosse morto XD). Kara e proprio ingenua, mi piace, cosi dolce.
E veramente divertente vedere come Clark e incapace di volare, e si fa trasportare dalla cugina, la quale deve come minimo farsi offrire una mega-cena come ringraziamento, del resto Clark pesa più di lei.
O Dio Chloe mi ha fatta morire dal ridere mentre con tanta tranquillità chiede a Clark di quello che lui e Lex facevano. Non vedo l’ora di leggere il seguito ( anche una fic pubblicata per intera mi andrebbe bene…. Non riesco ad aspettare).
 
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Lexangy
view post Posted on 23/2/2010, 23:47




Grazie tesorina, sono contenta che sia divertente e avvincente per te. Era proprio quello il mio scopo.

Vorrei postarti tutto insieme, ma così c'è più gusto, no?? Ihih...io malefica!
Dai, la prossima fiction te la mando tutta intera, ma questa merita di essere letta così...a puntate!!

Un bacio

Ps: sì, ho sempre pensato che Kara fosse coolissima, col fatto che sapesse volare e Clark....vabbè, soprassediamo! :lol:
 
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lala2388
view post Posted on 24/2/2010, 14:00




Nooo che cattiva…… voglio il seguito (subito XD). C’è già un'altra fic pronta *____________* ma te sei un genio (spero c’è ne sia più di una), sto diventando dipendente dalle tue fic. Ho visto che ci sono molte Clex in inglese, (ma io sono una rapa), in spagnolo(dove me la cavo) ne ho trovato pochissime, uff ma perché sono cosi poche. Io trovo che Clark e Lex hanno gli stessi caratteri di Harry e Draco ( e su gli ultimi due ci sono moltissime fic in italiano) essendo l’uno la nemesi dell’ altro, non capisco perché non sia lo stesso per loro O_O. Va bene, ammetto che Clark e Lois sono una bella coppia, ma si esagera.
Baci-baci
 
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Lexangy
view post Posted on 24/2/2010, 16:46




Altri due capitoli.

Devo davvero ringraziare lala xkè avrei cmq postato tutta la ff prima o poi, però presa dalla quotidianeità mi ero scordata.
Invece ora lo sto facendo!! ^^



11. Perdono


Una folata d’aria annunciò a Kara che Clark era tornato. Lo guardò mentre addentava il sandwich che si era preparata e notò l’espressione più serena sul suo viso.
“Chloe ha un grande potere su di te.” Disse.
“E’ vero, Kara. Grazie per avermi spinto ad andare da lei.”
“Io avevo fame..” disse la ragazza, mostrando il panino come scusandosi.
“Oh, non preoccuparti. Io ho già mangiato con lei…anzi, scusa se non ti ho avvertita, sai, il tempo mi è volato.”
“Avete parlato di Lana?”
“Si, anche di lei. Di tutto.”
“Anche di Bruce e di quei delinquenti?”
“Anche di loro. Ne avevo bisogno. Chloe ora sa tutto di me. Può leggermi dentro come nessun altro.”
“Vabbè, ma che tu ami Lana già lo sapeva. Vuoi dire che ora può consolarti come nessun altro..”
“Bhè, si…è un po’ più complicato di così…ma non importa…forse un giorno ti spiegherò.”
“Sai..” disse Kara piegando un po’ la testa di lato. “Sono un po’ gelosa di lei…avremo mai questo rapporto, io e te?”
Clark la guardò intenerito.
“Io e Chloe siamo cresciuti insieme, Kara. Non devi essere gelosa. Tu sei la mia famiglia. Tra noi c’è un altro tipo di rapporto e forse anche più stretto. Abbiamo tanto tempo per approfondirlo. Ma tutta questa storia mi ha fatto capire quanto tengo a te.”
“Anche a me, Clark!” disse lei alzandosi e slanciandosi verso di lui. “Ti voglio bene!” disse mentre si abbracciavano.


Non erano ancora le 11, quando Clark e Kara atterrarono a villa Wayne.
Alfred aprì loro la porta e prese le due piccole sacche che avevano con loro.
“Debbo portare questi bagagli nelle vostre stanze, Mr Kent?”
“Oh, grazie Alfred, non ti disturbare..”
“Non è un disturbo. E’ un piacere e il mio lavoro.”
Clark gli sorrise. “D’accordo. Ma mi chiami Clark, per favore.”
“Se lei mi darà del Tu.” L’uomo ricambiò il sorriso e col solito mezzo inchino portò via le borse.
“Che tipo strano!” disse Kara sotto voce.
Bruce apparve nell’ingresso.
“Avete fatto un po’ più tardi..”
“Si, c’erano delle cose che dovevo fare. Da tanto.” Disse Clark guardando nel vuoto.

