Sicuramente, a questo punto, sapete tutti che io nasco come Clexer, nel panorama delle coppie smallvilliane.
Sono anche Clois e Lexana, perchè nella realtà sono quelle che mi piacciono di più, ma ho sempre creduto che l'ossessione di Lex per Clark, nascesse dall'enorme vuoto e bisogno di amore che il miliardario porta dentro di sè, e che a mio avviso, solo Clark potrebbe colmare, perchè in grado di amarlo come nessuno potrebbe.
Questa fanfiction è la versione originale e non censurata di Giallo, Rosso e Blu.
Quando la scrissi non potevo postarla su SV italia con le scene esplicite che intendevo realizzare, così le eliminai e in versione PG fu un successo su quel forum, calcolando che aveva tantissime visite e molti commenti, anche da parti vi vari ragazzi.
Ora ho deciso di metterla sul mio forum nella forma che amo di più, cioè NC-17, e anche senza spoiler di protezione, xkè è una storia molto romantica, e le vere scene "hard" sono solo 2.
Il nuovo titolo che ho scelto rispecchia la filosofia della fiction.
La storia è anche molto divertente, oltre che tenera, perchè c'è molta azione, e l'entrata in scena di altri supereroi.
E' spoiler fino alla 7a stagione. Prende avvio dalla 5a puntata della 7a serie, e rivisita in chiave Clex tutto il telefilm di SV.
Ma la cosa bella è quello che succede dopo!! provare per credere.
Sò che molto probabilmente non la leggerà nessuno, ma dopo averla postata su Smallville Italia, su Michael Rosenbaum Italia e Clana's Dream, non poteva mancare sul mio forum!! E' la cosa più bella che ho scritto!!
Un grazie anticipato a chi forse la leggerà anche qui...anche se non lascierà commenti!!
(su SV italia la lessero anche 4 uomini, e questo fu il complimento più bello!)
UN GRAZIE GIGANTE A TUTTI QUELLI CHE MI HANNO AIUTATO, IN PARTICOLARE GREG E CHIARA.
scusate, non posso dimenticare i miei amici gay : Antonio ed Alessandro, che si amano nella vita come qui Clark e Lex, e Marcel. Loro sono stati i primi lettori e promotori di questa fanfic...sxo vi piaccia come è piaciuta a loro!TITOLO:
LOVE IS THE ANSWERAUTRICE: Lexangy
COPPIA: CLex (Clark + Lex), altri personaggi: Bruce Wayne, Kara Kent, Chloe Sullivan.
SPOILER : FINO ALLA 5a PUNTATA "ACTION" DELLA 7a STAGIONE.
PUBBLICO: Da PG a NC-17. I capitoli 6 e 18 sono NC-17, in alcuni altri ci sono linguaggio e situazioni R.
SOMMARIO: Lex e Clark si innamorano piano piano e vivono una relazione segreta. Ma lo sprofondare di Lex verso la sua parte oscura li porta ad allontanarsi, finchè, salvato da Kara, Lex capisce che gli è stata offerta una nuova possibilità e comprende che l'unica cosa che conta nella sua vita è Clark.
Decide così di riconquistarlo, e metterà a repentaglio anche la sua vita, nel tentantivo di salvare proprio Kara, insieme a Clark e Bruce Wayne, aka Batman.
DISCLAIMER: I personaggi di Clark e Lex non sono di mia proprietà, purtroppo. Se lo fossero, produrrei un telefilm intitolato "Clexville", in cui loro due si amano felici e vivono l'uno per l'altro.
Prologo
Lex era disteso sul divano in pelle della sua biblioteca, in quella casa così fredda, che ora neanche più la presenza di Lana rendeva vivibile.
Solo, abbandonato, sconfitto. Giaceva quasi senza peso, con gli occhi chiusi.
La sua mente ripercorreva tutti i fatti della sua vita, mostrandogli chiaro e tondo quello che ormai aveva compreso da un po’.
C’era un’unica cosa che era rimasta costante nella sua vita. Un unico sentimento, un’unica ossessione.
Si sentiva l’essere più solo del mondo.
E c’era un’unica soluzione al suo dolore. Una soluzione che lui stesso aveva contribuito a lasciarsi scappare.
Non riusciva a darsi pace e i suoi pensieri lo assalivano ripetendogli sempre le stesse cose.
Basta. Basta, Lex.
Avveleni e distruggi ogni cosa che tocchi.
La tua vita non ha più senso.
Hai passato l’ultimo anno e mezzo a cercare di dimenticarlo… annientarlo… capire cosa ti nasconde da sempre…e cosa hai ottenuto?
E’ sempre peggio. Lo ami ancora di più.
Cosa credevi di fare, rubandogli la donna?… sei stato solo capace di avvelenare anche lei e farla soffrire.
Proprio lei, Lana. L’unico essere che ami oltre te stesso.
Già. Con tutto me stesso. Eppure non l'ho mai amata PIU’ di me stesso…
Devi arrenderti, Lex. Ha vinto lui. Vince sempre lui. E tu, devi piegarti…La fronte sudata, la vestaglia di seta viola aperta e stropicciata, il braccio destro abbandonato all’infuori nel vuoto, la testa reclinata di lato, la guancia sinistra bagnata.
Aprì gli occhi, ma non riusciva a vedere bene, perché le lacrime glielo impedivano, sentiva solo sul suo petto il peso del quarto bicchiere di cognac che teneva con l’altra mano…un peso che si sommava a quello che portava più in profondità. Sempre nel suo petto.
La verità era questa. Aveva cercato di sommergere dentro di sé quei sentimenti, ma non ci era potuto riuscire. Li portava dentro da più di 6 anni ormai, e Clark continuava ad essere l’ossessione della sua vita.
Clark.
Ora lo sapeva. Ora sapeva che non era solo ossessione…era l’Amore.
Ora che aveva di nuovo visto la morte in faccia così da vicino, in un modo così simile a quello in cui la vide per la prima volta su quel ponte anni prima.
La diga era esplosa, e lui era sprofondato senza scampo…gli ultimi attimi prima di credere di morire spesi a ripercorrere la sua vita, con lo squarciante dolore di sapere che forse Lana era morta, sicuramente per colpa sua.
E il trapanante tormento di sapere che non avrebbe più potuto rivedere Clark, né dirgli quanto lo amasse in realtà.
Poi una luce, una donna bellissima era apparsa sott’acqua, come un angelo, e l’aveva tratto in salvo, a riva, e…forse aveva sognato, ma quella donna aveva volato…era scomparsa in un attimo e librandosi in cielo.
Solo dopo, l’aveva ritrovata, e scoperto che era sua cugina.
La cugina di Clark, l’amore della sua vita.
Finì di bere il drink, provò ad alzarsi dal divano…la testa girava, ma era quello che voleva…stordirsi, non pensare, dormire.
L’indomani doveva prendere delle decisioni troppo importanti, aveva bisogno di riposare, e non sapeva se ce l’avesse fatta, ora che lo aveva rivisto, che avevano riparlato, che per un attimo lo aveva sentito meno lontano.
Lasciò la biblioteca poco fermo sulle gambe, salendo le scale aggrappato al corrimano per non cadere.
Guardò nella stanza col letto a baldacchino, dove aveva dormito e fatto l’amore con Lana negli ultimi mesi, la donna più bella e migliore che avesse mai conosciuto…del resto non poteva essere altrimenti, se Clark l’amava.
Dolcissimi ricordi lo assalirono, rivide i suoi occhi quando lei gli disse del bambino…il bambino…-che mostro sei Lex?-pensò di se stesso, poi risentì la sua risata cristallina, il suo profumo, le sue mani sulla sua schiena…se ne era andata e non l’avrebbe mai più avuta, stava quasi impazzendo, e sarebbe successo, se le sue spie non l’avessero ritrovata a Shangai.
Nei brevi attimi in cui avevano parlato, aveva capito che tutto era perduto, che lei provava schifo per lui e che non avrebbe mai potuto dargli ancora quell’amore puro che lo aveva fatto innamorare..…era difficile vivere senza di lei…ma del resto, aveva ormai capito che era però impossibile vivere senza di LUI.
E tuttavia continuò lungo il corridoio…non dormiva ormai più in quella camera, una delle decine del suo castello, ma aveva ripreso a dormire nella sua vecchia stanza, quella con il letto enorme a 2 piazze e mezzo, fatto arrivare dalla Svezia…quella dove aveva amato Clark tante volte e dove tante volte Clark aveva amato lui.
Si lanciò contro il materasso, raggomitolandosi subito su se stesso e urlando forte il nome dell’unico essere che amava davvero sulla terra.
Quei giorni erano stati confusi e veloci.
Lana era riapparsa, piena di odio verso di lui…ma come biasimarla?
La verità era che se lei fosse morta Clark non glielo avrebbe mai perdonato e non ci sarebbero state MAI più speranze. Se lei fosse morta davvero, questo avrebbe causato a Clark una sofferenza enorme, e questo era ancora più insopportabile per lui…
Lex era stato contentissimo di sapere che fosse viva e non gli importava aver appreso dei soldi che lei gli aveva sottratto scappando. Si era dimostrata astuta e brillante, esattamente come lui le aveva insegnato ad essere, un po’ perché la amava, e non aveva avuto paura a mostrarle una bella fetta del suo lato oscuro. Ma c’era qualcosa dentro di lui che sapeva che quello non era l’unico motivo.