“Si è svegliato, Clark.”
Clark si girò immediatamente verso Bruce, il suo cuore prese a battere di più. Dopo averlo guardato per un istante, si voltò di scatto e si avviò di gran passo verso la stanza dove si trovava Lex.
Kara si voltò anche lei per seguire suo cugino con lo sguardo. Poi si girò verso Bruce senza capire.
“Bruce, ma che c’è? Forse ci sono dei problemi che io non so? Qualcosa andato male con l’operazione?” la ragazza trovava eccessiva l’ansia di Clark.
“Ho comprato un nuovo gioco per Playstation. Ti va di sfidarmi?” rispose il giovane uomo.
“Bruce! Non sono una bambina!” Kara puntò i piedi stizzita.
“No. Però hai la memoria corta. Ti ho chiesto di non fare domande e dare tempo al tempo.”
Kara rilassò le spalle e cambiò espressione.
“Ok, ok…ma sono sempre l’ultima a capire le cose!”
“Forse è per questo che non te le dicono?” la canzonò Bruce.
“Non sei spiritoso. Fammi vedere quel gioco…vedrai come ti riduco!” Lo guardò con aria di sfida.
“Guarda che lì non puoi usare i tuoi super poteri!” il Bat-man rise di gusto.

Clark alzò la mano per bussare, ma si fermò davanti alla porta. Sentiva il cuore battergli molto veloce, e, se da una parte non voleva altro che entrare lì dentro, abbracciare Lex, vedere come stesse e parlargli, dall’altra aveva una paura tremenda che tutto andasse storto. Non sapeva esattamente cosa dire, si sentiva in colpa e non sapeva ancora come comportarsi riguardo a loro due.
Alla fine, il desiderio di vedere il viso di Lex, sovrastò tutti i suoi sensi. Bussò.

“Sì, prego.” Si sentì rispondere dalla voce di Lex. Clark aprì la porta e infilò la testa.
Lex alzò gli occhi dal libro che stava leggendo e una luce di speranza gli accese lo sguardo.
“Posso?...Non so, se sei stanco…” disse Clark timido e imbarazzato.
Il ragazzino che frequentava ancora il liceo era tornato per un attimo dentro di lui. Arrossì.
“No, no! Io…stavo solo…no, non stavo facendo niente..” disse Lex agitato, posando svelto il libro da una parte e lisciandosi il pigiama, per darsi una sistemata.
Clark entrò e chiuse la porta dietro di sé.
“Come ti senti?” disse guardando Lex negli occhi.
“Adesso molto meglio.”
Lex cercava di dire a Clark che *adesso* significava *ora che ci sei tu* e non *ora che mi sto riprendendo*.
“Potresti venire più vicino, Clark..” disse alla fine con voce suadente.
Clark obbedì, senza poter far niente per resistere.
“Mi sono sentito perso, quando non c’eri. Pensavo che te ne fossi andato senza salutarmi…visto che ormai ero fuori pericolo.” Confessò Lex.
“Ma che dici! Veramente ero molto in pena…non hai mai ripreso conoscenza in questi giorni..” Clark si era seduto sul bordo del letto.
“Si, Bruce mi ha detto, che ogni tanto venivi a vedere come stavo..” sorrise debolmente Lex.
I punti tiravano ancora, ma non sentiva quasi il dolore.
Ogni tanto? pensò Clark. Semmai, ogni tanto, uscivo di qui.


“Si, bhè, mi ero spaventato…” disse invece, allargando gli enormi occhi verdi.
“Lo spavento è la sensazione che ti ho fatto provare sempre più di tutte. In un modo o nell’altro. Mi dispiace tanto, Clark.” Lex strinse una mano di Clark. L’alieno la guardò, poi tornò a fissarlo intensamente.
“Non è vero Lex. Lo sai.”
Lex si morse il labbro inferiore per reprimere quello che sentiva.
“Non volevo morire, Clark…Scusami! Ti avevo detto che la mia vita non mi interessava più…ed invece ti ho mentito di nuovo! Non volevo morire!” Lex girò la testa di lato, per non guardare Clark.
“Lex.” La voce di Clark si fece ferma e dolce nello stesso tempo. Con la mano sinistra girò il viso di Lex verso il suo.
“Sono io che voglio scusarmi con te.” Disse. Lex lo guardò smarrito.
“Quando ti ho visto a terra con tutto quel sangue…ho capito che la guerra che ci facciamo da un po’ non ha senso. Quando ho saputo che l’hai fatto per salvare Bruce, mi sono reso conto che tutti meritano una seconda possibilità. Anche tu.” Lex piegò un po’ la testa sulla mano di Clark, per sentire di più il contatto e il suo sguardo si fece languido.
“Che significa, Clark? Che vuoi dirmi?” chiese con un groppo in gola fatto di paura e speranza insieme.
“Che non voglio più avercela con te. Non voglio più pensare a quello che è stato.”
“Vuoi dire che mi perdoni? Per tutto il male che ti ho fatto? Che ho fatto a tutti?”
“Se mi assicuri che non ne farai più.” Clark sorrise teneramente.
“Vorrei cercare di rimediare ad almeno un po’ di quello che ho combinato…” Lex girò di nuovo lo sguardo, nonostante la sua guancia fosse ancora circondata dalla carezza di Clark.

Quando erano ragazzini, Lex sentiva e capiva che il suo ascendente su di Clark era fortissimo.
Lui era il ragazzo vissuto, il ribelle, quello che poteva gestire il comando e seduceva tutti con il suo fascino.
Era colto e dal forte carattere, e il timido Clark di quegli anni si affidava completamente a lui, sentendosi avvolto da un’ondata di carisma e protezione.
Ma ora che erano cresciuti, e Clark era divenuto l’ uomo che aveva di fronte, Lex sentiva che la personalità del giovane alieno lo sovrastava. Adesso era lui che provava protezione e stabilità di fronte al temperamento di quel ragazzo unico.

“Pensare di perdonarti mi fa sentire molto meglio che avercela con te…non ho mai voluto che la nostra amicizia finisse, questo più di ogni altra cosa.” Clark lo fissava sincero. Lex tornò a guardarlo.
“Anche io, Clark. Tu sei sempre stato prima di tutto il mio migliore amico, e questa era la cosa che mi mancava di più..”
Gli occhi di Lex si velarono leggermente e prese a passare il suo sguardo su ogni centimetro della faccia di Clark.
“Possiamo ancora essere amici, Lex. La mia vita sta ricominciando da zero. E tutto può cambiare. Ma tu dovrai essere sincero. Non ci saranno altre possibilità per te. Ora conosci il mio segreto. Se scegli di essere mio nemico, dovrò adottare misure drastiche contro di te.” Lex prese il polso della mano di Clark che era ancora intorno al suo viso.
“Io ti amo, Clark.”
Queste parole lasciarono un vuoto nell’aria. Clark sentì un brivido lungo la schiena.
Lex percepì che avrebbe voluto dirgli qualcosa. Ma continuò.
“Che tu lo voglia o no, è così. E non sarò mai più tuo nemico. Non pretendo di diventare il migliore degli uomini, ma non farò mai più nulla che possa nuocerti. Devi credermi quando ti dico questo.” Il suo sguardo era serissimo.
“Ti credo.” Clark abbassò gli occhi sulla bocca di Lex. Poi lo guardò di nuovo. Si fissarono per qualche istante.
Poi, legati con gli occhi l’uno in quelli dell’altro, Clark avvicinò un pochino il suo viso e Lex strinse il polso e la mano di Clark forte a sé. Chiusero entrambi gli occhi e Clark posò le sue labbra su quelle di Lex.

In un attimo tutto il desiderio che quell’uomo gli aveva sempre fatto provare riavvampò dentro di lui.
Clark non aveva mai voluto tanto qualcuno come Lex.
Per Lana aveva sempre provato un amore dolcissimo. Alicia e Chole gli avevano fatto scoprire il lato più eccitante del sesso. Il bacio di Lois lo aveva lasciato senza fiato.
Le altre non se le ricordava neanche.
Ma solo Lex gli sconvolgeva così tanto la mente. Così tanto che aveva lasciato che la passione lo guidasse e aveva infranto i tabù secondo cui gli uomini fanno sesso con le donne, non con gli altri uomini.
La verità è che Clark non poteva resistere a Lex, nonostante tutto quello che era successo. L’attrazione che da sempre provava per lui, era la cosa che lo aveva sempre fatto sentire più vivo.

La sensazione delle labbra di Lex, della sua pelle, del suo odore, lo sovrastava. Il suo naso si strofinava delicatamente contro quello di lui, e l’intimità di quel contatto gli toccò il cuore. Fu un bacio dolce. Un bacio dolce e veloce.
Clark si staccò confuso, ancora incapace di codificare bene quello che voleva, poi tirò Lex forte a sé. Lex sentì pulsare un po’ la ferita, ma non gli importava. Non avrebbe mai detto a Clark di allentare la presa perché sentiva solo un po’ di misero dolore.
Per un attimo gli sembrò di essere di nuovo quel ragazzo senza speranze che guidava quella porsche. La stretta di quelle braccia per un attimo lo riportò alla sensazione dell’aria soffiata dalla bocca di Clark nella sua. Dell’aria che lo riportava alla vita. Anche lui circondò la schiena del suo amico e amore, e vi si aggrappò quasi. Sentì che Clark tremava un poco.