Renderla più simile a lui l’avrebbe anche resa meno attraente agli occhi di Clark, e forse pensare che anche un essere perfetto come Lana avesse dei lati oscuri, avrebbe permesso a Clark di scusare maggiormente i suoi, ricordando che forse quello che aveva più bisogno di amore per camminare sulla retta via, non era Lana, ma Lex stesso. Lex aveva ancora disperatamente bisogno di amore.
Quello che suo padre non gli aveva mai dato, quello che sua madre non aveva potuto, quello che Lana aveva provato a dargli, ma che non bastava per cancellare quello per Clark.
Lana non capiva quanto vicini invece potessero essere loro due. Entrambi perdutamente innamorati dello stesso uomo e che entrambi non potevano avere. Entrambi avevano provato a trovare l’uno nell’altro un sostituto di Clark, ma non era possibile.
E Clark alla fine aveva scelto lei, una cosa che a Lex non poteva proprio andare giù.
Solo Dio sapeva quanto Lex amasse Lana…
Anche se c’erano stati dei momenti, in cui il pensiero di aver fatto questo dispetto a Clark, avergliela portata via, gli annebbiava il cervello con sottile piacere.
Ma si era innamorato lentamente di lei da quando ne era innamorato Clark, come di riflesso, perché tutto ciò che Clark amava o apprezzava, alla fine piaceva anche a lui, come se questo li rendesse più uniti.
E Lana era meravigliosa. Non aveva colpa se Clark l’aveva preferita a lui.
Così Lex, non potendo avere Clark, decise che avrebbe avuto lei.
Probabilmente perché Clark non doveva essere di nessun altro se non suo, sicuramente perché si era innamorato di Lana quasi quanto di Cark.
In quei giorni Lex stava provando a carpire informazioni su Kara Kent. La cugina del suo vecchio amico misteriosamente apparsa, e incredibilmente somigliante alla donna che aveva visto al fiume.
Lex non poteva credere che un altro membro della famiglia Kent lo avesse salvato da una morte sommersa; questa non poteva essere una coincidenza e ora tutto tornava nella sua mente.
Zod, i mutanti da meteoriti, il fantasma che aveva preso il corpo di Clark…ed ora Kara…tutto nella sua testa girava, un po’ per l’alcool, un po’ perché sembrava mettersi a posto da solo.
Aveva trovato quella ragazza, e le aveva fatto capire come le sue intenzioni fossero pacifiche.
Tutto quello che aveva voluto nella sua vita era che Clark si fidasse di lui. Come poteva avergli detto sempre di amarlo sopra ogni cosa e poi non raccontargli tutta la verità? Questa fatto lo aveva sempre ferito e col tempo era diventato un tarlo che si insinuava tra di loro, finchè gli unici momenti in cui non ci pensava era quando facevano l’amore.
Ma ormai quei tempi erano lontani, e l’ultima volta che aveva amato fisicamente Clark era stato dopo che lui l’aveva salvato (come tutte le volte che sempre lo salvava) dal doppione che era uscito dal suo corpo col nome di Alexander e che lo aveva rinchiuso con una maschera in faccia.
Ricordava la disperata dolcezza di Clark nel fare l’amore: il suo sguardo non abbandonava mai quello di Lex, mentre spingeva lentamente dentro di lui e gli sussurrava di non sapere cosa mai avesse fatto, se Alexander lo avesse ucciso.
Lex in quei momenti si sentiva amato e protetto, come mai nessuno lo aveva fatto sentire. Ma era sempre così con Clark, e SOLO con lui.
Ricordava, come se fosse ieri, che alla fine si erano abbracciati stretti stretti, guardandosi negli occhi senza parlare per molti minuti, gli occhi di Clark velati solo un poco dalle lacrime, mentre i suoi persi erano nel pensiero di cosa sarebbe stata la sua vita senza quell’uomo, prima suo amico, poi suo batticuore, poi suo amante. Alla fine si erano addormentati, Lex respirando sul collo di Clark, Clark con le braccia intorno alla schiena di Lex.
Poi piano, piano era cominciata la discesa verso il loro allontanamento.
Quando aveva incontrato Kara, Lex le aveva detto che poteva fidarsi, che il suo segreto sarebbe stato al sicuro con lui, che l’avrebbe protetta, così come avrebbe protetto qualcuno a lui molto caro a suo tempo. Se glielo avesse permesso. Clark non si era fidato.
La cosa che lo uccideva è che Clark lo avesse detto a quel Pete Ross, e sicuramente anche Chloe conosceva il suo segreto, ormai lo aveva capito.
Era per questo che aveva cominciato ad odiarla fino a fare degli esperimenti su di lei? Forse anche Lana ormai sapeva la verità, anzi sicuramente.
Tutti. Tutti, tranne lui, pensava.
Bhè, del resto, visto che Zod lo aveva scelto per riprodursi e visto quello che aveva fatto negli ultimi tempi, poteva dargli torto?
Probabilmente, proprio perché Clark conosceva così bene la sua anima, aveva capito di non potersi fidare al 100%.
“Ormai mi odia… Mi odierà per sempre per quello che ho fatto. A lui, a Lana, a Chloe…mi detesta e stava per uccidermi alla diga, lo so. Forse avrebbe fatto meglio a farlo. Non voglio più vivere così…Niente ha più senso ormai.”
Pensò subito alla pistola che teneva nel cassetto del comodino…serviva per difenderlo da qualche potenziale pericolo. Ma non c’era pericolo più grande per il mondo che lui stesso…forse poteva farla finita presto…niente più dolore, niente più disastri, niente più pazzie.
Aprì il cassetto…afferrò l’arma… ma nel tirarla via un pezzo di carta ripiegato in due cadde in terra. Lo riconobbe subito, e una morsa di spilli gli strinse il cuore.
Era il biglietto che Clark gli aveva scritto il giorno del suo matrimonio con Desireè Atkins.
Era la prima volta che Clark gli aveva rivelato i suoi sentimenti così apertamente, sebbene si fossero già dichiarati amore reciproco l’anno prima. Ma quella donna lo aveva completamente soggiogato e Clark lo aveva capito prima di tutti, perché sapeva che Lex non poteva sposare una donna che conosceva da così poco, quando in realtà era innamorato di lui.
Lo aprì con una fitta al petto e lesse.
“So che credi di desiderare questa donna vicino a te per la vita, Lex, e io ti auguro tutto il bene, ma devi sempre ricordare che l’unica persona che ti sarà sempre davvero vicino sarò io. Perché io ti amo, e ti amerò in silenzio, accanto a te, dietro di te, nell’ombra, ma sempre più di ogni altro.
Sarai sempre e solo tu, Lex, l’unico punto fermo della mia vita. Clark.”Lui ci aveva creduto. Le lacrime scesero calde dai suoi occhi. La bocca distorta in una smorfia di dolore e la mano incapace di tenere il peso della pistola che cadde a terra.
La guardò attraverso il pianto…era un segno. Clark gli stava in qualche modo dicendo di non farlo, lo stava salvando ancora una volta.
Doveva ascoltarlo.
Poi i fumi dell’alcool svanirono per alcuni istanti e ricordò altri fatti degli ultimi giorni.
Quando quel dottor Knox aveva cercato di ucciderlo, Clark lo aveva salvato di nuovo, lo aveva portato subito all’ospedale. Gli aveva detto che gli era costato molto salvarlo e dover uccidere qualcuno per fare questo, ma lo aveva comunque fatto, e Clark non faceva mai davvero male a nessuno. Forse c’era una microscopica speranza su cui lavorare.
Gli sguardi che si erano scambiati…Lex aveva cercato di trasmettergli più che poteva, nonostante il dolore alla fronte per la botta presa. Clark lo aveva guardato in modo imprecisato, non era più capace di vedere quello che vedeva in lui una volta, ma non stava godendo per la sua sofferenza. Questo era già qualcosa.
Avevano addirittura semi-collaborato insieme per scovare quel pazzo dell’immortale, prima che potesse fare del male ad altri. Clark era così angosciato nel rintracciarlo, sapeva chi avesse nelle sue mire, Chloe, la sua migliore amica. Fatto sta, che avevano ragionato insieme, solo per pochi minuti, ma Lex aveva sentito la tensione cadere un pochettino.
Il suo cuore stava rimbalzando nel suo petto così forte per l’emozione, che aveva paura che Clark potesse vedere tremare la sua camicia.
E poi, la fitta più grande di felicità.
Clark si era recato da lui per avere informazioni sulla storia di Warrior Angel, perché c’era un folle che aveva deciso di fare giustizia alla continuity del fumetto a modo suo. E Clark si era fidato! Sì, gli aveva chiesto una specie di “consulenza”.
Ora, non si chiede una cosa del genere ad una persona che ti fa totalmente schifo, che non stimi per nulla.
La speranza aveva accesso una nuova piccola lucina dentro di lui.
Lex gli aveva lanciato altri messaggi subliminali, dicendogli che quando si è decisi a salvare il mondo, si è anche destinati a rimanere soli…quello che voleva dirgli era che forse doveva anche pensare a salvare un po’ se stesso, e che se gli avesse rivelato il suo segreto non sarebbe stato più solo.