“Ho avuto paura, Lex. Ho avuto paura che morissi e non sapessi quanto ci tengo a te.”
Clark parlava sulla spalla di Lex. Si allontanò piano per vedergli il viso.
“Ho avuto paura di non poterti più dire che non posso dimenticare niente di quello che c’è stato.”
Lex sentiva il suo petto che stava per esplodere. Aveva voglia di prendere Clark e baciarlo dappertutto, farlo suo, stringerlo forte e non lasciarlo mai andare. Ma sapeva che era stato proprio il suo egoismo ad allontanarli e capì che questa era la prima cosa che doveva cambiare.
“Clark, scusa, perché mi dici queste cose…non giocare con me.”
“Non sto giocando, Lex. Ti sto dicendo quello che sento.”
“Ma che significa?…tu lo sai cosa provo io, quello che voglio con te.”
“Significa che non sono pronto per quello che vuoi tu. Ma una parte di me non può fare a meno di te.”
“Io posso aspettare tutta la vita, per te, Clark …”
“Lex..” Clark lo guardò da sotto in su. Ecco di nuovo Lex l’estremo.
Ma Lex continuò.
“No, Clark! Tempo fa tu mi hai dato una ragione per combattere quello che mio padre voleva che diventassi. Ora me ne dai una per combattere quello che sono diventato. Non voglio più essere schiavo del mio nome o di me stesso. Posso essere migliore di così.”
“Tu SEI migliore di così. Io lo so.”
Lex prese il viso di Clark tra le mani e posò la sua fronte su quella di lui.
“Quando tu sei al mio fianco, sento che posso fare qualunque cosa, essere come devo essere. È quando tu non ci sei, che il buio mi assale.”
“Devi riuscire a vincere quelle tenebre, Lex. Tornerò ad amarti come prima solo quando vedrò la pace nei tuoi occhi. Devi sconfiggere l’angoscia che ti corrode dall’interno.”
“Ma io non ce la posso fare da solo..” Lex strinse ancora di più la sua fronte contro quella di Clark.
“Io ti sarò vicino, ma non posso sostituirmi a te. E’ l’unico modo, Lex, se vuoi che noi possiamo avere un futuro.”
Clark si staccò per osservarlo bene.
“Farò qualunque cosa, Clark, qualunque.” Disse Lex come drogato.
“Sì, ma devi farlo soprattutto per te.”
“Ci riuscirò. Con te come maestro sono sicuro di farcela.”
Lex si rannicchiò contro il grande petto di Clark. Mentre si abbracciavano, Lex finì la frase.
“Tutte le cose buone che ci sono dentro di me, me le hai insegnate tu. Te l’ho detto, tu sei una luce, una guida.
Credo che tu sia stato mandato per mostrarci una via, a tutti noi.”



12. Reunion


L’uomo con la cicatrice e quello con gli occhi di ghiaccio osservavano dal vetro.
Il laboratorio sotterraneo si trovava in un sobborgo di Gotham.
Il militare continuava a pensare ai due ragazzi impressionantemente forti che aveva visto.
“Ormai è pronta, stanno verificando solo la messa a punto.” L’altro uomo lo distolse dai suoi pensieri.
“Infatti. Non ci resta che allertare la squadra per portarla nel cuore della City. Ti stai occupando di tutto?”
“Aspettano solo il collaudo degli artificieri. Poi, destinazione Gotham Center Palace! Centinaia e centinaia di ignari cittadini…” gli occhi vitrei brillarono di perfida esaltazione.
“Bene. Questa volta non possiamo permetterci di fare errori, Shark. Non avrei mai pensato che quei 4 marmocchi avrebbero potuto neutralizzare tutte le mie guardie..”
“Mi sembra chiaro che quelli non erano dei marmocchi qualunque.”
“Decisamente no. Soprattutto la ragazza. Credo che il cristallo le appartenesse davvero come ci aveva detto all’inizio.”
“Cioè, tu vuoi dire che quella sarebbe…che sia l’essere che stava in quella navicella?”
“Credo sia altamente probabile…l’agente Carter, al Dipartimento, parlava di qualcosa del genere, prima di consegnarmi il cristallo. La nave non può essere arrivata sulla terra da sola.”
“Si, ma anche l’altro, quello alto, lanciava fuoco dagli occhi. Io l’ho visto.”
“Si, anche io gli ho tirato contro il mio trinciante, ma gli è rimbalzato addosso ripiegato su se stesso.” L’uomo con la cicatrice ripensò a come aveva trovato il suo coltello.
“Pensi che ce ne siano altri?”
“Ma che ne so, Shark!! Mi pare chiaro che non mi interessava quest’aspetto del ritrovamento. Io volevo solo il cristallo. E la potenza che può sprigionare.”
“Ma se arrivassero molti altri di quei mostri a riprenderselo?”
“Senti, non mi angosciare. La tua società del cazzo era facile rintracciarla. Il mio laboratorio è quasi impossibile. Sono passati dei giorni e non mi sembra che si sia fatto vivo qualcuno.”
“Già…e noi siamo molto vicini a piazzare l’ordigno.”
“Hai parlato col tuo contatto al Network?
“Si, Max. Non c’è problema. Ho già pagato il bonifico con un falso nome.”
“Ma sì, tanto con tutti i soldi che ci daranno…E chi credono che debba farsi pubblicità?”
“Adesso non metterti a ridere…una nuova società immobiliare…la Jor-el Enterprise!” Shark rise di gusto.
“NO!?! L’ho sempre detto che sei un genio!! E quando andiamo in onda?”
“Ci daranno lo spazio pubblicitario subito dopo il notiziario delle 19…praticamente ci ascolterà tutta la nazione.”
“Si, tranne quei poveracci che si troveranno dentro il Center Palace!” di nuovo l’uomo emise quel verso gelido che secondo lui doveva essere una risata.

La mattina seguente, alla villa, Clark si alzò dal suo letto con una bella sensazione addosso.
Si sentiva molto più sereno, come se si fosse svegliato da un incubo, che sapeva che ormai era lontano e non poteva più spaventarlo.
Lex conosceva il suo segreto adesso e non doveva più mentirgli.
Chloe ora sapeva davvero ogni cosa che lo riguardasse.
Per la prima volta da quando se n’era andata Lana, sentì che la sua vita poteva avere di nuovo un senso, come quando era bambino ed erano solo lui e i suoi genitori. Solo loro tre.
Ora c’erano altre due persone con le quali non doveva più raccontare bugie o evitare argomenti. Due persone con le quali non sentirsi mai più solo.
Inoltre ora c’era Kara. Quello che gli altri due non potevano condividere fisicamente con lui, l’avrebbe potuto fare lei.
Ed improvvisamente una nuova carica vitale lo avvolse. Lana era lontana, ma la sua vita valeva ancora la pena di essere vissuta. Non importava se c’erano ancora passati da dimenticare, ferite da rimarginare o prove da superare.
Si rendeva conto di essere diventato un uomo. E tutto si sarebbe aggiustato.

Alfred suonò il campanello che annunciava a tutti che la colazione era servita.
Pian piano, tutti uscirono dalle loro stanze per recarsi nella grande sala da pranzo.
Nei giorni precedenti, Alfred aveva portato un carrello fornito di quel che serviva nella stanza di Lex, ma quando quella mattina entrò dopo aver bussato, lo trovò in piedi. Alzò impercettibilmente le sopraciglia.
“Sorpreso?” chiese Lex ad Alfred mentre finiva di indossare la vestaglia.
“Non dovrebbe alzarsi di già, signorino Lex.”
“Oh, andiamo, Alfred! Ti ho già detto di non chiamarmi così…sto bene, non preoccuparti. Ho voglia di uscire da qui.”
Così dicendo, passò oltre il carrello e il maggiordomo, e si diresse nella sala.