Ormai era solo questione di tempo. Dentro di sé aveva già delle risposte, si era fatto un’idea del segreto di Clark, voleva solo delle conferme. Come quelle che aveva chiesto a quel fan pazzoide di Warrior Angel che era finito a Belle Reve. Eppure sembrava che anche quel tipo volesse proteggere Clark da lui….Perchè? Perché nessuno capiva che se avesse saputo una cosa così grande, questo lo avrebbe trasformato in meglio? Che sentirsi importante e amato da poter sapere una cosa del genere lo avrebbe reso un uomo migliore?
Ma ormai aveva deciso.
L’indomani avrebbe parlato con Clark. Gli avrebbe spiegato ogni cosa, si sarebbe messo a nudo, totalmente, come non aveva mai fatto, e gli avrebbe anche parlato del rapimento di Kara.
Forse Clark sarebbe stato scettico sui suoi sentimenti e sulle sue intenzioni, ma non poteva ignorare quello che stava accadendo
Lex si tolse la vestaglia, indossava solo i pantaloni di un vecchio pigiama grigio in cotone felpato che gli aveva regalato Clark. Tirò via le coperte con calma nella semi-oscurità delle sue finestre del 16° secolo, e si infilò nel letto enorme.
La testa girava ancora, ma c’era una soffusa dolce malinconia che lo aveva agguantato dopo aver letto quel biglietto di quasi 6 anni prima. Cercò di non pensare e di addormentarsi. Gli occhi azzurri continuavano ad essere umidi. Il petto continuava a far male per i respiri convulsi. Ma senza neanche rendersene conto, si addormentò. Finalmente.
1. Nemesi
Clark si sentiva davvero bene.
Una cugina di cui non sospettava neanche l’esistenza era apparsa dal nulla, e gli aveva portato alcune notizie del suo mondo originario, la sua casa, sua madre, suo padre.
Era testarda e i battibecchi tra loro erano frequenti, ma sentiva già di volerle bene. Per la prima volta aveva vicino a sé una persona che poteva capire i suoi problemi, che sapesse fare quello che sapeva fare lui, con cui non sentirsi l’unico figlio di una civiltà perduta per sempre…un orfano interplanetario senza più origini.
Era successo già con Raya, l’assistente di suo padre imprigionata nella zona fantasma. Ma era durato troppo poco ed ora, anzi, questa ragazza aveva bisogno del suo supporto e della sua esperienza per fare la mano a questa nuova realtà.
Poi c’era Lana.
Lana era la donna che amava da sempre, e anche con lei, non si spiegava ancora perché, non era stato capace di aprirsi per tutti quegli anni. Si sentiva così sciocco. Lei era tornata da lui e non riusciva davvero a capire come avesse fatto a pensare che lei non lo avrebbe capito.
Come aveva fatto a pensare che LE PERSONE che lo amavano non avessero potuto capirlo?
Chloe lo amava, lo aveva amato nei due modi in cui si può amare una persona, e lo aveva capito. Pete lo aveva capito…perché Lana non avrebbe dovuto? O LEX.
C’era qualcosa che gli sfuggiva…ripensò a quando erano rimasti imprigionati sotto quelle condotte, pochi mesi prima, quando Lex stava ultimando il progetto Ares.
–
Quando Lionel gli aveva detto di cercare di salvare suo figlio, Clark si era sentito combattuto tra la soddisfazione che Lex avesse quel che meritava e il terrore di non rivederlo mai più.
Quando furono da soli lì sotto, i loro sguardi sottintendevano tante cose, troppe tutte insieme e troppe da riordinare.
Lex, come sempre era stato tra loro due, era quello più lucido nei momenti drammatici e pensò subito a come poter uscire da quella situazione. Poi parlarono di come Lex avesse quasi bisogno di credere che Clark non fosse umano, anche se in quel momento lo stava vedendo sanguinare. Lex forse gli stava dicendo che avrebbe voluto solo più fiducia e che forse si era costruito un’ossessione per distogliersi dal dolore di non fare parte del segreto di Clark Kent.
Ma Clark ormai non si fidava più davvero. Non fece parola del suo segreto, ma disse che comunque le cose non sarebbero state diverse, perchè Lex non era mai soddisfatto, non si accontentava mai e voleva sempre di più. In ogni cosa. In quel momento, dalla conoscenza di persone con abilità, e ancora prima dal loro amore, che rendeva troppo totalitario, quasi soffocante, distorto dal suo egoismo di volere Clark solo per sé.
“Non esiste grigio per te, vero Clark? O bianco o nero…” disse Lex. “ Ma hai cercato di vedere la mia umanità, prima di dire che non ce l’ho?”
Clark pensò ai baci e ai momenti che avevano avuto. E a tutto il male che aveva fatto poi Lex.
“Si, ho provato a crederci, e guarda dove siamo..” il rimpianto lo stava assalendo.
Vedendosi lì sotto, con Clark ferito, Lex pensò che quella poteva essere la loro fine. Una fine uniti, anche se nel dolore.
Ma poi Clark cominciò ad inveire su di lui, dicendogli che Lana non lo amava, che Lex non si fidava di lei, quasi godendo nel tormentarlo, e cercando in qualche modo di fare dei paralleli con la storia di loro due.
Lex si sentì di nuovo ferito; perché Clark voleva dimostrargli che anche Lana lo stava abbandonando come aveva già fatto lui?
Lo riteneva ormai davvero così immeritevole di essere amato?
Ma Clark era convinto che fosse stato Lex a forzarla per farsi sposare. Né lui né Lex sapevano del piano di Lionel.
E per un momento, ignaro di ciò, Lex si illuse che forse Lana aveva davvero scelto lui alla fine. Si illuse di aver vinto almeno una volta sul suo bellissimo amico, e di avere ora l’amore che Clark non voleva più dargli, proprio dalla persona che invece Clark amava adesso. Che ironia!
Poi Lex disse di come aveva sofferto il giorno del matrimonio, sperando che l’amore della sua vita non lo avesse abbandonato all’altare, ma chiaramente facendo riferimento a come lo aveva abbandonato Clark.
Clark lo guardò. Sapeva che era bravo a recitare, ma non era del tutto sicuro che lo stesse facendo.
“Siamo mai stati davvero amici Lex?” gli chiese.
“Non lo so, non posso fare il confronto con nessuno...tu sei stato l’unico amico che ho avuto.” Lex rispose sincero.
Nessuno dei due riusciva ad usare un’altra parola per definire la loro relazione, ora che erano più che mai distanti da quello che erano stati l’uno per l’altro.
Ma quel giorno tremendo andarono avanti insieme, salvandosi a vicenda. Forse spinti solo dal comune senso del dovere, anche se Lex non ne possedeva più uno, o forse spinti dal desiderio di salvare una persona da una tragedia, anche se Clark sapeva che quella tragedia era stata generata proprio da colui che stava salvando. O forse chissà perché.
–
Quel giorno gli era sembrato di rivedere negli occhi di Lex qualcosa di quello che avevano condiviso. Tanto da domandarsi se forse Lex non sarebbe stato un uomo diverso, se lui gli avesse rivelato il suo segreto. In quell’occasione Lex avrebbe potuto ucciderlo e far sembrare tutto colpa dell’esplosione…in fondo era quello che voleva, no? Eliminarlo dalla terra, in modo da poter avere Lana tutta per sé. Ma non lo fece. Anzi, Clark aveva sentito il corpo di Lex fremere in uno strano modo, mentre lo tirava su per aiutarlo a camminare. Ma non poteva essere. Erano successe così tante cose…l’amore che Lex aveva per lui era diventato un’ossessione malata, una proiezione del suo egoismo, dal momento che la tempra dei Luthor aveva ufficialmente preso possesso di lui.
Adesso Clark sapeva che Lex provava solo odio per lui.
Cosa lo aveva ridotto così? Era davvero forse stato lui la causa scatenante? Lana era incappata in quella tortura forse a causa sua?
Ricacciò profondamente indietro nella sua mente QUEL pensiero….ormai era troppo tardi, non si poteva tornare indietro, a loro due come erano da ragazzi…forse aveva agito bene in quel caso a non dire niente, o forse la verità avrebbe fatto la differenza…non poteva saperlo, non lo avrebbe saputo mai.
Cercò di non colpevolizzarsi e tornò coi pensieri a Lana.
Averla vicina, amarla, sapere che niente li avrebbe più separati lo faceva sentire come se fosse capace di volare! Come sapeva fare Kara! Oh, quanto avrebbe desiderato poterlo fare e portare Lana con lui nel cielo, stretti ed emozionati, a guardare il mondo dall’alto della finestra dell’amore.
Avevano sofferto troppo, quante volte l’aveva allontanata, finchè aveva rischiato di perderla per sempre, perché con quella carogna di Lex, la vita della ragazza era precipitata in un baratro.
LEX. Lex, Lex, Lex……perchè quell’uomo doveva sempre risucchiare tutto e tutti nella sua sfera?
Perché nessuno riusciva a resistergli, anche quando rappresentava il male?
Tutto quello che aveva sempre desiderato era in quella fattoria con Lana : una vita semplice, come quella dei suoi genitori, una casa piena d’amore e la possibilità di aiutare gli altri, magari anche seguendo Oliver Queen e l’altra banda di matti amici in qualche rischiosa avventura, ma sapendo di tornare a casa e poter amare qualcuno che stava lì solo per lui.