Bruce, Clark e Kara stavano conversando seduti al tavolo, Lex poteva sentirli frattanto che si avvicinava.
“Sì! e poi l’ho fatto nero…la terza partita di seguito!!” stava dicendo Kara.
“Ma se te le ho fatte vincere! Se ne sarebbe accorto anche un sasso!” protestava Bruce.
“Si, certo, come no!! Clark, non credergli!”
“Bhè, almeno al videogioco potevi lasciarlo vincere! Fallo illudere di poterti battere in qualche modo!!” questa era la voce di Clark. Quella che aspettava di ascoltare.
Quando il miliardario apparve nella sala, tutti smisero di parlare.
“Lex! Come stai? Sei sicuro che…” disse Bruce sorpreso.
La benda intorno al suo collo era ancora stretta, anche se più piccola rispetto a quella dei primi giorni.
“Sto benone.” Esclamò Lex guardando subito Clark.
Il ragazzo gli sorrise impercettibilmente. Solo Lex se ne accorse.
“Allora, mi avete lasciato qualcosa?” disse infine Lex allegramente.
“Bhè, i muffin al cioccolato li ha finiti tutti Kara, ma il resto ce n’è in abbondanza.” Scherzò Clark.
“Non è vero! Ce n’è rimasto uno! L’avevo lasciato apposta per te, che credi Lex..” la ragazza gli fece l’occhietto.
“Bene! Ho proprio fame!” così dicendo prese posto vicino a Kara, dalla parte opposta di Clark.
Tutti si allungarono per offrirgli chi il caffè, chi il succo d’arancia, chi il vassoio dei dolci.
Alfred nel frattempo era arrivato alle sue spalle con le uova e la pancetta.
“Ehi! Non sono invalido! Mi hanno preso sul collo, non sulle mani!” disse Lex divertito.
“Comunque non devi mangiare troppo. Fa male, ai convalescenti.” Kara lo guardava con l’aria di quella che la sa lunga.
“Ah si? Da quando sei diventata infermiera?” chiese Clark.
“Ma no, lo dice così può mangiarsi tutto lei!” disse Bruce.
“Guarda che l’ho sentito da qualche parte!” fece lei.
“Io ho sempre saputo il contrario!” insistette Bruce.
“Mangerò quello che mi va, grazie! Pensate per voi, gente!” Lex chiuse il discorso tra le risate.

Mangiarono tutti insieme parlando di stupidaggini e passandosi le cose l’uno con l’altro. Kara battibeccava sempre con Bruce, che si divertiva a stuzzicarla. Lex cercava di difenderla, ma anche Clark ci si metteva a canzonarla. Era la piccola del gruppo ed era facile metterla allegramente al centro dell’attenzione.
Mentre sorridevano e conversavano, ogni tanto Clark e Lex si guardavano, e una volta a Lex era proprio sembrato che Clark gli avesse sfiorato deliberatamente le dita, nel passargli le fette biscottate.
Una grande sensazione di pace lo pervadeva. Sedere lì, in quella stanza, con quelle persone, con Clark, lo faceva sentire così importante. Così a casa. Era bellissimo. Non lo aveva mai provato prima. Neanche quando stava con Lana.
Si sentiva parte di un gruppo. Non un emarginato. Non solo il compagno di qualcuno. Ma il membro di una squadra.
Si sentiva accettato.

La mattina scivolò via così. Quattro amici rilassati che approfondivano la conoscenza.
Guardarono la televisione, esplorarono la villa e il giardino, giocarono a carte, fecero congetture su dove diavolo fosse il cristallo perduto da Kara e su come recuperarlo. Bruce mostrò a Kara la bat-caverna e la ragazza era entusiasta di ogni cosa che vedeva, come se stesse visitando un luna park.
Clark e Lex non si evitavano, ma cercavano di non accelerare le cose. Quando si trovavano vicini, sentivano entrambi l’urgenza di stabilire un contatto, ma i loro movimenti erano tesi e impacciati.
Lex sapeva che controllandosi avrebbe dimostrato a Clark la serietà della sua decisione, ma ogni volta che Clark lo guardava o gli passava vicino, percepiva il sensuale calore che sprigionava il suo corpo e questa cosa lo faceva impazzire.
Clark, dal canto suo, non si sentiva di lasciarsi andare ancora del tutto con Lex, ma quando lui gli capitava accanto, poteva respirare il profumo del suo dopobarba. Un profumo che era rimasto lo stesso negli anni, e che si associava alle esperienze, più dolci e passionali insieme, che aveva mai fatto. Respirava profondamente e chiudeva gli occhi. Ma non reagiva.
La voglia di parlarsi per spiegarsi e capirsi era forte. Ma ora c’era un altro problema da affrontare.
Il cristallo.
Lex non voleva anteporsi in nessun modo alle vere priorità e Clark non era lucido se non sentiva risolta questa faccenda.