Lui voleva questo. Una vita piena di amore da dare e ricevere.
Chi non vuole davvero questo?
Tutti. Pensò. Tutti. Anche Lex. No. Lui voleva solo l’annientamento di chi non la pensasse come lui. Lui non era più capace di amare. Non più.
Eppure, nonostante Lana fosse lì con lui, contenta ed innamorata, lui a volte la sentiva lontana.
Era tornata da poco, ed aveva passato delle situazioni dolorose e pazzesche, probabilmente l’avevano segnata troppo in profondità. Forse le serviva solo del tempo per guarire da quello che gli aveva fatto Lex. Per guarire da lui. Perché da lui bisognava guarire. Clark lo sapeva bene.
Ma se quegli avvenimenti l’avessero cambiata troppo? E per sempre? A Clark non interessava, lui sarebbe sempre stato lì per lei.
Passarono alcuni giorni. Clark aveva dato l’autorizzazione ad una produzione cinematografica di girare nella sua fattoria alcune esterne. Cercavano un posto adatto dove poter pagare anche meno tasse governative, Smallville sembrava l’ideale e quando aveva saputo che il film era su Warrior Angel, Clark si era subito candidato. Ma alla fine aveva dovuto sventare un tentato omicidio organizzato da un fan folle che lavorava all’interno della crew.
In quell’occasione aveva rivisto Lex. E per la prima volta non aveva tagliato la tensione con il coltello. Era stato sereno nell’affrontarlo. Quasi sollevato.
Ormai non poteva fare più del male a Lana. Non l’aveva più rivista da quel giorno alla diga. Così le aveva detto lei e lui non aveva nessuna intenzione di parlare della sua Lana con Lex.
Il miliardario gli aveva però fatto un discorso molto strano, ma profondo. Parlava di come gli eroi si ritrovino ad essere soli. Come nel fumetto di Warrior Angel.
Quell’incontro lo lasciò un po’ turbato, ma quando capì che Lana stava rischiando la vita a causa di quel folle che aveva anche scoperto la sua vera identità, Clark era corso. Aveva salvato la sua donna da una morte certa e aveva ringraziato Dio che lei fosse ancora lì vicino a lui sana e salva.
Adesso aveva un nuovo piccolo problema.
Aveva discusso con Kara a causa di Martian Manhunter e lei si era infuriata scappando via, e non dicendo a nessuno dove andasse.
Clark non sapeva neanche da che parte cercarla, Kara poteva volare e poteva essere arrivata ovunque. Sapeva che non era una dolce fanciulla indifesa, e che pochi sarebbero stati i pericoli per lei, in giro. Ma ormai era una settimana che mancava, e cominciava a preoccuparsi, poiché sapeva anche quanto fosse impulsiva….era appena entrata nella sua vita : doveva assolutamente ritrovarla.
2. La verità
Il telefono squillò.
Clark prese la cornetta. “Casa Kent, chi parla?”
“Clark, sono io.”
Il viscoso sangue kryptoniano si ghiacciò.
“Clark, mi senti?....non riattaccare…per favore.”
“Che vuoi? Come ti salta in mente di chiamare qui?...poteva rispondere Lana.” Clark non sapeva identificare la sensazione che gli stava gonfiando la gola. Quanto tempo, dalle ultime volte che aveva sentito la voce di Lex nella cornetta di casa sua.
“Non avrei mai risposto se fosse stata lei. Voglio parlare con te. Non con lei. Con lei ho già parlato e mi ha fatto chiaramente capire cosa pensa di me.”
Clark allargò le narici.
“Primo, tu non puoi proprio permetterti di usare con me la parola ‘voglio’.
Secondo, sai perfettamente anche cosa IO penso di te. Con questo ti saluto.”
“CLARK!!!!” Lex urlò disperato.
“Ti scongiuro, devo dirti una cosa importantissima….ascoltami”
“Non voglio parlare con te, Lex. Non mi interessa quello che hai da dirmi. Non mi interessi tu.”
Lex si morse il labbro per la fitta di dolore. Non avrebbe voluto scoprirsi così presto e rivelare subito la parte che avrebbe interessato sicuramente Clark, perché così non poteva sapere se ci fosse stata un minimo di speranza per quello che riguardava loro due. Ma non potè fare altrimenti.
“Clark, si tratta di tua cugina Kara.”
Immediatamente Clark drizzò le orecchie.
“Che cosa le hai fatto, maledetto!!”
“NO! Clark, non le ho fatto nulla! Veramente, ho delle informazioni su di lei che tu devi sapere.”
“ALLORA DIMMELE SUBITO!” urlò l’alieno.
“Non è così semplice. Non posso dirtele al telefono. Dev – Dovresti venire qui da me…”
Clark si fermò a riflettere con occhi corrucciati.
“Se è uno dei tuoi trucchi Lex, questa volta te la faccio pagare definitivamente. Farai un volo così alto, che quando atterrerai perderai l’uso delle gambe.”
Lex sorrise amaramente tra sé e sé.
“Clark….tu non faresti mai una cosa del genere…”
“Oh, ti stupiresti di come certi individui tirino fuori il peggio da me…Sto arrivando.”
Lex riattaccò e cominciò subito a tremare per il nervosismo.
Passarono pochi minuti e la sua guardia lo avvisò.
“C’è il signor Kent, Mister Luthor.”
“Sì, sì, fatelo entrare.” La voce era tremula, stava in piedi seduto con una gamba sulla sua scrivania, per darsi un’aria sicura, ma in realtà sapeva che quello era il suo giorno del giudizio. La sua vita dipendeva da quello che il giovane uomo con i capelli neri avrebbe detto e lui non sapeva da che parte cominciare. Aveva solo un terrore fottuto di sbagliare qualcosa. Prese un enorme respiro e cercò di calmarsi. Clark entrò nel suo studio al castello.
“Allora. Sbrigati.” Disse Clark spietato.
“Clark, devi ascoltarmi” Lex lo guardò con tutto l’amore che provava. Il ragazzo più alto vide l’espressione di quello più basso e rimase allibito. Conosceva quello sguardo…ma non poteva essere quello che pensava lui. Lo prese come un tranello.
Si avvicinò di gran passo a Lex e lo tirò su per la camicia porpora guardandolo ferocemente negli occhi e parlando a denti stretti. Lex trasalì e afferrò gli enormi polsi di Clark.
“Lex, ti giuro che ti faccio sputare tutto con la forza, se non PARLI IMMEDIATAMENTE!!” finì la frase urlando.
“Clark, ti prego, voglio solo parlarti, ti dirò tutto quello che vuoi sapere…ti prego, calmati” cercò di cacciare indietro le lacrime, ma cominciarono a velargli gli occhi.
Clark era sconcertato. Di nuovo quello sguardo. Sentì il petto avvampargli e si staccò da Lex.
“Clark. Ho delle informazioni riguardo tua cugina, ma non sono l’unica cosa che devo dirti.”
Il miliardario cercò di controllarsi. “Ti posso assicurare che non ti farei perdere tempo prezioso per lei, se non sapessi che devono arrivarmi altri dati più esaurienti su di lei. Appena li avrò, sarai il primo ad esserne avvisato. Anzi, spero che tu stia qui con me, quando arriveranno. Però ho bisogno di spiegarti prima. Puoi lasciarmi parlare? Ti scongiuro.”
“Bhè, vedi di spiegarti velocemente e arriva al dunque, Lex.” Lo guardava con sospetto.
Lex prese fiato. “Non credo che sarà veloce, Clark. Vuoi sederti?”
Clark si girò per guardare meglio Lex in faccia. “NO. Parla.”
Lex tremava leggermente e i suoi occhi stavano per sciogliersi, le sopracciglia abbassate in una smorfia di sconforto. Chiuse gli occhi e prese coraggio.
“Io ti amo ancora, Clark. Ancora più di prima. Da sempre. Per sempre. Sto morendo di questo.”
Un silenzio irreale squarciò la stanza. Clark sentì come se qualcuno gli avesse trapassato la testa con una spada. Le orecchie ronzavano, il cuore batteva impazzito, le tempie pulsavano, le gambe sembravano farinose.
“C-che hai detto, Lex? Che-cosa hai detto?”
Lex lo guardava impietrito passando da un occhio verde all’altro…incapace di parlare, pensare, fare qualunque cosa…
“Lex…CHE COSA HAI DETTO?!?” La voce di Clark si fece disperata ed infuriata insieme. Aggrottò le sopracciglia in un’espressione di dolore, le vene gli uscivano sulla fronte, arricciò la bocca e strinse con forza le mandibole.
“Clark, per favore…non ti arrabbiare. Per la prima volta nella mia vita sto cercando di essere davvero sincero con te. Lo so che non puoi credermi, ma non voglio nasconderti più nulla di me. Tutto il male che sono capace di fare già lo conosci, non potrei fare di peggio di ciò che ho gia fatto.
Mentre non posso fare una cosa migliore di questa. Poi potrai anche uccidermi, Clark. La mia vita non vale niente senza di te, e non voglio viverla così.”
Lex avanzò lentamente verso Clark, alcune piccole lacrime avevano cominciato a scendere.
Ma Clark si tirò più indietro, con gli occhi spalancati e tremando da cima a piedi.
“N-No. Non è vero. Tu sei impazzito, Lex. Non ti ascolti quando parli…dici cose senza senso…tu hai sedotto Lana, hai fatto uccidere delle persone…tu non puoi amarmi…tu non sai amare..” Mentre parlava Clark faceva di no con la testa lentamente, incredulo per quello che stava vivendo.
Lex concluse che aveva già deciso di morire, se non poteva stare con Clark, e perciò non aveva nulla da perdere nello spiegarsi il più disperatamente possibile.
Si avventò contro Clark e lo prese per le spalle.
“CLARK NON HO MAI SMESSO DI AMARTI!!” urlò.
“Tutto il rancore che provavo, l’odio, venivano dal fatto che tu mi avevi rifiutato, Clark! Avevi deciso di stare con lei! Mi avevi lasciato! Ero pazzo, pazzo di gelosia! Tutto quello che volevo era che tu ti fidassi di me, che mi dicessi tutto, come si fa con chi si ama come ci amavamo noi!”
Lex allentò la presa sulle spalle di Clark, abbassando la voce, continuando a fissarlo.
Clark tremava mentre i suoi occhi erano diventati ancora più grandi del solito.
“Clark, mi sembrava di impazzire senza di te! Anche Lana soffriva perché tu non eri sincero con lei….così ci siamo avvicinati… lo sai che le ho sempre voluto bene. Mi sembrava come se fosse un pezzettino di te, rivedevo alcune tue cose in lei…solo con Lana sono riuscito a trovare un po’ di pace, Clark…ma non mi bastava più, ad un certo punto.”
Lex lasciò andare Clark che lo guardava paralizzato, con la bocca aperta e gli occhi fuori dalle orbite, incapace di credere a cosa stesse succedendo. Il miliardario si scostò un poco, guardando verso il basso, il viso stravolto dal pianto e gli occhi gonfi e rossi. Continuò con tono più calmo, ma sempre disperato.
“Ho cominciato ad avercela con te per tutto. Mi mentivi su cose ovvie ed inverosimili, stavi facendo soffrire Lana come facevi soffrire me, ti prendevi gioco di me riguardo a quella faccenda delle pietre…E’ vero, io ho sempre continuato a fare indagini su di te, ma cerca di capirmi!”
Si voltò per guardarlo di nuovo in viso, parlava convulsamente.
“Volevo solo capire chi eri veramente, proteggerti, amarti liberamente e confessarti tutte le mie paure, le mie distorsioni mentali…ma non potevo fidarmi se tu non ti fidavi.
Ti ho odiato, mi sentivo tradito da te. Il mio più grande amore ed amico, che mi stava tradendo come tutti gli altri…mi hai lasciato solo…e nessuno avrebbe mai più amato una persona vile come me…solo un essere meraviglioso come Lana. So di avere una personalità disturbata, ma come poteva non esserlo?”
Rise istericamente pensando alla sua vita scellerata. Gli eccessi, suo padre, sua madre, Julian, Duncan, il Sommerholt.
“Se tu non potevi essere mio, non dovevi essere di nessun altro…Allora ho deciso di prendermi Lana, forse per toglierla a te, forse perché la amavo davvero, ma soprattutto perché non potevo sopportare che stesse con te al posto mio…ti avrei mai impedito di avere bambini da lei? Di sposarla? Ti chiedevo solo di amarmi Clark…ma tu no, l’irreprensibile Clark Kent non poteva fare questa cosa…o forse semplicemente non mi amavi più…quanto ti odiavo!....Forse ti facevo semplicemente schifo!! …Non lo saprò mai, vero?”
Lex guardava nel vuoto, ora. Gli occhi persi e febbrili privi di luce.
“Senza te a insegnarmi le azioni del cuore, mi sono perso, Clark. Mi-mi dispiace così tanto....Come hai fatto a non capire come mi sentivo? Perché hai voluto solo vedere il Lex che teneva una camera con tutti i tuoi file…o quello che voleva arrivare alle pietre prima di te? Non lo so Clark…ma ormai non mi interessa più. L’odio se n’è andato…mi ha portato solo a distruggere l’unica persona che ho amato quasi quanto te. Mi sento un verme, Clark.”
Sentì il dolore appesantirgli le spalle, mentre calmava il respiro.
“Ho cercato di tenerla con me con l’inganno, perché lo so che con te è impossibile vincere. Hai sempre vinto tu. Tu sei la luce. Quanto lo so bene io, come sia impossibile vincerti…neanche con me stesso sono riuscito a vincere contro di te. Ti amo perdutamente, Clark e sto morendo di dolore da quando l’ho capito…”
L’aveva ammesso. Si sentiva più leggero, più fiero di se stesso. Qualunque cosa ora lo aspettasse, il suo amore sapeva la verità, adesso.
Clark non si era mosso. Aveva chiuso la bocca e lo fissava. Un nodo familiare nello stomaco lo bloccava. Qualcosa che pensava non esistesse più.
“Lex…”
“Ti prego, non dire nulla. Non ho finito. C’è la parte più importante.” Clark inghiottì rumorosamente.
“C-cioè?...”
“Clark, so la verità. L’ho capita. Perché credi che abbia aiutato Milton Fine? Avevo davvero paura di una minaccia aliena. Anche Lana l’aveva…è stata l’altra cosa che ci ha unito. Poi ho fatto due più due con tutto quello che so su di te. Tua cugina Kara mi ha salvato alla diga. E’ stata lei.”
Lex si era portato adesso più vicino a Clark. Parlava come animato da una nuova forza, il viso sembra illuminato, gli occhi gli brillavano di speranza.
“Non devi più nasconderti da me, Clark! Quel fantasma che avrebbe dovuto animare i cloni del mio 33.1…Ho capito perché si è riprodotto solo quando ha preso te. Tutte quelle volte che mi hai salvato…che apparivi e scomparivi magicamente…tutte quelle cose inspiegabili. Tu hai delle facoltà sovrumane…come e meglio dei mutanti. Ma tu non sei un mutante. Tu sei l’originale. Un meraviglioso, originale essere, che nel cuore non è diverso da quelli che ha incontrato su questo pianeta chiamato terra. Tu sei un alieno, Clark.”
Clark soffocò il respiro in gola. Lex parlava come se fosse la cosa più incredibile e naturale del mondo insieme.
“Come si chiama il tuo pianeta? E’ Krypton, forse? Come farneticavo quando Zod mi aveva preso? Perché tu non sei un terrestre, Clark....del resto basta guardarti, per capirlo. Non esistono persone così belle quaggiù.”
Abbozzò un leggero sorriso, tra le lacrime e il rossore.
Clark era impietrito. Quello che stava accadendo era la cosa più sconvolgente che gli fosse capitata, come e più della morte di suo padre, come quando era morta Lana. Lex, sapeva.
Si sentì improvvisamente più leggero, come se si fosse tolto un peso con il quale ancora combatteva, in cuor suo. Un peso che in fondo avrebbe sempre voluto condividere con il giovane uomo senza capelli che aveva di fronte.
Tutte quelle rivelazioni ed emozioni lo lasciarono senza forze, spossato come se avesse lottato contro un mostro della zona fantasma. Ma Lex era un mostro? Oh, fino a 20 minuti prima ne era convinto. Ed ora?
No, non se la sarebbe cavata così. Il dolore, il disgusto, la sfiducia non erano certo passate. Cercò di mettere insieme delle parole di senso compiuto nella tempesta elettrica in atto nel suo cervello. Ed ancora una volta scelse di seguire la sua ragione invece del suo cuore.
“No. Sei del tutto fuori strada. Io non potrei essere più normale…”
“CLARK! Ti supplico, non continuare a mentirmi! Non ce n’è bisogno!!” Lex urlava e sorrideva in maniera isterica.
“Non voglio farti del male, non potrei mai più!! Voglio anzi proteggerti da chi ne ha intenzione. Proteggere te e Kara…Ed ora vengo a lei.”
Clark cambiò espressione. Sapere di Kara era dominante su come si sentiva lui, su come si sentiva Lex. “Allora? Sto aspettando.” Inveì.
“Devi perdonarmi, ma nel momento in cui ho capito che il tuo DNA non è esattamente uguale a quello scoperto da Watson e Crick, ho realizzato che il tuo albero genealogico portasse alla donna che mi aveva salvato alla diga Reeves. Kara. Avevo già pensato di rintracciarla prima di sapere che era collegata a te. Alla fine l’ho incontrata e l’ho fatta monitorare. So che stai di nuovo pensando di uccidermi, per questo, Clark. Ma ti GIURO, lo stavo facendo solo per proteggerla. Voi Kent mi avete cambiato la vita due volte, e stavolta sono cambiato davvero.” Cercò approvazione nello sguardo dello splendido alieno.
“Ora che so tutto, volevo cercare di evitare che qualche altro pazzo squilibrato come me potesse metterla in pericolo. Mettere in pericolo lei, o TE….Ho scelto un TEAM di esperti fidati per quest’operazione. Alla fine però le mie paure si sono rivelate giuste, Clark, ed è stata una fortuna, che l’abbiamo inserita in una procedura di sicurezza.”
Clark non sapeva se strozzarlo o stringergli la mano. Decisamente era l’umano più assurdo che conoscesse. Lex continuò.