Poi, nel pomeriggio, a Clark venne un’idea.
“Senti Bruce, potrei invitare qui con noi la mia amica Chloe?”
“Quella super-super fidata?” rispose Bruce alzando le sopracciglia.
“Si, quella.” Rispose sorridendo Clark. “Sai, è la donna più intelligente che conosco, e potrà esserci d’aiuto nel ritrovare il cristallo.”
“Diciamo che Clark senza di lei è un po’ scarsetto!” lo prese in giro Kara.
“Ah, ho capito, lei è la mente e tu sei il braccio…” scherzò Bruce.
“Non mi vergogno di dire che tutte le mie imprese più grandi sono state supportate da lei!” esclamò Clark.
“Per me va benissimo. Lo spazio qui non manca di certo.” Rispose il bat-man. “La mando a prendere con l’elicottero.”
“Ma no, scusate, ci vado io!! Faremo prima.” Kara si offrì con entusiasmo.
“Tu me la vuoi portare qui in volo?” Clark era scettico.
“Guarda che non la farò cadere! Se ho portato te che pesi come un bufalo, porterò anche lei..”obbiettò la cugina.
“Si, ma magari lei avrà paura..”
“Clark, non penso proprio che Chloe abbia paura di questa cosa. Ha sfidato cose e tizi molto peggiori..” Kara ebbe un sussulto mentre finiva di parlare. Poi si rese conto della gaffe e si girò piano verso Lex.
“Non preoccuparti, Kara. Non è un mistero quante volte io e Chloe abbiamo avuto problemi. Mi vergogno di quello che le ho fatto, ma non posso cancellarlo.” Disse Lex con aria sinceramente afflitta.
“Oddio…ma in quella cittadina ne avete di impicci e sotterfugi! Non mi va di assistere ad altre recriminazioni.” Sospirò Bruce.
“Tranquillo…Chloe è davvero così intelligente come ha detto Clark. Sapremo stare al nostro posto.” Aggiunse Lex.


Presa la decisione di far collaborare anche la giovane reporter del Daily Planet a quest’affare, Kara si era diretta a Metropolis ed era tornata con una Chloe estremamente eccitata e sbalordita.
Alfred l’aveva fatta accomodare in una delle stanze della villa, vicino quella di Kara.
La giovane figlia di Kripton stimava molto l’amica di suo cugino, sebbene all’inizio pensasse di non andarle a genio per averla vista con Jimmy. Ma durante il volo che avevano fatto insieme si erano chiarite.
Chloe le aveva confessato che i suoi problemi con Jimmy esistevano già da prima. Le aveva rivelato di essere un freak da kryptonite e le aveva fatto presente che, se a Kara interessava davvero Jimmy, doveva mettere in conto la difficoltà derivante dall’appartenere a due specie diverse.
Così Kara aveva deciso che avrebbe allentato i rapporti con lui, se mai ne fossero iniziati, per permettere a tutti i problemi di prendere una giusta piega.

E adesso Chloe stava per fare il suo ingresso nel salotto, conoscere questo famigerato Bruce Wayne di cui Clark e Kara andavano matti, descrivere l’incredibile sensazione di aver volato appesa ad un kryptoniano e….affrontare Lex.
Nella sala, la stavano tutti aspettando sui divani di broccato. Entrò.
 
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lala2388
view post Posted on 24/2/2010, 17:35





Angy so io che ringrazio te.
<<“Ok, ok…ma sono sempre l’ultima a capire le cose!”>> si vede che non e maliziosa come me, io già da quando ho iniziato a comprare manga (13 anni ) vedevo storie sottointese. Mia sorella mi chiama mostro.. da quando ogni volta in anticipo li so dire cosa accadrà ( indovinando tutto), o pure quando li “storpio” il carattere dei personaggi facendoli fare nelle mie fantasie quello che mi pare.. e a volte per dispetto gli racconto quello che mi passa per la testa. Poverina lei e più ingenua di Kara, e fra un po’ farà 18 anni, per questo mentre leggevo questa parte me la so goduta il doppio ( me bastarda hihihi).
<<“No, no! Io…stavo solo…no, non stavo facendo niente..” disse Lex agitato, posando svelto il libro da una parte e lisciandosi il pigiama, per darsi una sistemata.>> non ti preoccupare sei sempre un gran bell’ uomo *sbav* ( si vede che il mio preferito, a me sempre i cattivi o i bastardi tirano XD).
<<lex conosceva il suo segreto adesso e non doveva più mentirgli.
Chloe ora sapeva davvero ogni cosa che lo riguardasse.>> e si, portare dei segreti a folte e veramente pesante… soprattutto in questo caso che riguardano la persona amata o la propria migliore amica, e quando alla fine lo si dice e come se un gran peso ti si fosse tolto dalle spalle. Del resto se i due si separarono e Lex ne divenne il cattivo e per il fatto che Clark mentiva.
Credo che Bruce si e trovato una sorella in Kara. ^_^
Sono sicura che Lex e Chloe sapranno risolvere i propri dissapori.
Baci
Ps: il seguito grazie XDXD
 
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Lexangy
view post Posted on 25/2/2010, 12:14




CITAZIONE (lala2388 @ 24/2/2010, 17:35)
Angy so io che ringrazio te.

No, tesoro, se non ci fossi tu e chi come te le legge, io non le scriverei...