“Sappiamo che qualcuno potrebbe averla rapita, perché ha fatto perdere le sue tracce in un grosso magazzino di stoccaggio, di proprietà di una società di copertura, nei dintorni di Gotham City. Stiamo cercando di rintracciare il vero proprietario dello stabile, per capire se effettivamente ci sia una possibile connessione e pericolosità per lei.” Disse Lex.
“Stiamo?” Clark alzò il sopraciglio in gesto interrogativo.
“Si, io e una mia vecchia conoscenza a Gotham. Bruce Wayne. Devi incontrarlo, Clark. Ti sarebbe simpatico. E’ testardo come te.”
3. Clark e Lex
Clark aveva perso quasi la strada di casa, mentre tornava alla fattoria.
Non poteva credere a quello che era successo, né a come si stava sentendo.
C’era davvero una parte di lui che amava ancora Lex? Non lo credeva più possibile, ma allora che cos’era quella calda pressione che gli partiva dalla gola e si faceva più forte nel petto?
E nello stesso tempo sentiva le mani prudergli, come se avesse voluto prendere a pugni qualcosa, o qualcuno.
Lex.
No, pensò, poi lo avrebbe ucciso.
Se n’era andato dal castello in fretta, dopo aver messo in chiaro che aspettava le notizie su Kara.
Nessuna parola riguardo la dichiarazione di Lex. Nessuna parola riguardo ciò che pensava lui.
Rientrò in casa e chiamò Lana. La cercò. Non c’era.
Voleva dirle tutto, ma come avrebbe potuto? Nessuno aveva mai saputo della sua relazione con Lex e gli sembravano passati secoli ormai, che pensava non dovesse più preoccuparsene.
Aveva questo segreto, forse più grande di quello che portava dalla nascita, e nessuno a cui dirlo. Ma Lana avrebbe capito? Forse questo era davvero troppo per lei. O forse stava di nuovo sottovalutando la donna che amava? Si sentì sollevato di non averla trovata in casa.
Aveva bisogno di riflettere, non riusciva a respirare bene, per tutte le emozioni che lottavano dentro di lui.
Andò in bagno, si spogliò meccanicamente, aprì il getto della doccia. Quando il vapore cominciò ad alzarsi, scivolò sotto l’acqua, cercando di far fluire pensieri ed inquietudini.
Fu allora che cominciò a ricordare tutte le cose che aveva sepolto dentro di sé.
Era cominciato tutto su quel ponte. L’istinto naturale di salvare un essere umano lo aveva spinto ad agire senza pensare. Ma quando sentì la vita trapassare dal suo fiato alle labbra di quel giovane uomo disteso, qualcosa lo turbò. Vide due profondi occhi azzurri guardarlo incredulo, un corpo bagnato ed intirizzito che tremava. Provò una fortissima voglia di proteggere quella persona, che sembrava così spaurita.
Nell’istante in cui i loro occhi si agganciarono, Clark capì che nulla sarebbe più stato come prima.
Poi erano diventati amici. Lex era più grande di lui di circa 6 anni, ma Clark non aveva mai avvertito questa differenza. Stava bene con lui, capiva che quel ragazzo aveva un mondo interiore che voleva solo essere rivelato a qualcuno capace di apprezzarlo.
I suoi consigli, la sua esperienza, li sentiva come una guida, a dispetto di quello che suo padre Jonathan pensava di lui. Clark sapeva che c’era una parte buona in Lex, una parte soffocata dall’odio per un padre infame.
Oh, quanto odiava quel Lionel Luthor.
Proprio lo stesso uomo che Jor-el aveva deciso di usare come mentore.
Ma se il suo padre biologico non lo avesse fatto, probabilmente Lionel sarebbe stato il suo più acerrimo nemico. Non aveva mai conosciuto una persona tanto cattiva.
Con quell’esempio in casa era già tanto vedere come Lex riuscisse a controllare i propri istinti feroci e suicidi.
Era bello passare del tempo in sua compagnia.
Lex cercava di non fargli pesare la sua ricchezza, poteva permettersi di portarlo di qua e di là, fargli regali costosi, ma sempre senza dare l’impressione che Clark se ne stesse approfittando.
Anzi, sembrava sempre che Lex si sentisse lui in imbarazzo di voler far parte della serenità e dell’amore della vita di Clark e famiglia.
Questo piaceva molto a Clark. Ma c’era dell’altro. Lex era anche bravo, suo malgrado, a mettersi nei guai, perché purtroppo aveva ereditato un curiosità smodata dal padre. E Clark lo aveva tirato, letteralmente, fuori dai guai, parecchie volte. Ma salvare Lex, non era come salvare altre persone.
Ogni volta che lo abbracciava, che lo toccava, Clark sentiva una connessione nel profondo.
Infatti, quando Tina Greer aveva preso le sue sembianze per rapinare quella banca e lui aveva tentato di fermarlo, aveva percepito che quello non era il corpo di Lex. Non aveva sentito nessuna elettricità.
O come quando lo aveva tenuto sospeso sul pavimento del 3° livello della Luthorcorp, nel momento in cui quell’ex impiegato aveva cominciato ad avere quegli scatti tremendi. Aveva dubitato della sua onestà, ma lo sentì così indifeso e totalmente confidente in lui, che capì che era sincero.
O come quando la figlia della sua domestica si era un po’ troppo ‘invaghita’ di Lex, e lui lo aveva stretto per proteggerlo, in quella stanza al piano superiore del castello…
Ogni volta che entrava in contatto con lui, Clark sentiva l’elettricità drizzargli i capelli e si chiedeva se anche lui provasse questa cosa.
Si chiedeva cosa potesse essere. Cioè, sapeva che esisteva una possibilità che quelle sensazioni non fossero proprio, diciamo, normali. Ma aveva solo 15 anni all’epoca, e doveva già combattere con un sentimento che gli annebbiava la testa : quello per Lana Lang.
Eppure sentiva che non era una cosa a senso unico.
Si rese conto di quanti sguardi ambigui lui e Lex si scambiassero in continuazione, ogni giorno, in ogni situazione. Guardava negli occhi bellissimi di quel ragazzo molto più che in quelli di Lana. Ed ogni volta si emozionava, si sentiva rapito dal mistero, dal fascino, dalla malinconia di quegli occhi.
Finchè un giorno Lex non venne preso dal fratello di una sua ex ragazza, Amanda.
In quell’occasione Clark si era preoccupato davvero troppo per il suo amico: il pensiero di doverlo allontanare da sè, come anche sua madre era arrivata a dirgli…non fece altro che aumentare la sua voglia di stargli vicino per proteggerlo ed aiutarlo a non commettere più errori.
Questo gli fece capire che teneva decisamente troppo a lui.
Ci teneva con la stessa intensità in cui teneva a Lana.
Si sentiva attratto da lui. Quel giorno Clark capì che si era innamorato di Lex.
Quando la sera Lex gli aveva detto che avrebbe fatto qualunque cosa per proteggere i suoi amici e lo aveva guardato in quel modo, Clark si sentì perso. Avrebbe voluto abbracciarlo stretto e dirgli che ci sarebbe sempre stato per lui.
Sotto il getto d’acqua calda, Clark sorrise al pensiero di come erano sempre stati assortiti loro due.
Lex era bello in un modo che solo lui aveva.
Le labbra un po’ imbronciate, gli occhi penetranti ma impenetrabili, l’ovale perfetto del viso. Era terribilmente sensuale e fascinoso, seducente come il peccato. La sua pelle bianca e liscia nascodeva un corpo solido e caldo.
Magro e atletico, con muscoli elastici e definiti, aveva sempre avuto un carattere più sicuro, autoritario, deciso e carismatico, da vero leader. Ma era sempre stato molto romantico e sentimentale, quando si trovavano stretti e nudi o quando avrebbe fatto qualunque cosa Clark gli avesse chiesto.
Clark dall’altro lato era bello in un modo in cui nessuno poteva esserlo.
Forte e rigoglioso come una quercia, era il ritratto della salute. Un corpo muscoloso e magnifico, come quello di una statua di Michelangelo. Il suo viso ispirava amore e fiducia in chiunque, gli enormi occhi verdi si potevano leggere come un libro aperto. Le labbra rosse e carnose contrastavano con la pelle lievemente abbronzata nei campi.
Buono fino quasi all’ingenuità, spesso era insicuro su come comportarsi, ma bloccato solo dalla timidezza e non dalla povertà di idee. Diventava però impulsivo e perdeva il controllo, quando si trattava di Lex. Che fosse litigarci, farci l’amore o seguirlo in qualche impresa, sembrava sempre un fiume in piena, perché non riusciva a frenare le sue sensazioni, quand’era con lui.
A qualche chilometro di distanza, in un’altra stanza da bagno, più grande e lussuosa, sotto un’altra doccia, un altro giovane uomo si stava struggendo agli stessi ricordi. L’acqua passava sulla pelle delicata della sua testa nuda e portava via con sé le lacrime che uscivano dai suoi occhi.
Sperava tanto che l’uomo che amava stesse riflettendo su ciò che gli aveva rivelato, ma mentre sapeva bene che lo avrebbe contattato per aiutare sua cugina, altrettanto temeva di non avere nessuna chance di riaprire il cuore di Clark.
Continuava a pensare alla meravigliosa storia che avevano condiviso.
Si ricordò di quando quel tale, Bob Riskman, aveva preso il controllo su di lui e gli aveva fatto quasi uccidere Clark sparandogli. Fu quella la volta che capì di amare il suo migliore amico.
Lex non ricordava come fossero andate le cose, perché sparito l’effetto di quel freak, svanivano anche i ricordi. Ma era meglio così. Bastava già il racconto di ciò che aveva fatto, per farlo sentire così male che il solo pensiero gli provocava le forze di stomaco.
Aveva sparato a Clark! Il suo unico e grandissimo amico, l’angelo che lo aveva salvato dal fiume, l’unico che sembrava essere interessato a COME fosse in realtà Lex, e non a CHI fosse, o che nome portasse.
La sera di quella giornata corse da lui, nel fienile, per chiedergli infinite volte scusa e fargli capire che non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere. Parlarono a lungo, Clark non se l’era presa per nulla, ma anzi, aveva cercato di rassicurarlo, dicendo che la loro amicizia era forte come prima.
Lex gli disse che, veramente, la loro amicizia sarebbe diventata leggendaria.
Dopo aver visto insieme tramontare il sole, Clark lo aveva abbracciato goffamente, grande e grosso com’era, forte e muscoloso nonostante i suoi 16 anni.
Lex si chiese se quello non fosse il momento giusto per rivelare all’amico come si stava sentendo da quando lo conosceva. Ma quella volta non successe nulla di quanto da lui sperato. Non aveva nessuna intenzione di calcare la mano, anzitutto perché non voleva per nulla al mondo mettere in pericolo la sua amicizia con Clark, e poi perché non capiva quanto Clark non avesse già intuito qualcosa. In fondo, pensava di avere una discreta esperienza, per capire che neanche Clark lo trovava indifferente, visti gli sguardi appassionati che spessissimo si lanciavano.
L’occasione giusta arrivò qualche giorno più tardi, dopo che Lex visse una delle esperienze più brutte della sua vita : essere appeso a testa in giù con una pistola puntata alla testa.
Clark, al solito, era arrivato tempestivamente, facendo in modo che il suo aggressore si distraesse e sbagliasse il colpo che gli aveva sparato. Lui era miracolosamente atterrato su un divano sottostante il punto in cui quell’uomo lo aveva appeso. Poi Clark era corso ad abbracciarlo, e lui non sia era mai sentito più bene e al sicuro.
Ma quello era solo un ragazzino! Come poteva farlo sentire così?
C’era davvero qualcosa di speciale in lui.
Non capiva come faceva Lana Lang a non vederlo, e a continuare a stare con quel Whitney.
La sera lo rivide al Talon, e gli sembrava come se Clark lo stesse evitando. Pensò si trattasse del fatto che era spaventato dal passato losco di Lex, ma in cuor suo sperava che la ragione potesse essere un’altra. Magari quel turbamento che a Lex sembrava di vedere nei giovani occhi verdi, gli occhi più belli e puri che avesse mai visto. Lo stesso turbamento che provava lui.
Dopo la serata, si offrì di accompagnarlo a casa e si fermarono un po’ a parlare nel fienile di Clark. L’odore era acre e dolce assieme, l’aroma della paglia sovrastava tutto, ma dalle cose di Clark proveniva anche un debole e sottile profumo di pulito, un profumo che gli riscaldava il cuore.
Avevano parlato di Lana e Whitney, che avevano visto quella sera, di Chloe, della scuola.
Clark lo aveva sempre guardato con espressione dolce e serena. Lex si sentiva pervaso da un senso di pace, quando era con lui.
Poi Clark fece riferimento a quanto era successo con quello squilibrato.
“Lex, forse non vuoi pensarci più…ma io ho avuto davvero tanta paura per te.”
“Lo so. Clark, mi dispiace di averti fatto preoccupare. Volevo solo tenerti fuori dai guai. Ma non puoi capire quanto ho ringraziato la mia buona stella, quando ti ho visto con me dentro quel vecchio club!” disse sorridendo con ironia e grandissima dolcezza.
“La prossima volta fidati. Parlami. Mi puoi dire qualunque cosa, Lex. Io non ti giudicherò mai. Voglio che tu sia sempre sincero con me. Ci tengo a te.” Clark lo abbracciò.
Lex rimase un po’ titubante nella stretta di quel corpo acerbo ma muscolare, forte e grande ma delicato assieme.
Sentì che era quasi al limite, troppe emozioni tutte in una volta.
“Lex, stai bene? Stai tremando.” gli disse Clark preoccupato, tirandosi un po’ indietro per guardarlo negli occhi. Lex era impallidito. La sua pelle aveva sempre il meraviglioso colore della luna, pensava Clark, ma adesso sembrava davvero una statua di cera.
“E’ che…non mi capita spesso di venire abbracciato con trasporto, come stai facendo tu..”
Clark allentò leggermente la presa, come turbato. Lex lo guardò profondamente prima in un occhio, incredibilmente verde-acqua, poi nell’altro. Clark percepì una languida ondata di calore venire dal viso di Lex, e ricambiò lo sguardo, prima in un occhio, poi in quell’altro. Poi abbassò i suoi occhi sulla bocca di Lex, la piccola cicatrice sul labbro superiore così meravigliosamente imperfetta, su quel viso raffinato. Di nuovo lo guardò negli occhi. Fu allora che Lex non potè più resistere.
“Clark non smettere di stringere! Non lasciarmi andare…non voglio sembrarti patetico, ma non ho mai provato queste sensazioni per un’altra persona che non fosse mia madre, prima d’ora..” disse con il fiato strozzato in gola.
Clark mantenne le braccia intorno alle spalle di Lex, ma tirò un po’ più indietro la testa per guardarlo meglio. “Che tipo di sensazioni Lex?” chiese Clark un po’ preoccupato.
Lex posò la mano destra sul costato di Clark, per chiudere il cerchio di quel contatto, e lo fissò pieno di speranza mentre rispose.
“Non te le saprei descrivere, sono sconosciute per me. Ma tu me le stai insegnando e questo mi rende ogni giorno più sereno e felice di me stesso…Clark, da quando ti conosco ti penso sempre.” Lex fece una pausa allargando di più gli occhi grigi.
“Ho voglia di passare il mio tempo libero con te, di capire come sei, e, anche se ho 6 anni in più, la tua opinione è sempre così importante per me…non lo so, questo non è normale per un Luthor…”
Clark ruppe l’abbraccio, sempre più imbarazzato e le sopracciglia si alzarono in un’espressione confusa, gli occhi cominciarono a sguardare di qua e di là e arrossì terribilmente.
Lex adorava come i suoi zigomi si coloravano sempre di rosso e come si muoveva impacciato quando era in imbarazzo.
“Anche io sto bene con te, Lex, lo sai..” disse alla fine.
“Si, ma per me è diverso Clark. Tu hai tante persone su cui contare, e tutti ti amano, perché sei una persona speciale…io sono solo. Soltanto tu non mi vedi come un pelato arrivista. Io ho soltanto te.” Lex disse l’ultima frase guardando in basso.
Si girò dando le spalle a Clark e si morse il labbro. Non voleva vedere la sua reazione. Non era abituato ad ammettere le sue debolezze, ma di Clark non aveva paura. O forse sì.
Una. La più grande. Che dicendo quello che sentiva di stare per dire, forse avrebbe perso anche lui. Ma Clark lo stupì. Era come se gli stesse lanciando un messaggio.
“Lex, secondo te è normale provare forte affetto per più persone? Voglio dire, come se fosse AMORE?” disse Clark con voce bassa ma ferma.
Lex continuava a stare girato verso la finestra del fienile.
“Non saprei, Clark. Io ho amato solo tre persone nella mia vita, e sono tutte morte. Ma ho capito che intendi…tu fai sempre di tutto per aiutare tutti. Pete, Chloe, Lana, i tuoi compagni…hai la straordinaria capacità di pensare sempre bene del prossimo…Tu sei in grado di provare amore per tutti quanti, Clark.”
“Si, ma non intendevo questo.” Lex sentì la voce di Clark più vicina dietro di lui.
“Insomma, ecco…non so, non ho neanche 16 anni, non ne so molto dei sentimenti, ma mi chiedevo se secondo te si possono amare due persone contemporaneamente…”
Lex non aveva nessuna intenzione di stare ad ascoltare un altro soliloquio su Lana, e a questo punto, pure su Chloe, visto che c’era un’altra tipa in ballo.
Si chiedeva se dicendogli la verità avesse rovinato tutto. Così rispose, sempre girato di spalle:
“Clark, alla tua età potresti essere innamorato anche di molto più che di due ragazze!!”
Lex ripensò a tutte le ragazze con le quali usciva lui al liceo. Ma nessuna di loro era pura come Lana e Chloe.
“Si, ma il problema è proprio questo, Lex. Certo che mi piacciono molto più di due ragazze nella mia scuola, ma…a volte sento…come se non fosse tutto lì…
Voglio dire, è una cosa troppo strana, non so se io sia sbagliato, o che altro…ma a volte…ecco, mi sento attratto da UN ragazzo.”
Lex aggrottò le ciglia. La speranza era forte, ma non voleva permettersi il lusso di illudersi.
La voce di Clark continuò, sempre più vicina dietro di lui.
“Sai, anche Tina Greer si era innamorata di Lana…forse non succede solo a me…Insomma, ecco, con questo…emh…ragazzo…ci sono cose del suo viso che mi affascinano, il suo modo di camminare…come si comporta…E’ come una calamita. Ho pensato che fosse solo un interesse legato al suo carisma, ma a volte è più…quasi come un richiamo…”
Lex sentiva le parole di Clark uscire incerte e timide.