CITAZIONE (lala2388 @ 24/2/2010, 17:35)
Mia sorella mi chiama mostro..

A me tutti mi dicevano che ero matta a vedere il Clex...poi nella 3a stagione, mia madre, che vedeva sempre SV con me, ad una certa puntata mi fà: "Ehi, ma Lex è innamorato perso di Clark!! Cavolo, adesso si capisce tutto!" ----> Se ne è resa conto da sola!!!

E mia sorella ed Ilenia, che erano scettiche, adesso le vedono pure loro le facce che gli autori hanno fatto fare a quasti attori apposta!!
Mia sorella addirittura mi dice certe battute a doppio senso Clex che a me erano sfuggite!!
Senza contare che quando ho visto Michael Rosenbaum alle varie convention, ci sono state SEMPRE domande Clex e lui ha risposto che lui e Tom si divertivano a vedere come l'amore tra questi due personaggi crescesse.
Michael ci ha raccontato che una volta ha detto a Tom tra una ripresa e l'altra, per scherzare: "Clark, scordiamoci tutte le bugie, viviamo il nostro presente..." tanto per farti capire come devono aver scherzato su questa cosa.
Poi un'altra volta, avevano chiesto a Sam Wither/ Davis Bloom come fosse baciare le donne di quel tf, se i personaggi coinvolgevano gli attori, visto che tral'altro Kristin Kreuk, Erica Durance e Allison Mack sono 3 donne molto belle.

Sam ha risposto che lui, in quanto Davis ha baciato solo Chloe, e che aveva creato con l'attrice un forte legame x via della storia tra Chloe e Davis molto intensa, e che Ally è un'attrice fantastica e una gran baciatrice!!
E Michael ha detto: "E io allora che devo dire che le ho baciate tutte e 3?!?"...ma Michael NON ha MAI baciato Ally nello show, ha baciato solo Kristin, Erica e TOOOMMMMM!! Quando gli ha fatto la respirazione nella prima puntata.
Questo significa che nelle loro teste, quello era un baciooooooooooooooo!! E che Michael considera Tom un'altra delle "ragazze" :ridetanto:

CITAZIONE (lala2388 @ 24/2/2010, 17:35)
non ti preoccupare sei sempre un gran bell’ uomo *sbav* ( si vede che il mio preferito, a me sempre i cattivi o i bastardi tirano XD).

Ahahah!! Sì, Lex è sempre sexissimo!! E anche a me, normalmente mi attraggono sempre i personaggi più complicati!
Ma non i cattivissimi come Lionel. Se Lionel fosse stato giovane, non mi sarebbe piaciuto...lo odiooooooooooooo!!

CITAZIONE (lala2388 @ 24/2/2010, 17:35)
Del resto se i due si separarono e Lex ne divenne il cattivo e per il fatto che Clark mentiva.

Esatamente. Se Lex avesse avuto la fiducia e l'amore di Clark, lo avrebbe protetto e lo avrebbe amato per sempre :heart2:

CITAZIONE (lala2388 @ 24/2/2010, 17:35)
Credo che Bruce si e trovato una sorella in Kara. ^_^
Sono sicura che Lex e Chloe sapranno risolvere i propri dissapori.

Sì, brava!!! Bruce adora Kara, xkè come si fa a non adorarla? E' meravigliosa!!! :inlove3:

Chloe e Lex avranno un confronto molto tipico di loro due...vedrai!!
Ma alla fine, quello che vogliono entrambi, è il bene di Clark...
 
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lala2388
view post Posted on 25/2/2010, 14:34




SPOILER (click to view)
A me tutti mi dicevano che ero matta a vedere il Clex...poi nella 3a stagione, mia madre, che vedeva sempre SV con me, ad una certa puntata mi fà: "Ehi, ma Lex è innamorato perso di Clark!! Cavolo, adesso si capisce tutto!" ----> Se ne è resa conto da sola!!!

Pure mia madre lo ha chiesto <<ma che stano insieme? >>, mentre io vedevo le puntate delle prime stagioni, e cera una scena Lex e Clark si abbracciano e per poi si guardano nei occhi.

SPOILER (click to view)
Ahahah!! Sì, Lex è sempre sexissimo!! E anche a me, normalmente mi attraggono sempre i personaggi più complicati!
Ma non i cattivissimi come Lionel. Se Lionel fosse stato giovane, non mi sarebbe piaciuto...lo odiooooooooooooo!!



Tra Lex e Lionel c’è una vero e proprio divario, ne meno a me o sarebbe piaciuto, e tropo viscido per essere il mio tipo .

sto aspetando i cap. successivi XD


 
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45 replies since 1/8/2009, 19:41   746 views
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