“…sento di poterlo dire solo a te…non sei un mio compagno e non potresti prendermi in giro a scuola …e non mi allontaneresti, se è vero che ci tieni a me come hai detto.” La voce di Clark era uscita a metà tra il pauroso e il confidenziale.
Lex sgranò gli occhi e si girò lentamente. Si guardarono.
“Vuoi dire che non stai parlando di amare contemporaneamente Lana e Chloe?”
Clark aggrottò le sopraciglia come se non capisse cosa stesse dicendo Lex. Poi realizzò.
“Oh, no, Chloe non c’entra. Sai che amo Lana…è la ragazza che mi fa battere il cuore…è così pura, dolcissima.”
“Lo so, Clark, me lo ripeti spesso…” provò una fitta di delusione, ma si avvicinò piano con alcuni passi, il suo viso dritto verso quello di Clark.
“Non è una cosa sbagliata cercare di definire la propria sessualità a 16 anni.” disse Lex guardandolo fisso. “La mia era abbastanza chiara fino a qualche tempo fa…ma le cose cambiano…a volte capita…” Lex era sempre più ansioso.
“Anche a te è successo?” Chiese Clark con una tenerissima espressione di sollievo.
“Sì. Mi è successo. Mi succede.” Lex fece una piccola pausa. Poi continuò.
“Quindi, se ho capito bene, ti attraggono anche i ragazzi. Questo vuoi dirmi?”
Clark abbassò gli occhi mentre una violentissima esplosione di rosso gli colorava le guance.
Non sapeva più dove guardare. Lex lo fissava e lui capì di essersi messo in una situazione che non sapeva gestire.
Finalmente prese coraggio e alzò gli occhi timoso e speranzoso, ma fissi su quelli di Lex.
“No, veramente è SOLO UNO....” sussurrò.
La speranza si fece ancora più forte in Lex, ma cercò di minimizzare la questione, per non agitare Clark.
“Ti ripeto, può succedere, io ho passato molti momenti di confusione… anche recentemente.” Disse il ragazzo calvo.
“Ah sì?…e, e,…ora però lo sai quello che vuoi, n-no?” Ora era Clark che stava tremando.
“Sì.” Lo sguardo di Lex si fece più scuro. Gli occhi sembravano liquidi e sembravano chiamare Clark come il canto di una sirena. Lex si avvicinò pianissimo, sempre di più, lo sguardo che si muoveva velocissimo tra i due occhi di Clark e le sue labbra. In quell’attimo che sembrò eterno, Lex pensò che Clark avesse avuto tutto il tempo di allontanarsi, se avesse voluto.
Lex posò delicatissimamente le sue labbra su quelle di Clark, continuando a guardarlo negli occhi, con un fare deciso, ma in realtà con le tempie che stavano scoppiando e le orecchie color amarena.
Clark strinse le mandibole, alzò un po’ le spalle e spalancò gli occhi, ma non si mosse. Guardò prima dritto negli occhi di Lex e poi tra i loro nasi e le loro labbra. Rimasero così immobili per circa 5 secondi, poi Lex si fece ancora più vicino e i loro petti quasi si toccarono. Abbassò leggermente le palpebre, sempre continuando a fissare Clark e premette di più le sue labbra contro quelle di Clark.
Clark rilassò i muscoli del viso e, sempre fissando Lex negli occhi, protese un poco la sua bocca per ricambiare il bacio.
Poi allontanarono contemporaneamente di pochissimo i loro visi, giusto per guardarsi meglio e capire che entrambi volevano la stessa cosa. Incatenati l’uno dallo sguardo dell’altro, si fecero di nuovo più vicini. Vicinissimi. Lex infilò dolcemente le mani nei capelli di Clark. Clark lo abbracciò in vita. Le loro labbra si unirono di nuovo e questa volta si fusero insieme.
Il sapore della lingua di Clark era qualcosa che Lex non aveva mai provato prima…dolce, intenso e frizzante… gli ricordava la coca cola.
Lex invece sapeva di caffè, di alcool, di spezie stregate, un mix così seducente che Clark si sentiva stordito. Piccoli dolci rumori venivano dalle loro gole.
Clark si staccò per primo. Lex era rimasto con il mento un po’ in avanti e le labbra protese. Aprì gli occhi. “Non smettere…ti prego…” sospirò.
“Lex, che stiamo facendo? N-non posso, non possiamo…che significa?”
“Significa che è successo, Clark. Significa che lo vogliamo…significa che IO lo voglio....Tu no?”
“Lex…Lex, non lo so…Dio, sì che lo voglio…” Clark era in preda al panico. “…io però…non capisco…voglio anche Lana…io tengo a te come a lei…io… mi sento così confuso…che significa, che sono gay? NON E’ COSI’ !!”
“Clark, credo di essere stato a letto con più donne di quanto tu mai potrai!...Neanche io sono gay! Mi piaci TU!”
“Vuoi dire che sono io il tuo *momento di confusione*?…Oddio, non sto capendo niente…Lex, non posso, è sbagliato…non si fa..”
“Clark, non esiste giusto o sbagliato…Ti ho detto che ho avuto dei momenti di confusione, sì,…anche io in passato sono stato attratto da altri ragazzi, e neanche io avevo mai capito cosa fosse. Le donne mi piacevano tanto. Finchè non mi sono risvegliato da quell’incidente con te che mi facevi la respirazione artificiale. Qualcosa ha fatto subito clic nel mio cervello, Clark. Da allora me lo chiedo e ora l’ho capito. Non sono gay…forse sono bisessuale…non mi interessa…quello che so, è che nessuno adesso mi fa provare quello che provo per te…”
Si guardarono. “Vuoi dire che provi qualcosa per me?…Che mi ami?” Clark fece la domanda come se gli facesse paura farla.
“Sono un Luthor, Clark. Non lo so se i Luthor amano…ma sì, probabilmente è quello che più gli si avvicina.”
La risposta deluse leggermente Clark e Lex se ne accorse. Gli si fece più vicino e gli toccò l’avambraccio.
“Mi pare ovvio che sei la persona più importante per me. O no?” disse Lex.
Clark lo fissò.
“Lex, ultimamente penso a te più di quanto non pensi a Lana…Voglio dire, lei sta con Whitney, e forse io non avrò mai una chance, ma non è questo…Tengo tantissimo alla nostra amicizia e non potrei mai più stare senza di te…ma ho paura di quello che sento, Lex.”
I suoi occhi si fecero più penetranti “…ho paura che tu possa prenderti gioco di me…o che magari un giorno Lana sia disponibile e io sia costretto a fare una scelta…e non saprei mai scegliere tra te e lei…o forse ho solo paura di innamorarmi…o forse lo sono già…” Clark guardò di nuovo in basso. Le sue guance si colorarono di rosso.
“Clark…andiamo piano…per me è straordinario già solo il fatto di poter fare questo discorso con te, senza essere cacciato via…tu sei così giovane e per legge io potrei anche finire in galera, se mai succedesse qualcosa di più…” Lex sorrideva.
“Qualcosa di più? Oddio, tu vuoi dire, noi che…” Pensieri nuovi, ma molto piacevoli, si fecero strada per la prima volta nella mente di Clark. “Oh, mamma, pensi che potrà mai succedere?”
Clark non aveva mai pensato a fare del sesso con Lex. Non aveva mai davvero pensato a immagini reali di sesso. Non aveva mai pensato ai particolari di un atto d’accoppiamento. Non con Lana. Non con Chloe. Non senza kryptonite rossa.
Ma ora le vedeva con Lex. Immaginava sé e Lex. E la cosa lo eccitava da morire.
Lex vide quello sguardo. Vide il desiderio, la voglia adolescente di provare una cosa nuova.
Ma decise di ignorarla. Clark era prezioso per lui. Non cercava sesso da lui. Poteva averne quando volesse di quello. Lui voleva l’amore di Clark. Il suo cuore.
“Non voglio pensarci ora, Clark. Dormiamoci su. Devo andare.” Disse. Posò le sue labbra leggere su quelle di Clark e si voltò di fretta per andarsene.
“Non finisce qui, Kent! e…NON mi prenderò gioco di te.” disse col sorriso mentre scendeva le scale, e sparì.
Clark rimase lì, in piedi, il rombo della macchina che si allontanava, con la sensazione della labbra calde di Lex sulle sue e si chiedeva, perché, nel momento in cui Lex sembrava quasi aprirsi del tutto, si richiudeva come un riccio.
Poi gli venne in mente la risposta : Lionel Luthor.
Ma comunque sia, quello era il Lex che amava, quello gentile e premuroso e quello deciso e astuto. Quello che sapeva di spezie e che gli faceva battere il cuore.
Quando entrambi i due giovani uomini finirono di asciugarsi, per uno stava per iniziare una serata solitaria e sconsolata. Per l’altro si prospettava la caduta di tutte le sue sicurezze e uno stato d’animo di totale confusione.
Cominciarono entrambi a cucinare qualcosa. Lex nella sua fredda cucina hight tech per sé solo. Clark nella cucina di piastrelle che sua madre adorava. Sua madre e Lana.
Edited by Lexangy - 1/8/2009, 23:39